PANE – Le farine aumentano del 34% ma il costo del pane si ferma.
Continua il rincaro di materie prime ed energia e crollano le vendite:
si spreca sempre meno. I panificatori di Confartigianato Sardegna:
“Ingiusto far mancare il prodotto alle persone: a rischio la tenuta
sociale del Paese”. Le Associazioni dei Panificatori chiedono
l’intervento del Ministro Urso.
Continuano a sfornare pane ma a causa dei rincari delle materie primee dell’energia faticano a far quadrare i conti o lavorano in perdita.
Sono i panificatori sardi che denunciano il calo delle vendite di
rosette, michette, civraxiu e moddizzosu conseguenza del fatto che le
persone comprano lo stretto necessario e cominciano a limitare gli
sprechi scegliendo sempre più pezzature di pane da un chilogrammo, al
posto della consueta forma da mezzo chilo, da consumare non solo nel
giorno stesso, ma anche nei successivi.
Quello della panificazione è un settore fondamentale per l’alimentare
isolano. Secondo l’analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato
Imprese Sardegna, su dati Istat, ogni giorno si sfornano oltre 100mila
tonnellate di pane fresco per oltre 800 i tipi di prodotto. Per ciò
che riguarda i consumi, sono 730.510 le famiglie sarde che in media
spendono ogni mese circa 21 euro per infarinati, insemolati ma anche
per schiacciatine, baguette, bananine e lingue senza dimenticare il
pane alla ricotta o quello con le olive. Partendo da questo dato è
possibile stimare che in media la spesa annua sostenuta da tutte le
famiglie dell’Isola per l’acquisto di pane ammonta a 186 milioni di
euro.
E la raffigurazione di questa pesante difficoltà è raffigurata
dall’analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato Sardegna, che ha
rielaborato il risultato di una indagine UnionCamere sull’inflazione
sui prodotti che vengono utilizzati per la lavorazione di pane e
paste.
Gli ultimi dati dicono che se la farina è aumentata del 33,8% tra
ottobre-novembre 2021 e ottobre-novembre di quest’anno, e dello 0,8%
tra agosto-settembre 2022 e ottobre-novembre 2022, il prezzo del pane,
quindi del prodotto finito, è cresciuto di meno della metà e quindi
del 16% tra ottobre-novembre 2021 e ottobre-novembre di quest’anno, e
dello 0,8% tra agosto-settembre 2022 e ottobre-novembre 2022. Ma per
lavorare le pagnotte occorrono, solo per fare degli esempi, anche
l’olio EVO (cresciuto del 29%), quello di oliva (+43,6%) di semi vari
(+16,6%), burro (+23,5%) e lo zucchero (+19,4%).
“Le imprese della panificazione – sottolinea Confartigianato Imprese
Sardegna – producono beni di prima necessità la cui distribuzione non
può essere messa a repentaglio, pena il rischio di gravi ripercussioni
sulla tenuta sociale. Ingiusto far mancare il pane alla popolazione”.
“Per questa ragione – rimarca l’Associazione Artigiana – chiediamo
interventi specifici per far fronte ai rincari di farina, imballaggi,
gasolio, attrezzi e macchinari. Nell’Isola ci sono 800 imprese, con
oltre 2.400 addetti, che da oltre due anni stanno affrontando una
situazione di fortissima instabilità che ha messo a dura prova la
tenuta delle produzioni e a rischio la qualità delle produzioni
alimentari, simbolo della nostra Isola. Senza interventi mirati e
immediati il pane artigianale, bene primario per eccellenza, potrebbe
presto venire a mancare dalle tavole sarde e italiane ”.
Per tentare di contrastare questa grave situazione gli imprenditori
dell’arte bianca di Confartigianato Imprese Sardegna hanno aderito ad
un tavolo di coordinamento nazionale delle Associazioni dei
Panificatori per scrivere al Ministro delle Imprese del Made in Italy,
Adolfo Urso, e chiedere di dare più forza e sintesi alle richieste
della categoria, condensate in 4 punti:
– L’incremento del credito di imposta previsto per le imprese
ad alta intensità energetica, che per i panificatori artigiani
dovrebbe essere elevato al 50%, con estensione a tutto il 1°
quadrimestre 2023 ed applicazione dell’obbligo per i fornitori di uno
sconto immediato in bolletta “ove richiesto” pari al credito d’imposta
spettante a fronte di una automatica cessione dello stesso;
– L’intervento sulle norme relative al distacco delle
forniture, individuando una moratoria che salvaguardi la continuità
della produzione, stabilendo il pagamento di almeno il 20% della
fattura che inibisca il distacco;
– L’intervento sul trattamento fiscale del lavoro notturno
caratteristico nelle imprese di panificazione artigiana, al fine di
contenere il costo del lavoro e contestualmente la capacità produttiva
di pane fresco;
– Il riconoscimento alle imprese del settore della qualifica
di operatori svolgenti lavoro usurante.
Per sostenere le ragioni delle richieste come sopra avanzate, le
Associazioni de panificatori hanno anche chiesto un Tavolo di
confronto presso il Ministero, anche per avviare un monitoraggio
serrato dell’andamento dei costi energetici e delle materie prime, e
per prevenire situazioni critiche che rischiano di creare notevoli
tensioni sociali tra la popolazione.
“Inoltre, ritoccare ulteriormente al rialzo il prezzo del pane
risulterebbe impossibile in quanto diventerebbe “fuori mercato”
rispetto alla concorrenza della grande distribuzione – conclude
Confartigianato Sardegna – ed è chiaro che la questione del “caro
bollette” vada affrontata principalmente a livello nazionale e in sede
europea. Sarebbe invece opportuno che il settore venisse sostenuto con
misure concrete per efficientarsi dal punto di vista energetico e per
venire incontro a queste realtà che rappresentano la tradizione,
l’identità dei nostri territori, che tengono in vita i nostri centri
storici, che trasmettono il sapere artigiano di generazione in
generazione”.