Maria Amelia Lai e Daniele Serra ai nuovi Deputati e
Senatori: “Tenere sempre ben presente le richieste delle imprese, dei dipendenti e dei territori: le piccole e medie imprese rappresentano il 99,4% del tessuto produttivo”. La richiesta principale degli
artigiani: affrontare subito la questione energetica: a rischio migliaia di imprese e posti di lavoro.
“La speranza è che i Deputati e i Senatori della Sardegna, nuovi ericonfermati, possano tenere sempre ben presente le richieste delle
imprese, dei lavoratori e dei territori. Alle elette e agli eletti va
il nostro augurio e il nostro in bocca al lupo per il lavoro da
svolgere nel prossimo quinquennio, che possa ripartire da un tessuto
imprenditoriale, quello delle piccole e medie realtà, che rappresenta
il 99,4% del sistema economico e che dà lavoro al 65,3% degli
occupati. In tutto questo è imprescindibile affrontare immediatamente
la crisi energetica che rischia di cancellare gran parte delle
attività produttive”.
E’ questo il primo commento di Maria Amelia Lai e Daniele Serra,
Presidente e Segretario di Confartigianato Imprese Sardegna, al
risultato delle Elezioni Politiche appena concluse e che hanno visto
vincitrice la coalizione di centrodestra.
“Nei prossimi giorni – proseguono Lai e Serra – cominceremo a
incontrare tutti i Rappresentanti sardi al Parlamento che vorranno
intraprendere con noi un dialogo collaborativo e di costruzione di un
percorso che veda le attività produttive sempre al centro di ogni
ragionamento di sviluppo in Italia e in Sardegna. Le aziende che
rappresentiamo hanno bisogno di un forte interesse da parte dei
parlamentari: questo lo vogliamo ribadire”.
Confartigianato Sardegna ricorda come il prossimo Governo e il nuovo
Parlamento avranno il compito di affrontare un delicatissimo incrocio
di condizioni: l’uscita dalla pandemia e la crisi energetica con un
potenziale negativo devastante.
“Tutto ciò sta andando a incidere su milioni di imprese e su centinaia
di milioni di abitanti di tutta Europa, sconvolgendone attività e vita
– continuano Lai e Serra – e in Sardegna, la situazione è analoga al
resto al Continente Europeo, se non peggiore considerata anche la
pesante condizione di insularità”.
L’artigianato in Sardegna, infatti, con le sue 35mila imprese, è un
tessuto produttivo molto fragile che sta lottando per sopravvivere.
Una situazione ormai insostenibile per migliaia di aziende che
rischiano il lockdown energetico e con molti imprenditori pensano alla
chiusura.
“Servono interventi immediati e altrettanto rapide riforme strutturali
per riportare i prezzi dell’energia sotto controllo e scongiurare
un’ecatombe di attività – rimarcano la Presidente e il Segretario di
Confartigianato Imprese Sardegna – contro il caro energia sono
impegnate oltre 25mila imprese artigiane, con i loro 73mila addetti,
pari a oltre il 24% degli occupati delle realtà del settore, che
rischiano una pesantissima frenata produttiva se non una fermata
definitiva. Da settembre 2021 a oggi queste hanno pagato per l’energia
elettrica 425milioni di euro in più rispetto all’anno precedente”.
Un impatto senza precedenti sulle piccole attività produttive isolane
che rischia di ingigantirsi ulteriormente se nei prossimi mesi i
prezzi dell’elettricità non diminuiranno; i maggiori costi per i
piccoli imprenditori, infatti, potrebbero salire nel 2022 fino a 850
milioni di euro in più rispetto al 2021.
Per Confartigianato Sardegna vanno subito confermate e potenziate le
misure già attuate dall’Esecutivo uscente: azzeramento degli oneri
generali di sistema per luce e gas, proroga del credito d’imposta sui
costi di elettricità e gas per le imprese non energivore e non
gasivore. Inoltre va fissato un tetto europeo al prezzo del gas e va
recuperato il gettito calcolato sugli extraprofitti, per non aggravare
la situazione del bilancio pubblico, e serve un gesto di
responsabilità e solidarietà delle imprese energetiche a salvaguardia
dell’intero sistema produttivo nazionale. Vanno anche sostenuti gli
investimenti in energie rinnovabili e nella diversificazione delle
fonti di approvvigionamento in particolare per creare Comunità
Energetiche e per incrementare l’autoproduzione.
Gli artigiani sardi chiedono che il tema energia diventi priorità per
il nuovo Governo e si aspettano la riforma della tassazione
dell’energia che oggi incide per il 51% della bolletta e che penalizza
con maggiori oneri proprio le piccole imprese che consumano meno, in
barba al principio “chi inquina paga”.
E la paura di un taglio all’erogazione dell’energia verso le imprese,
è un dubbio che non lascia tranquilli i piccoli imprenditori.
“Se alziamo lo sguardo dall’Italia e guardiamo a ciò che già sta
succedendo in altri Paesi d’Europa, ci tremano le gambe – sottolineano
Lai e Serra – la Francia, pochi giorni fa ha annunciato la “sobrietè”.
Infatti, la premier Borne, ha invitato i capi di industria a redigere
a settembre piani energetici per la riduzione del 10% dei consumi per
evitare che le imponga il governo. La Germania ha dichiarato che il
50% delle imprese non potrà più pagare le bollette. Altre Nazioni
stanno studiando una “moral suasion” verso imprese e cittadini per
consumare meno energia”.
“In questa delicata e complessa fase economica – continuano – gli
artigiani e i piccoli imprenditori hanno sfoderato coraggio e
passione, mostrando grandi capacità di resilienza nell’affrontare la
crisi pandemica e le conseguenze della guerra in Ucraina. Oggi
vogliono contribuire al rilancio del Paese e a dare prospettive alle
nuove generazioni, pronti come sempre a fare la loro parte con senso
di responsabilità e coscienza civica”.
Alle forze politiche che rappresenteranno le istanze dei cittadini nei
prossimi cinque anni, gli artigiani sardi chiedono di ascoltare i
‘piccoli giganti’ coraggiosi che si battono per restare competitivi e
per fare del Paese la seconda manifattura d’Europa.
“Per questo serve un contesto legislativo, economico, infrastrutturale
e culturale nel quale le imprese possano crescere di più e meglio,
riacquistare fiducia ed esaltare le loro energie – proseguono
Presidente e Segretario – perché il problema del nostro Paese non è la
taglia delle aziende, ma l’ambiente che le circonda. E tempo di una
svolta, di un impegno concreto per liberare i nostri imprenditori dai
tanti vincoli e costi che si trasformano in vere e proprie ‘tasse’
sulla competitività. Vogliamo un ambiente in cui poter esprimere il
nostro talento, che permetta agli imprenditori, e ai giovani che
desiderano diventarlo, di affrontare le sfide della complessità”.
“A coloro che guideranno il Paese – concludono Lai e Serra – chiediamo
di considerare l’artigianato e la piccola impresa centrali rispetto
agli interventi per rilanciare lo sviluppo e di ri-orientare
l’attenzione su coloro che hanno dimostrato di saper creare
occupazione, benessere economico, coesione sociale. Insomma, tutto ciò
che necessità questo fragile ma fondamentale settore è una stabilità
politica ovvero la certezza di poter programmare e di poter portare
avanti progetti e sviluppo. L’Italia, così come la Sardegna, ha
bisogno di certezze e di una visione prospettica di lungo respiro”.