Le costruzioni sarde si lasciano alle spalle la crisi covid
Le costruzioni sarde si lasciano alle spalle la crisi covid: cresce il valore aggiunto prodotto e 7 cantieri su 10 lavorano con il Superbonus 110%.
Le costruzioni sarde si lasciano alle spalle la crisi covid – La mancanza di operai specializzati e la crescita dei costi alla produzione rischiano di vanificare la crescita.Lai e Meloni (Confartigianato Sardegna): “Situazione favorevole e propizia ma preoccupati per ciò che potrà avvenire nei prossimi mesi”.
L’edilizia sarda pare essersi lasciata alle spalle la crisi causata dalla pandemia.
Lo dice il dossier sul valore aggiunto prodotto nell’Isola dalle costruzioni, elaborato dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna, sui dati dell’Istituto Tagliacarne-Unioncamere nel periodo 2019-2021.
Secondo il dossier, sulla scia dei vari provvedimenti governativi,
tutte le 5 province sarde hanno lasciato alle spalle la crisi Covid
superando la ricchezza prodotta nel 2019, confermando così una netta
crescita del comparto che ha recuperato più velocemente le performance
pre virus.
La variazione percentuale del valore aggiunto tra il 2019 e 2021 dice
che il migliore tra i territori sardi per l’edilizia è il Sud Sardegna
con il 22,15% prodotto in più rispetto al 2019, occupando la 19esima
posizione nazionale; segue Sassari-Gallura con + 21,02% (22 esima),
Nuoro con +20,10% (26esima), Cagliari con 17,21% (34esima) e Oristano
con 15,27% (42esima). La classifica è aperta da Terni con un +41,94%
rispetto al 2019 e chiusa da Pordenone con -6.70% (107esima
posizione).
Inoltre, i dati sulla Sardegna sul Superbonus 110%, raffrontando il
2021 con il 2022, dicono come le percentuali degli investimenti
ammessi a detrazione siano passate dall’8,6% del 2021 al 69,1% del
2022. In pratica l’anno scorso meno di 1 cantiere aperto su 10
riguardava il superbonus, mentre oggi siamo a 7 cantieri su 10.
“Viviamo un momento particolarmente favorevole e propizio – commentano
Maria Amelia Lai, Presidente di Confartigianato Sardegna, e Giacomo
Meloni, Presidente degli edili artigiani – ma su ciò che potrà
avvenire al comparto nei prossimi mesi e anni ci sono tanti dubbi.
Infatti, a livello nazionale, si stanno registrando le prime frenate”.
E le preoccupazioni dei costruttori edili sono due: la mancanza di
figure professionali adeguate e l’impennata dei costi dei prezzi alla
produzione.
“Oltre alla mancanza di materiali e al loro costo ormai proibitivo –
continua la Presidente Lai – registriamo anche la carenza di
manodopera qualificata: dai pavimentisti agli intonacatori, sono
diverse le figure professionali di cui necessita il settore. Proprio
perché l’edilizia è rimasta bloccata per oltre dieci anni, non c’è
stato un adeguato ricambio generazionale di risorse umane”. “Inoltre
preoccupa la difficoltà di incontro tra domanda e offerta di lavoro –
prosegue – i dati rilevati dalle Agenzie per il lavoro dicono che le
imprese, per il 69,5% dei casi, faticano a trovare operai
specializzati. Il tema che si apre è come trovare tutto questo
personale, e non parlo solo di personale specializzato, ma sta
diventando difficile trovare anche personale in generale. Per quanta
fatica e sforzi si continui a fare per tenere in moto l’economia,
risulta difficile proseguire in tal senso se non si trova una
soluzione. Credo che sia compito nostro interrogarci e ottenere
risposte prima che le imprese si trovino bloccate per mancanza di tali
figure professionali, tanto da non poter più lavorare”.
L’altra preoccupazione arriva dalla crescita dei prezzi alla
produzione, che stanno mettendo in seria difficoltà le imprese e i
committenti, con il risultato di accordi commerciali sempre più
difficili.
Secondo le analisi ISTAT, i costi per la realizzazione degli edifici
residenziali in un solo mese di quest’anno, tra luglio e agosto, sono
cresciuti del 3,1%, mentre per le infrastrutture, sempre nel medesimo
arco di tempo, sono cresciuti del 3,4%. Se però si analizza il periodo
2019-2022, si nota che per il residenziale i costi sono aumentati
dell’8,1% mentre per la realizzazione di strade e ferrovie i costi
hanno subito una impennata dell’8,5%.
“Tutto è, ovviamente, dovuto all’aumento dei prezzi delle materie
prime, dei semilavorati e dei prodotti finiti – sottolinea Giacomo
Meloni, Presidente di Confartigianato Edilizia – che costringe, tante
imprese, ad accettare appalti sotto costo: questo non è giusto e non
dobbiamo permetterlo. Perché questo fattore costituisce la
precondizione per il fallimento di tante piccole realtà del settore.
Su questo stiamo lavorando e lavoreremo anche con questo nuovo
Governo”.
L’analisi a livello nazionale, delineata nel report dell’Ufficio Studi
Nazionale di Confartigianato, “Edilizia, incentivi e ricadute su
economia e imprese”, dice che come corso della ripresa post-pandemia
l’edilizia in Italia abbia assunto il ruolo di locomotiva d’Europa del
settore. Tra il 2019 e il 2022 il recupero del valore aggiunto delle
costruzioni in Unione europea è interamente sostenuto dall’aumento di
16,0 miliardi di euro dell’Italia, a fronte di un calo di 7,7 miliardi
nei rimanenti 26 paesi dell’Unione. Nel dettaglio si registra un calo
di 10,8 miliardi di euro di Germania, Francia e Spagna messe insieme;
tra i restanti 23 paesi, 14 danno un apporto positivo al valore
aggiunto con una crescita cumulata di 7,7 miliardi di euro mentre
altri 9 paesi segnano un calo, complessivamente pari a 4,6 miliardi di
euro.
Nel report si evidenzia il sostegno alla crescita data dai processi di
accumulazione di capitale in edilizia. Nel secondo trimestre del 2022
gli investimenti in costruzioni trainano la crescita di quelli totali
su base annua ed ancor di più sul pre-crisi. In un anno crescono del
13,7%, combinazione del +13,9% delle abitazioni e del +13,5% di
fabbricati non residenziali e altre opere, a fronte del +10,8% del
totale degli investimenti di cui rappresentano il 59,1% dell’aumento
in termini assoluti; l’Italia quindi primeggia superando il +4,4%
della Spagna, il +2,2% dell’Unione europea, il +0,3% della Francia e
soprattutto il calo del 4,1% della Germania. Rispetto al quarto
trimestre 2019, precedente allo scoppio della pandemia, l’aumento in
Italia sale al +26,4%, con le abitazioni a +30,1% e le altre opere a
+22,8%, a fronte del +17,5% degli investimenti totali di cui arrivano
a spiegare i due terzi (66,9%) dell’aumento in termini assoluti;
nettamente staccati gli altri paesi, con l’Ue che si ferma sul +3,7%,
la Germania (+0,4%) e la Francia (+0,1%) sono stabili e la Spagna è in
ritardo dell’8,9%.