“Lettere al Senza Nome” – Il mondo della poesia da il benvenuto a Dario Cadinu
“Lettere al Senza Nome” – Il mondo della poesia da il benvenuto a Dario Cadinu, che ci porta una poesia più sfaccetata, misteriosa e che punta a farci immergere in una visione più elevata della vita.
“Lettere al Senza Nome” – Il mondo della poesia da il benvenuto a Dario Cadinu, in un’intervista face-to-face alla scoperta di questa nuova leva della scena poetica sarda.Dario Cadinu, classe 94′ nato a Cagliari, si è raccontato a Sardegna Reporter, in occasione della sua nuova pubblicazione editoriale: “Lettere al Senza Nome”, edizioni L’Erudita.
Come è nata l’idea di questo suo libro, di questo inusuale titolo e perchè proprio la poesia per raccontarsi? Dario, ci risponde così:
“La storia di questo libro è la storia del mio rapporto con la poesia. Le poesie qui presenti risalgono a qualche anno fa, il 2018, ma hanno una stretta connessione con le mie prime esperienze poetica che ho vissuto a 17 anni.
La chiamata alla poesia l’ho subita con violenza, non ne so il motivo, ricordo solo che ho incominciato a sentire la volontà e il bisogno di trascrivere le parole in musica per dare vita ad immagini e significati di cui al momento non ero conscio. Per sintetizzare, ho sempre vissuto la poesia come una forma di conoscenza, uno svelamento, una rivelazione di un qualcosa di superiore alle mie possibilità.
Con il tempo ho interpretato questo manifestarsi della parola come una sorta di processo iniziatico dal valore squisitamente mistico. Questo piccolo preambolo era necessario per spiegare il significato dell’opera dal titolo “Lettere al Senza Nome”.
Il Senza Nome è il nome che ho dato all’ispirazione poetica quando mi pervase da ragazzo. Era un modo per dare forma a un qualcosa che non aveva forma o nome appunto. Un tentativo anche per controllare, dominare l’ispirazione e perché no, trarne pure dei vantaggi, perlomeno dal punto di vista egoico o di identità personale.
Nella raccolta è presente anche un regresso a questa dimensione primordiale in cui è il Senza Nome a diventare protagonista. Ma la raccolta non parla esclusivamente del Senza Nome, bensì del mio rapporto con lui che vuole poi sfociare nella messa in scena dell’ispirazione poetica più in generale e di una sua possibile teorizzazione.
Quindi queste non sono le poesie del Senza Nome, sono le lettere al Senza Nome, e sono poesie di risposta alle prime poesie che scrissi a 17 anni. La raccolta ha dunque diciamo per me un valore speciale, seppure ne abbia anche altre ancora da pubblicare e che personalmente ritengo superiori.
Le lettere rappresentano una chiusura di un cerchio, una risoluzione dei conti con questa entità senza nome nata dalla mia interpretazione primordiale dell’ispirazione poetica. Il libro è tuttavia ricco di altre entità araldiche quali angeli, antenati, precursori e lo stesso Araldo, altra figura estremamente importante. Qui si entra forse in un discorso ancora più ampio sul senso e il destino del poeta, lascerei al lettore scoprire il resto”.
Non è un mistero che la poesia cambi da persona a persona, sia per chi legge che per chi scrive, e di cosa tratta la poesia di Dario? Ci risponde così:
“Questo tipo di poesia può dare la sensazione di non iniziare mai, come fosse un continuo annuncio, una continua prefazione o introduzione ad un libro o ad un contenuto non presente materialmente nel testo. In apparenza sembra non arrivi mai, in realtà si intende svelare un qualcosa che è già qui presente sotto gli occhi. Aleggia un’atmosfera o una suggestione di carattere cristologico diciamo, una sorta di annuncio ad un destino che deve ancora arrivare, ad una nuova lettera o parola, ad una salvezza.
Le “mie” poesie non mirano a fare sperimentare al lettore una certa bellezza, armoniosità, o musicalità, tantomeno hanno il fine di fare emozionare a tutti i costi o di raccontare le mie emozioni per esorcizzarle o estirparle. Seppure questi elementi sono in parte presenti, e il mio vissuto è certamente un ponte da attraversare, questa poesia non parla unicamente di te o di me, piuttosto tenta di parlare a ciò che c’è di eterno in noi.
Io leggo la mia biografia come un’occasione per aprire una breccia verso una dimensione che non vive nel consueto e nel quotidiano, e che è appunto quella che possiamo definire poetica. Qui si rivela una parola che non ha alcun senso che tu sappia, che tu possa dire, che tu abbia capito. Si diventa tramite, come avendo un accesso privilegiato a un ambito di conoscenza inedito, compito del poeta sta nel rivelarlo.
Per questo motivo la raccolta ha l’obiettivo di tracciare una mappa del cammino poetico, teorizzando il suo processo attraverso la poesia stessa. Una raccolta poetica è a suo modo un evento come lo è ogni singola poesia quando prendere forma. Eppure una raccolta prevede che vi sia anche un ordine, una sistemazione, un’ispirazione ulteriore oltre quelle già avute.
Quindi vivendo questo processo, ho tentato di avere su di esso uno sguardo secondo che potesse descriverne la struttura. Così ho provato a dare una composizione logica all’esposizione di queste poesie che ai miei occhi potrebbero risultare essere anche un’unica e sola poesia”.
Sappiamo tutti che arrivare ad una pubblicazione editoriale è tutto fuorchè semplice, ma Dario ci è riuscito. La poesia spesso fatica a trovare editori disposti ad investire su di essa. Come ci è arrivato Dario? Ci ha raccontato che:
“Questa pubblicazione è arrivata quasi per caso, aderendo ad una iniziativa della casa editrice Giulio Perrone. Nei miei piani c’è quello di pubblicare passo dopo passo tutte le raccolte di poesie che ho già preparato e che verranno, per proseguire il discorso poetico e filosofico che ha inizio con questo primo libro”.
Ai poeti spesso piace dare qualche consiglio ai propri colleghi e messaggi ai propri lettori. Dario ci ha tenuto a farlo, e ci ha detto questo:
“Ai colleghi poeti mi sento di dire che in questo momento storico la poesia può assumere un ruolo cruciare nel comunicare alle persone un modo più profondo, ricco e sensato di interagire con la vita.
Il compito di un poeta a mio avviso, sta innanzitutto nel vivere dentro di sé una trasformazione antropologica, attuando un superamento delle istanze narcisistiche o depressive, fidandosi della parola che arriva dall’ispirazione, fino a cogliere dentro di sé quello spazio di contemplazione meditativa da trasferire nella forma poetica.
Per quanto possa essere frustrante il non riuscire a trovare spazio non bisogna demordere, e al più crearsi il proprio.
La vera poesia raramente è ben accetta dallo status quo delle cose, ma raggiunge la sua completezza quando viene comunicata e trasmessa. Il compito di un poeta sta anche in questo, trovare la via”.
Queste son le sue parole: forti, dolci, ma comunque logiche e ben esplicative.
Dario è un ragazzo giovane e pulsate di arte, oltre alla poesia si diletta con la fotografia, altra sua grande passione. Sentiremo parlare di lui, perchè ha tutte le carte in regola per lasciare un segno.
Articolo di Michael Bonannini