Carceri: Sdr
Carceri: Sdr, 6 appuntamenti di arterapia in sezione femminile Cagliari-Uta. Arteterapia, musicoterapia, passi di afrodanza per imparare a gestire il proprio disagio e controllare le emozioni.
Carceri: Sdr – E’ lo spirito del “Laboratorio di Rinascita” il progetto, giunto alla terza edizione, destinato alle detenute.Promosso dall’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, in collaborazione con la Direzione della Casa Circondariale di Cagliari-Uta, dell’Area Trattamentale e della Sicurezza, il programma si articola in 6 appuntamenti pomeridiani, a cadenza mensile, ideato da Maria Cristina Deidda, oncologa palliativista.
L’iniziativa, che sarà inaugurata (dopo domani) mercoledì 30 novembre, intende coinvolgere nelle attività anche le funzionarie giuridico-pedagogiche e le Agenti della Polizia Penitenziaria.
“Il programma – ha spiegato Maria Cristina Deidda – è finalizzato allo sviluppo della capacità di vivere il proprio disagio evitando di “scaricarlo” su altre persone.
L’esperienza del dolore e della frustrazione ha dei risvolti spesso autolesionistici ma non è raro che la persona si trasformi da vittima in carnefice trasformando l’ansia in rabbia e aggressione verbale e/o fisica.
Esistono tecniche che aiutano a esercitare un controllo sulle emozioni e a realizzare una condizione di serenità che favorisce rapporti meno conflittuali e rivendicativi.
L’esperienza della nostra équipe, che lavora nel Day Service di Cure palliative e terapia del dolore nell’Ospedale San Giovanni di Dio, può essere utile in un contesto così difficile come quello del carcere”.
“Abbiamo accolto con entusiasmo la proposta – ha sottolineato Marco Porcu, direttore della Casa Circondariale di Cagliari-Uta – consapevoli delle problematiche che le donne detenute vivono.
Si tratta di un progetto innovativo e ambizioso che ha già dato esiti positivi e continuerà sicuramente ad incidere in modo positivo in un ambiente dove i conflitti e il disagio psicologico e sociale sono molto marcati”.
“La realtà femminile nelle carceri – osserva Maria Grazia Caligaris, referente di Sdr – è particolarmente problematica per diversi fattori.
Nelle donne private della libertà è molto presente il senso di colpa e la preoccupazione per i figli e/o il marito che talvolta sfociano in atti aggressivi.
Il senso di frustrazione e la tendenza a non accettare la privazione della libertà produce atteggiamenti antisociali e autolesionistici.
Imparare a gestire il disagio è sicuramente uno strumento utile per le detenute, ma anche per chi come le funzionarie giuridico-pedagogiche e le Agenti condividono con loro spazi e tempi”.