Grande successo ieri al Teatro Verdi di Sassari per il concerto dei KING’S SINGERS, uno dei gruppi vocali a cappella più famosi al mondo.
Grande successo ieri al Teatro Verdi di Sassari per il concerto deiKING’S SINGERS
uno dei gruppi vocali a cappella più famosi al mondo
La formazione britannica ha conquistato il pubblico con un’esibizione di altissimo livello in cui è emerso il virtuosismo dei suoi componenti.
I King’s Singers
I King’s Singers sono come il buon vino, con il passare degli anni non fanno che migliorare.
Lo testimoniano gli oltre cinquant’anni di straordinaria carriera, le migliaia di concerti tenuti nei più prestigiosi templi della musica in giro per il mondo, i 70 CD venduti in milioni di copie.
E l’ennesima prova è stato il concerto di lunedì sera al Teatro Verdi di Sassari, organizzato nell’ambito dei festeggiamenti per il trentennale della fondazione dell’Associazione Musicale Gioacchino Rossini, con il quale la formazione britannica ha confermato tutte le sue caratteristiche:
tecnica senza rivali, repertorio estremamente variegato, versatilità negli stili e nei generi, valorizzazione della grande tradizione corale inglese, ma anche arrangiamenti delle opere dei più autorevoli compositori di tutti i tempi, fino a quelli più moderni.
Qualità che le sono valsi numerosi premi e riconoscimenti internazionali, fra i quali, tanto per citarne alcuni, due Grammy Awards, un Emmy Award e un posto nella Hall of Fame della rivista britannica “Gramophone” specializzata in recensioni di musica classica.
Dal 1968 ad oggi sono ben 28 gli interpreti che si sono succeduti all’interno dei King’s Singers che sono tuttavia riusciti a mantenere intatta la peculiarità canora e l’integrità musicale della formazione originaria.
Gli attuali componenti sono i controtenori Patrick Dunachie e Edward Button, il tenore Julian Gregory, i baritoni Christopher Bruerton e Nick Ashby e il basso Jonathan Howard.
I brani proposti
Fermamente convinti del fatto che “il pubblico non va solo intrattenuto ma anche istruito” i King’s Singers, dialogando fra l’altro a turno con gli spettatori in un italiano quasi perfetto, hanno proposto un insieme di brani, tratti dal loro spettacolo “Songbirds”, di diversa provenienza sia dal punto di vista territoriale, dall’Inghilterra alla Francia, passando per Italia, Canada e Germania, sia da quello temporale, spaziando dal ‘500 ai giorni nostri.
Così il filo conduttore della serata è risultato proprio il canto degli uccelli ed il mondo della natura, a partire dalle prime note di “Songbirds”, brano dei Fleetwood Mac pubblicato nel 1977, e di “Blackbird” dei Beatles.
Dopo un tuffo nella musica tradizionale canadese con la toccante ballata “She’s Like the Swallow”, la carrellata è proseguita con pezzi di autori classici come Ligeti, Schubert, Ravel e Poulenc e con il compositore contemporaneo inglese Huw Watkins e la sua “The Phoenix and the Turtle”, ispirata all’omonimo poema allegorico di Shakespeare.
È stata quindi la volta di “Le chant des oiseaqux” del ‘500 del francese Clément Janequin e del procedere poi fra sonorità del Cinquecento e del Seicento con i vari Edward Johnson, Jacques Arcaldet e Pierre Passereau.
A chiudere la prima parte “The musicians of Bremen” composto nel 1972 dall’australiano Malcolm Williamson.
La seconda parte del concerto
Nella seconda parte invece la formazione ha eseguito “Masterpiece”, scritto appositamente nel 1974 da Paul Drayton, un brano il cui testo è formato solo da nomi di compositori illustri, per poi alternare dei canti popolari inglesi e scozzesi, uno dei quali dedicato in particolare alla Regina Elisabetta II, scomparsa pochi giorni fa, a brani decisamente più recenti come “Penny Lane” del Beatles e “Seaside Rendez Vous” dei Queen.
Chiusura all’altezza della loro fama con “Il volo del calabrone” di Rimsky Korsakov splendidamente mimato per scacciare una fastidiosa zanzara che ha infine lasciato spazio ad una struggente versione di “MLK” degli U2.
Performances per le quali il folto pubblico ha manifestato il suo alto gradimento, tributando per ogni brano lunghi ed intensi applausi ai sei artisti sul palco.
Decisamente variegata anche l’età dei presenti, a dimostrazione di come i King’s Singers siano capaci, attraverso il loro repertorio estremamente eterogeneo e l’altissima qualità delle esecuzioni, di raggiungere qualsiasi generazione, pur offrendo un tipo di musica che non viene certo proposta tutti i giorni in televisione o alla radio.
Alla fine bagno di folla di rito nell’atrio del teatro con gli artisti che si sono prestati volentieri a firmare autografi, scattare selfie e scambiare due battute con i fan che anche in questa occasione non hanno fatto nulla per trattenere il loro entusiasmo.
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