Per l’ANBI Nazionale la Gallura e la sua gestione idrica irrigua sono un modello per tutta Italia
Per l’ANBI Nazionale la Gallura e la sua gestione idrica irrigua sono un
modello per tutta Italia – “Senza acqua non c’è agricoltura, né cibo; per questo, di fronte alla crisi climatica, è quantomai urgente dotare il territorio italiano di
infrastrutture, capaci di incrementare la capacità di stoccare le acque di
pioggia, da anni ferma all’11%, mentre Spagna e Portogallo ne trattengono
oltre il 35%.
Per l’ANBI Nazionale la Gallura e la sua gestione idrica irrigua sono unmodello per tutta Italia – Il Piano Laghetti, proposto da ANBI e Coldiretti, risponde a
questa esigenza in sintonia con l’ambiente”: a ribadirlo è Massimo
Gargano, Direttore Generale dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per
la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI),
intervenuto al Forum Acqua di Legambiente.
“Un esempio evidente – prosegue il DG di ANBI – arriva dalla Sardegna
dove, ad esempio, nell’estate più calda da quando sono iniziate le
rilevazioni meteo, l’invaso del Liscia ha salvaguardato l’economia
agricola della Gallura”.
“Ciò ha significato che l’estate siccitosa ha pesato prevalentemente su
quei territori penalizzati dall’assenza di una rete di distribuzione
consortile, mentre nei territori serviti, la risorsa idrica è sempre stata
disponibile” precisa Marco Marrone, Presidente del Consorzio di bonifica
della Gallura.
“Questa è un’evidenza importante – sottolinea il Presidente di ANBI,
Francesco Vincenzi – perché, soprattutto nell’Italia centro-
settentrionale, l’insufficiente presenza di bacini di accumulo ha negato
la garanzia di approvvigionamento idrico ad interi territori agricoli,
creando complessivamente 6 miliardi di danni, mentre in Sardegna si è
dimostrato che gli investimenti sui serbatoi sono serviti a contrastare la
siccità”.
“Per questo – aggiunge Giosuè Brundu, Direttore dell’ente consortile della
Gallura – all’orizzonte ci sono altri importanti progetti: dalla
realizzazione di un nuovo invaso al rifacimento di 28 chilometri del
canale adduttore dalla diga del Liscia, dove dovrebbe essere installata
anche una centrale idroelettrica in una logica di sostenibilità, che
prevede pure l’interconnessione fra reti per l’utilizzo delle acque
reflue, nel rispetto delle indicazioni comunitarie”.
“E’ questa la strada da percorrere – conclude Gargano – perché ipotizzare
l’onerosa desalinizzazione marina in un Paese come il nostro, dove tuttora
cadono 1000 millimetri di pioggia all’anno, significa mettere fuori
mercato le produzioni del made in Italy agroalimentare, favorendo le lobby
internazionali.
Allo stesso modo non rispetta l’interesse nazionale
disconoscere che, grazie a ricerca ed innovazione, l’agricoltura italiana
utilizza ormai meno del 50% del fabbisogno idrico complessivo, restituendo
al contempo quantificabili benefici ecosistemici al territorio.
Per questo, stiamo approntando la certificazione di sostenibilità idrica
“Goccia Verde”, il cui lancio avverrà nella prossima primavera”.