L’intervista di Interris.it a Piero Conforti, Vice Direttore della Divisione Statistica della FAO, nella Giornata Mondiale dell’Alimentazione
La fame non colpisce solo le Nazioni più povere del mondo. Anche l’Italia non ne è del tutto esente. Ne parliamo su Interris.it con il dottor Piero Conforti, Vice Direttore della Divisione Statistica della FAO, nella Giornata Mondiale dedicata alla Alimentazione.
L’intervista a Piero Conforti, Vice Direttore della Divisione Statistica della FAO
Il tema della #GiornataMondialeAlimentazione 2022 è “Non lasciare indietro nessuno”. Perché questo tema?
“Non lasciare indietro nessuno è uno dei motti e al tempo stesso uno degli obiettivi dell’Agenda 2030 dello Sviluppo Sostenibile, un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto il 25 settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri delle Nazioni Unite, e approvata dall’Assemblea Generale dell’ONU. Non lasciare indietro nessuno significa dunque recuperare la posizione degli ultimi e dei più deboli come impegno primario delle Istituzioni. Al tempo stesso serve a porre l’accento su un tema correlato con l’alimentazione e altrettanto importante che è quello della distribuzione del reddito e delle risorse. Su quest’ultima questione, molti Paesi sono ancora indietro: malnutrizione, fame e povertà sono infatti strettamente collegati”.
Qual è la situazione alimentare nel mondo oggi secondo i dati FAO?
“La situazione alimentare nel mondo non è buona. L’ultimo rapporto sullo Stato della sicurezza alimentare e della nutrizione nel mondo della FAO parla di un range che va da un minimo di 702 a un massimo di 828 milioni di persone che hanno il problema dell’insufficienza calorica alimentare; in altre parole: soffrono la fame. Se non consideriamo solo le persone che soffrono di insufficienza calorica ma estendiamo anche a coloro che hanno un problema meno severo, il numero aumenta vertiginosamente”.
A che cifre arriveremmo? Parliamo di miliardi di persone?
“Sì. Se consideriamo quanti hanno un livello di insicurezza alimentare moderato o severo (sommando entrambi i gruppi) arriviamo a contare 2,3 miliardi di persone. Un altro indicatore importante è sapere quante persone riescono ad acquisire una dieta sana. Qui contiamo circa 3 miliardi di persone che non sono in condizioni tali da potersi permettere l’acquisto di prodotti che garantiscano una dieta salutare, completa ed equilibrata. Per esempio, l’acquisto di prodotti freschi che permettano di essere protetti dalle grandi malattie associate all’alimentazione”.
Come è variato negli anni il numero degli individui malnutriti?
“Il valore delle persone che soffrono la fame nel mondo si è un po’ ridotto negli ultimi decenni, ma non tantissimo. Di certo, non abbastanza! Non solo il trend non è in netta diminuzione, ma negli ultimi anni abbiamo anche assistito ad un piccolo incremento. E questo contrasta con l’obiettivo dell’Agenda, che è quello di non avere nessuna persona che soffra la fame entro il 2030″.
Quello di debellare la fame entro il 2030 è un obiettivo ancora realistico?
“Le nostre proiezioni indicano che, nel 2030, ci saranno ancora oltre 670 milioni di persone che soffrono la fame. C’è ancora molto da fare. L’obiettivo è però raggiungibile con l’aiuto di tutti. Come ha dichiarato venerdì scorso il Direttore Generale della FAO, Qu Dongyu, si può ‘invertire la marcia della fame in tutto il pianeta’”.
Quali sono le cause dell’insicurezza alimentare nel mondo?
“Ce ne sono di storiche e di nuove. Quelle storiche sono legate alle situazioni economiche precarie dei Paesi poveri o in via di sviluppo. Un’altra causa sempre più frequente sono i disastri causati dagli eventi climatici gravi. Pensiamo alle inondazioni, o alla siccità estrema… eventi che distruggono raccolti e infrastrutture mettendo in ginocchio soprattutto le comunità più deboli. Almeno due persone su tre che soffrono oggi di grave insicurezza alimentare sono infatti popolazioni rurali, agricoltori, pastori e pescatori, particolarmente esposti agli effetti di condizioni meteorologiche estreme o conflitti violenti. Le guerre sono un’altra causa storica: da sempre portano a un calo della sicurezza alimentare. Inoltre, negli ultimi due anni, si sono aggiunte due nuove cause: la pandemia di Covid-19 e il conflitto in Ucraina”.
Come, scendendo nello specifico, il Covid-19 e il conflitto in Ucraina stanno impattando sulla sicurezza alimentare mondiale?
“Il Covid-19 ha avuto un impatto importante, ma minore rispetto a quanto si pensasse all’inizio della pandemia. Ora la situazione che maggiormente preoccupa è la guerra in Ucraina. Su questo terreno c’è molta incertezza: non è facile capire quali saranno gli effetti nel medio e lungo termine; bisogna ancora vedere, per avere dati precisi, l’evolversi della situazione nei prossimi mesi. Per certo sappiamo che questi due eventi – pandemia e conflitto – stanno avendo nell’immediato un impatto fortissimo. La pandemia ha colpito la vendita e la distribuzione delle merci, il commercio. Il conflitto sta causando una forte inflazione, l’aumento dei prezzi dell’energia e dunque della produzione, l’aumento dei costi dei fertilizzanti; e, non per ultimo, l’aumento dei prezzi dei beni primari a causa del lungo blocco del grano nei porti ucraini”.
Quali sono i Paesi più colpiti dalla crisi alimentare?