Si è appena concluso a Bologna e Modena il Future Film Festival – da 22 anni appuntamento imperdibile per gli estimatori del cinema d’animazione. Tra i tanti eventi speciali paralleli al concorso principale, spazio alla Special Horror Stop-Motion Night pensata per gli adulti, con la proiezione dell’irriverente Chuck Steel: Night of the Trampires.
Il lungometraggio del 2018 è un action-comedy horror, scritto e diretto da Mike Mort (Shaun The Sheep), che presta anche la voce al protagonista. Chuck Steel è un poliziotto anticonformista che si batte contro schiere di vampiri dei bassifondi dediti a succhiare il sangue degli ubriaconi.Tra parodia action anni ’80 e critica sociale
Ambientato negli anni Ottanta, è una parodia dei film d’azione di quegli anni – con violenza esibita, riesumazione del politicamente scorretto e romanticizzazione del sessismo in primissimo piano. Personaggi e dinamiche riprendono svariati clichè, come lo storytelling del lupo solitario impavido (ed estremamente superficiale) affetto da trauma dell’abbandono il cui comportamento sconsiderato fa crepare malamente tutti i partner piedipiatti (inclusa una pianta d’appartamento con tanto di distintivo), il rapporto turbolento col capo sbraitante che ama i tacchi a spillo, sì, ma si redime dal suo “vizio” nell’happy ending, la psicologa remissiva pronta a tramutarsi in creatura mostruosa non appena mostra potere e tutta una serie di trashate e prospettive oggi risibili o quasi totalmente denormalizzate.
Chuck Steel night of the Trampires ne fa uso, ma al contempo ne esalta il ridicolo insistendo con sferzate black humor. Il film è dunque dissacrante, citazionista, ma in fin dei conti tratta di lotta tra classi sociali.
Gli stessi trampire (crasi inglese di tramp/barboni e vampires/vampiri) rappresentano quell’orda barbarica che studi sociali molto più che sorpassati includevano in un sistema di devianza lesivo per l’equilibrio della società tutta. Tali teorie sostenevano che senzatetto e outsider minacciassero, con la loro stessa presenza, di rovinare una comunità e distruggerne le norme, quasi per contagio. Ricordiamo che proprio i cosiddetti ultimi furono il target prediletto di quel modello politico d’intransigenza che fu Tolleranza Zero, introdotta da Rudolph Giuliani a New York con lo scopo sbandierato di ripulirne le strade e favorire la legalità – ma, diremmo oggi, incentivare la gentrificazione dei suoi quartieri.
In una sorta di ciclicità del disequilibrio sociale o contrappasso, prima di sfogare la loro dipendenza da sangue alcolico, i trampiri di Mort sono ex ricchi affaristi e relative mogli-trofeo assaliti – molto alticci – fuori dai country club.
Da Nosferatu al Vendicatore Tossico
Ispirato al mostro numero uno della tradizione cinematografica – il Nosferatu del 1922, ricalcato nello spiegone animato in un bianco e nero dal sapore espressionista – lo stesso Trampiro originale è un nobile dell’Est Europa che, visti i suoi privilegi negati da un popolo arrabbiato, si abbandona ai drink di pessima qualità e sviluppa una sete di sangue implacabile. I suoi proseliti sono bravi ragazzi benestanti che eccedono nei bagordi del fine settimana, ma anche gli zombie di Michael Jackson in Thriller e certamente si deve molto ai Toxic Avengers della Troma di Lloyd Kaufman, sia nel design che nel mood grottesco dell’opera.
Con la differenza che questi possono essere fatti fuori soltanto con un paletto conficcato nel fegato!
Stile e artigianalità; 425 pupazzi per 24 fotogrammi al secondo
Chuck Steel dovrà combatterli e sconfiggerli tra un catcalling, una sessione di pesi ultra-machista e i soliti pipponi sul suo essere emotivamente inaccessibile e spregiudicato, un’esplosione in elicottero o un inseguimento d’auto con le immancabili soundtrack di musica metal alternata ai sassofoni tipici dei flashback erotici anni ’80, dove l’uso del montage era prassi.
Sembra tutto quasi banale, ma si tratta di uno sforzo produttivo notevole per l’Animortal Studio coadiuvato da Tim Allen. Il lead animator di Tim Burton e del recente Pinocchio di Guillermo del Toro, ha infatti collaborato attivamente al film. 425 puppet e un sostanziale potenziamento del numero di fotogrammi al secondo, 24 contro i 12 standard – hanno reso l’animazione particolarmente fluida e godibile.
A Cura di Tiziana Elena Fresi.