Il paradosso più ardito trova ragion d’essere in questo piccolo film finlandese, che deflagra alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nella sezione Cinema College – con tutta la sua futuribile verosimiglianza.
Questo percorso è stato molto doloroso e intenso, ma alla fine vivo e creativo. C’è una parola in finlandese; “Sisu”, che significa letteralmente “no”, ma implica la raccolta di tutte le energie per far sì che quel qualcosa accada e allora “Sisu!” – introduce così la proiezione Cyril Jacob Abraham, produttore del film.
Il Film
Nell’arte pittorica il palinsesto è una superficie sulla quale vari strati o differenti dipinti si sovrappongono.
Tellu e Juhani sono due compagni di stanza ottantenni senza età. Al centro medico in cui sono ospiti condividono spazi e turbamenti, affidandosi a una procedura di alterazione del DNA che consentirà loro di ringiovanire incredibilmente.
Juhani è un signore burbero dal volto segnato. Ha una famiglia; una figlia di mezz’età e una moglie prossima alla morte. Tituba sulla propria decisione. Tellu sulle prime è la più positiva della coppia, lo incoraggia, ma scopriremo nel tempo quanto lei sia sola e disorientata. Uno spirito irrequieto con un passato da cancellare e un vibratore che la reintrodurrà ai piaceri della vita. Piaceri vani, perché la bellezza della percezione e il vigore dei sensi si scontrano con un vuoto di senso via via sempre più auto-sabotante.
Diversamente, il suo compagno di fasi evolutive reagirà con benefica risolutezza alle possibilità che gli si aprono davanti – non senza scossoni emotivi, dovuti principalmente al mutamento delle sue dinamiche affettive. Vivere una nuova giovinezza si configura come un lasciapassare per le stelle, così intraprende con slancio gli studi in astronomia.
Il rapporto tra Tellu e Juhani non può assestarsi sul definito e univoco; è un costante ricalibrarsi che oscilla tra condivisione ed egoismo – eppure il loro legame è genuino quanto indissolubile.
Come guarderà ai due giovani-anziani il resto del Mondo? Quale la via per crearsi una nuova esistenza? Quando fermarsi?
Tellu è profondamente umana nella sua confusione, è un’anima in cerca di conforto e incede senza pace nel suo ritorno all’utero. Juhani si presenta al funerale della moglie, è guardato con diffidenza dalla propria figlia ormai coetanea e ne soffre in silenzio.
L’evidente attrazione dell’ormai ragazza per l’uomo si trasforma in una richiesta assurda che ridefinirà le identità di entrambi.
“Non so cosa farei se fossi nei loro panni, però sarei tentata di sperimentare”.
La regista Hanna Vastinsalo assiste alla prima in sala accompagnata dal cast di alter-ego al completo – un cortocircuito per i presenti – e dal produttore Cyril Jacob Abraham, che la affianca nella sessione di domande dal pubblico, al termine della visione.
Q&A
Domanda – Il protagonista vive un’elevazione verso il cielo, mentre il personaggio femminile va incontro a una degenerazione, diventa prevalentemente corpo e sesso, andando incontro a una sostanziale perdita di sé. Nell’andare indietro per le fasi della vita c’è una così grande differenza tra essere uomini o essere donne?
Hanna – Per me non c’è differenza tra i personaggi, li vedo come individui pieni di difetti, profondamente egoisti, non c’è nella mia idea del film un’ottica di genere.
Domanda – Il film nasce dalla paura di invecchiare o dal rimpianto per una giovinezza che non si è vissuta appieno.
Hanna – All’origine del progetto ci sono tanti spunti. Gli scienziati stanno lavorando alla possibilità che quello che abbiamo visto sia possibile e magari si potrebbe considerare di farlo per il gusto di tornare adolescenti, ma non so voi, io ho davvero molti traumi (ride)… La mia riflessione era legata a ciò che ci ha segnati del passato, così mi sono chiesta come sarebbe tornare al passato per cancellarne i traumi.
Domanda – Come mai Tellu sceglie di regredire così tanto fino all’infanzia?
Hanna – Il suo personaggio ha qualcosa nel suo passato che la fa soffrire e che vorrebbe cancellare per sempre. Pur regredendo non ci riesce, dunque vuole raggiungere lo stato dell’età che le consente di farlo, pur perdendo la propria identità.
Domanda – C’è stato uno studio in particolare che l’ha ispirata?
Hanna – Ho un dottorato in genetica molecolare. Quando ero ancora studentessa alcune ricerche studiavano già i telomeri; componenti del nostro patrimonio genetico coinvolti nel processo di invecchiamento. Agendo su questa componente sembrerebbe possibile alterare il processo e sono attualmente in atto dei trial clinici. Mi sono interrogata sulla futura reale possibilità che questo accada e ho ideato la storia di due persone che subendo lo stesso trattamento reagiscono in modo diverso; una sembra trovare la propria strada, l’altra invece continua ad avere un rapporto conflittuale con la vita. Volevo collocare il tutto in una storia d’amore non convenzionale.
Domanda – A che livello è entrato nel progetto e cosa le è piaciuto dello stesso?
Cyril – Hanna e io ci siamo incontrati all’American Institute, lei studiava regia e io produzione. Io stesso ho un background di studi scientifici in ingegneria medica e questo elemento ci ha uniti da subito. Abbiamo scoperto di cullare entrambi l’idea di usare l’intrattenimento per far riflettere il pubblico. In quel frangente della mia vita ero in crisi; vedevo tutti intorno a me procedere nella vita e addirittura il mio nipotino che avevo conosciuto quando aveva soli tre anni, ora stava per sposarsi – una notizia mi ha scombussolato. Hanna mi ha parlato di questa storia e mi è piaciuta da subito perché mostra cosa potrebbe accadere avendo una seconda possibilità.
Domanda – Invecchiando si fanno esperienze, ma a tratti i personaggi sembrano adattarsi a questa regressione dal punto di vista della mentalità, con tutti i disagi che emergono nel percorso di Tellu. Secondo voi in futuro le persone sarebbero realmente in grado, tornando dagli 80 anni ai 30, di adattarsi al passato? Servirebbe la terapia (psicologica)?
Hanna – Penso di sì, come per qualsiasi altra cosa nella vita! (ride) Sarebbe necessario aiutare le persone ad affrontare un cambiamento del genere con l’aiuto della terapia psicologica, soprattutto per quanto concerne la prima generazione. Superato ciò, ci si abituerebbe persino alla nonna che ti bussa alla porta e ha dieci anni.
A Cura di Tiziana Elena Fresi.