Di seguito una lettura ragionata del resoconto mensile elaborato dal DAP a cura di Maria Grazia Caligaris, referente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme” (SDR)
“Cresce la presenza di persone private della libertà nelle carceri della Sardegna. Oltre a Oristano-Massama, dove per 259 posti ci sono 264 detenuti, e Tempio Pausania, con 190 ristretti per 170 posti, c’è anche Cagliari-Uta. Nella Casa Circondariale del capoluogo di regione a fronte di 561 posti (ufficiali) ci sono 559 reclusi.
I dati del Ministero, forniti dall’Ufficio Statistica del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, non contemplano infatti le celle distrutte dai detenuti con gravi disturbi psichici che, esasperati dal disagio mentale, si scagliano sulle suppellettili e sulle pareti rendendo inagibili le “stanze di pernottamento.
Una sottovalutazione del numero celle disponibili si registra anche a Nuoro dove ci sono 251 detenuti ma solo in teoria 375 celle: una sezione con circa 80/90 posti letto non è agibile. Totalmente in controtendenza invece la Casa di Reclusione “Tomasiello” di Alghero che con 156 posti ospita 92 persone private della libertà. Stabili le presenze al “San Daniele” di Lanusei (29 presenze per 32 posti) e nelle tre Colonie Penali dove per complessivi 583 posti ci sono 270 detenuti.
“Complessivamente nei 10 penitenziari sono presenti 2.069 ristretti, 32 donne (la metà sardi) ma solo 1.647 sono definitivi. Infatti 402 sono in attesa di completare l’iter giudiziario e 204 (poco meno del 10%) risultano in attesa di primo giudizio. L’incidenza degli stranieri è complessivamente del 21,4%. Supera il 67% a Mamone-Onanì, il 62% a Is Arenas ma anche Bancali con il 29% e Cagliari con il 17% aggiungono problematiche a condizioni già molto difficili.
Le emergenze negli Istituti Penitenziari dell’Isola attengono innanzitutto alla carenza di personale: direttori e vice direttori, comandanti, sovrintendenti e personale penitenziario, funzionari giuridico-pedagogici e amministrativi. In compenso sono molto numerosi i detenuti con gravi patologie alcuni dei quali incompatibili con la presenza dietro le sbarre.
Ciò è particolarmente evidente nel carcere di Cagliari-Uta dove la presenza del SAI-CDT porta in Sardegna pazienti da altre regioni italiane e ultimamente anche alcuni affetti da disabilità motoria. L’emergenza più sentita resta però quella dei detenuti psichiatrici e in doppia diagnosi costretti al carcere per assenza di strutture alternative. Brutta figura per uno Stato di diritto e la società che destina alla galera chi ha solo bisogno di cure”.
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