Il 26 ottobre si inaugura a Quartu S. Elena, Ex Convento dei Cappuccini, la seconda parte dell’esposizione fotografica di Giovanni Coda “NostraSanctissima” che comprende una serie di oltre trenta opere realizzate durante il periodo del lockdown.
La mostra è curata da Roberta Vanali, critica e curatrice d’arte contemporanea.
Il 26 ottobre dalle 18.00 alle 21.00 si inaugura a Quartu S. Elena, Ex Convento dei Cappuccini, la seconda parte dell‘esposizione fotografica di Giovanni Coda “NostraSanctissima“, a cura di Roberta Vanali, critica e curatrice d’arte contemporanea. La collezione completa, composta da circa trentacinque pezzi realizzati durante il periodo di isolamento nel mese di marzo 2020, sarà visitabile fino al 20 novembre 2022, con ingresso gratuito e aperto a tutti.
In quei giorni di quarantena forzata di due anni fa a causa del dilagare della pandemia, Giovanni Coda, regista pluripremiato e fotografo di grande sensibilità, ha dato vita insieme a Carla Pisu al Collettivo NostraSanctissima, incrementando notevolmente la sua produzione fotografica, che affianca da sempre a quella cinematografica, attraverso potenti immagini che virano verso atmosfere surreali dal forte potere evocativo, oggi visitabili in questa nuova installazione fotografica. “Chiusi in casa con l’unico sfogo diviso tra cibo, web e social media era necessario reinventare un set dove poter affrontare e possibilmente dissipare l’angoscia che la rapidità con cui si sono palesate le restrizioni stava facendo salire in tutti noi. Gli oggetti che compongono la casa diventano così soggetti utili per definire quei giorni. Sono oggetti, ma si traducono in soggetti e simboli che rappresentano quei momenti difficili, legati soprattutto al cibo e alla spesa, unica possibilità d’aria che ci era concessa per uscire di casa. Verza, limone, cipolle, la pasta fatta in casa, i girasoli e le calle che lentamente appassiscono, gli uccelli che si librano in alto, liberi, sopra la mia terrazza. Gli oggetti domestici a cui solitamente non diamo attenzione prendono nuova vita, si trasformano in oggetti d’arte. L’arte ci è stata di grande aiuto, e abbiamo messo a disposizione la nostra creatività per trascendere la sofferenza, esorcizzare e trasformare il malessere causato dall’isolamento in un nuovo racconto”, racconta Giovanni Coda.
Nature morte, scaturite dal fluire di un tempo lento e silenzioso quanto sospeso, realizzate con oggetti trovati per casa, acquisiscono un’aura di sacralità. Elaborate con colori sferzanti dai toni accesi, al limite della fluorescenza più stridente, cipolle, banane, limoni e gerbere si moltiplicano, talvolta si sovrappongono, altre si susseguono come in un corteo trionfale, annullando i confini spazio-temporali per duplicarsi all’infinito, memori dell’effetto pop che ha reso celebre Andy Warhol. “NostraSanctissima” è il titolo del progetto di cui fa parte anche una serie di vedute riprese dalla finestra, prevalentemente al tramonto, che immortalano sagome di uccelli che col loro volo spezzano l’infinito, modificate digitalmente per individuarne la traiettoria. Mentre sinuose calle, colte in terrazza, si concedono allo sguardo del Collettivo che le monitora vigorose e austere in tutto il ciclo della loro effimera vita. Fino ad avvizzire pian piano e lentamente morire. “NostraSanctissima compie una magia alchemica davanti ai nostri occhi. Trasforma la materia laddove incontra il colore, la trasfigura fino a tradurla in potente icona. Così come avviene al di là del mare cristallino, in quel paradiso naturale che è il Parco di Molentargius, raggiunto alla prima concessione di una boccata d’aria, abitato da fenicotteri che s’impongono allo sguardo, come presenze immobili consapevoli del loro fascino” – commenta Vanali. Un’operazione artistica che nasce dall’impulso di documentare lo stato di sospensione forzata, vissuto in quest’epoca straziante, e sondare l’organizzazione di nuovi modi di vivere la quotidianità “con immagini dal forte impatto visivo ed emozionale e quel senso di attesa e dilatazione infinita che evidenzia un’epoca che passerà drammaticamente alla storia come una delle più devastanti per l’intera umanità“, sottolinea la curatrice della mostra.
Il progetto, sostenuto dalla Regione Sardegna, Comune di Quartu Sant’Elena, Fondazione di Sardegna e Sardegna Film Commission, è organizzato dall‘associazione Labor e rientra nella programmazione della 27° edizione del V–Art Festival Internazionale Immagine d’Autore.