Amanda ha una personalità stramba, quasi un cavallo e quasi una migliore amica – ma questo lo scopriremo solo quando le due si allontaneranno al tramonto, come nei film western.
Stasi borghese, intervallata a scoppi di realtà in una febbrile ricerca dell’altro; fuori dalla sala una fila di cinefili disadattati – “Il cinema è un’esperienza collettiva utile se hai tanta voglia di stare in mezzo alle persone ma non di interagire”, dice la regista Carolina Cavalli – dentro la villa una governante maestra di vita, dietro mura e vetrate le paranoie agorafobiche di una hikikomori che un tempo era brava in tutti gli sport.Non sarà facile, per Amanda, accedere a quel microcosmo di psicanaliste inflessibili e opinioni sul mondo mediate e distorte, forzarlo e conquistare la fiducia della sua nuova migliore amica.
Il cavallo della fuga Amanda lo ruba per salvare se stessa, con un gesto plateale che solo gli adolescenti sono ancora in grado di compiere senza essere giudicati, ma lei ha già 25 anni. Gli adulti sono abituati alle sue stramberie ma la ammoniscono, prevalentemente a salvaguardia dello status: “Non puoi girare per strada con il piatto di riso!” o ancora “Esci dalla piscina, hai già rischiato di annegare una volta!”.
Uno strato sottile di plastica e aria la separa dallo specchio d’acqua chiuso e irrimediabilmente piatto che fa da tappeto elastico ai suoi slanci fantasiosi o autodistruttivi. Vuole andare ai rave, ma finisce in un angolo. Vuole un ragazzo, ma non ha l’intelligenza emotiva adatta né la capacità o la voglia di assecondare il flusso.
Il bisogno di interazione è in realtà la forza e la salvezza della protagonista, in scambi di battute talvolta feroci, comunque divertenti, con totale indifferenza verso i codici dell’età. La governante attempata è coetanea quanto la nipotina dell’asilo che vive una cotta – anzi, precisa, “stima” – per Gesù.
I bambini sembrano più saggi di lei, mentre i grandi soccombono in certa parte ai propri schemi di vita, manifestando spesso disprezzo per la sua libertà – o incoscienza – salvo ritrovare poi, tutti, empatia e perdono.
Tra autobiografia e intuizione
Amanda è il frutto di una scrittura personale e sincera in cui lo sradicamento vissuto dall’autrice (come lei trasferitasi a Parigi con la famiglia, per tornare in Italia anni dopo) si specchia quasi quanto il suo imbarazzo nel gestire il vasto pubblico che le applaude e le domande improvvisate.
“Amanda è molto più libera di quanto non lo sia io, sotto il profilo dell’ironia” – precisa la regista, che prosegue – Prima è nato il personaggio e attorno a lei si è sviluppata la sceneggiatura, senza pensare alla trama e lasciandolo muovere come vuole; in fin dei conti lei doveva cercare un’amica”.
Un film girato in 25 giorni, con la partecipazione di Michele Bravi, che è subentrato l’ultimo giorno di riprese con “un gran provino, una buona prova d’attore” e un’interpretazione molto diversa dall’idea originaria della regista, che però gli si è affidata.
Andrea Romeo, produttore esecutivo e distributore con I Wonder Pictures: “Questo è il primo film della mia vita che vedo su carta prima di distribuirlo. Una giovane italiana da sostenere, Carolina, tramite anche la sua protagonista Benedetta Porcaroli. La scrittura mi ha colpito per la sua originalità, internazionalità e per il suo touch, ma soprattutto per la sua voce di verità, arguzia e intelligenza”.
A cura di Tiziana Elena Fresi.