C’era anche la Sardegna all’ultima edizione del Salone del Gusto di Torino, organizzata da Slow Food Italia e International. La fiera del cibo “buono, sano e giusto” proveniente da tutti i continenti è stata ospitata nel Parco Dora sino a lunedì 26 settembre. La sostenibilità ambientale e la tracciabilità del prodotto, insieme ad un confezionamento eco-compatibile, sono i requisiti richiesti per partecipare a Terra Madre.
Una decina di espositori sardi di diversi settori (formaggi, liquori, pasta fresca, bottarga, marmellate) sono stati collocati nel capannone della Regione Piemonte, in uno spazio non segnalato nelle mappe della rassegna. Un disguido superato dalla folla di curiosi e buongustai (l’ingresso era gratuito) che hanno sciamato per cinque giorni tra gli stand del Parco Dora.
Appuntamento atteso e difficile nel clima di una pandemia ancora non sconfitta che ha costretto autorità e organizzatori ad optare per il Parco Dora, invece della struttura chiusa del Lingotto delle edizioni precedenti.
I tipici prodotti sardi hanno suscitato notevole interesse: bottarga, formaggi, pane carasau, culurgiones, liquori sono stati gli attrattori principali dell’enogastronomia sarda. Presenza ridotta degli espositori sardi rispetto alla varietà e alla qualità del cibo prodotto in Sardegna. Il motivo? La crisi economica, inflazione e costi dell’energia, ha costretto molte aziende all’assenza da Torino.
Il bilancio degli espositori è stato un misto di soddisfazione e parziale delusione. Non sono tempi di incassi consistenti, viste l’inflazione e le prospettive economiche molto incerte, hanno consigliato molti visitatori del Salone del Gusto a tenere ben chiuso il borsellino o ad acquisti modesti.
La nostra provincia era rappresentata da due aziende cabraresi produttrici di bottarga (Tharros Pesca e Tradizioni Nostrane) ed una di Oristano, Nostos Naturalmente Composte con confetture, marmellate, chutney e miele, nata appena un anno fa.
Terra Madre rappresenta un’importantissima occasione per estendere e consolidare il mercato delle aziende sarde, soprattutto di quelle che producono cibo “buono, sano e giusto” com’è nella mission di Slow Food e nei criteri di ammissione al Salone del Gusto.
Proprio per questo motivo sarebbe stimolante incentivare le collaborazioni a livello locale, con il supporto della Regione stessa; come del resto avviene in altri contesti interessati a farsi conoscere e far conoscere le eccellenze dei propri territori nella Penisola e all’Estero..