Tra passato, presente e futuro
Dopo la frana che ha colpito Ischia, la domanda sorge spontanea: “Cosa è stato fatto dal 2009, anno dell’alluvione, ad oggi? Forse ben poco.
In Italia ancora non si prende coscienza della pericolosità, del rischio idrogeologico, specialmente su quel territorio che è stato abusato in passato. C’è necessità anche di un maggior coinvolgimento da parte delle istituzioni perché devono mettere mano alla manutenzione ordinaria.
Periodicamente bisogna controllare tutte le aree di deflusso dell’acqua ma anche gli stessi tombini e fare manutenzione degli alvei.
Qual è l’immagine e il prospetto di Ischia dopo la frana?
Dalle immagini osservate, verosimilmente si trattarebbe di un processo franoso tipo colata detritica. Esso avrebbe attivato un trasporto in massa di dimensioni importanti di terreni sciolti di natura piroclastica.
La causa scatenante è da attribuire alle piogge intense e prolungate. La predisposizione del territorio a tale tipo di dissesto è legata alla pendenza del versante ed dalla presenza di depositi sciolti a tetto fortemente erodibili; versanti incisi da aste fluviali corte e molto acclivi.
In tale contesto geologico e geomorfologico si determinano le condizioni per rischi idrogeologici: alluvionamenti ed invasione di materiale franato dei centri urbani posti alla base dei versanti e della rete di drenaggio delle acque.
Cronache storiche risalenti anche al 1910 (Donzelli, 1910) indicano alluvionamenti catastrofici nel territorio ischitano. E più recentemente, l’area oggi invasa dalla colata (Piazza Bagni) rapida è stata interessata anche nel novembre 2009; a seguito di tale evento trovò la morte una ragazza.
La valutazione dei rischi naturali è importante per qualsiasi programma razionale di pianificazione del territorio”.