I volontari di Uniti per i Diritti Umani, nella serata di martedì 11 ottobre, distribuiranno centinaia di libretti contenenti i 30 articoli della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, l’unica vera alternativa che porti a una rinascita sociale e a una pace equa e duratura. Quella stessa Dichiarazione che le nazioni oggi in conflitto hanno solennemente sottoscritto il 10 dicembre 1948, impegnandosi a usarla in alternativa alle armi
Ancora una volta i volontari preferiscono parlare delle possibili soluzioni ai conflitti, mentre i “grandi” della Terra continuano a litigare sulle responsabilità di chi ha sparato il primo missile, minacciando, addirittura, l’uso delle armi nucleari con la conseguente catastrofe per tutti, loro compresi. Ma si può essere tanto miopi da non capire che dalla guerra si esce tutti sconfitti?
Mai tra le notizie si sente parlare di Diritti Umani e di autodeterminazione dei popoli. A nessuno viene in mente di considerare che il valore delle nazioni sta negli esseri umani che abitano quelle regioni e non nel numero dei barili di petrolio, dal gas o delle risorse minerarie che potenzialmente si estraggono dal sottosuolo. Quelle stesse risorse che la guerra sta distruggendo a discapito delle popolazioni sia degli invasi che degli invasori.
“Molti parlano di un mondo migliore, noi ne stiamo creando uno”, scriveva il filosofo e umanitario L. Ron Hubbard. Ispirandosi a questo principio, i volontari sono convinti che quei 30 articoli sarebbero la vera soluzione.
Se vogliamo che siano veramente efficaci, vanno costantemente promossi e fatti conoscere perchè, come ricordano i volontari: “la maggioranza delle persone ne conosce l’esistenza ma non il contenuto; pensano che sia un problema che riguardi gli altri e non tutti indistintamente, senza distinzioni di razza, religione, cultura, etnia o ceto sociale. E – continuano – una volta conosciuti, vanno applicati in ogni contesto sociale a partire dalla nostra casa, strada, quartiere, città o paese, perchè ognuno di noi può fare la differenza in quella che deve diventare una grande rivoluzione culturale di giustizia sociale”.
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