Bologna, 24 novembre 2022 – L’organizzazione Essere Animali diffonde oggi in tutta Europa un’investigazione realizzata in due allevamenti di polli da carne situati in nord Italia, entrambi appartenenti a un fornitore della catena di supermercati Lidl. Si tratta di grandi allevamenti intensivi composti da diversi capannoni che, a pieno regime, possono allevare per ogni ciclo produttivo circa 1 milione di polli.
Le riprese, filmate negli scorsi mesi, mostrano violenze su pulcini e polli da parte di alcuni lavoratori, per tale motivo l’organizzazione ha deciso di denunciare l’allevamento per i reati di maltrattamento di animali (art. 544 ter c.p.) e di uccisione di animali (art. 544 bis c.p.).
I pulcini provenienti dagli incubatoi vengono trattati senza alcuna cura, stipati all’interno di cassette e gettati con forza da un’altezza considerevole, con il rischio di provocare loro lesioni se non addirittura la morte. L’abbattimento d’emergenza di pulcini e polli malati viene eseguito con modalità cruente e illegali: gli animali sono colpiti con sbarre di ferro e spinti con forza contro gli abbeveratoi per provocarne lo schiacciamento e, quindi, la morte, che però non sempre avviene. In diversi casi, infatti, i polli continuano a dimenarsi e a sbattere le ali, cosa che potrebbe indurre a pensare che l’abbattimento non sia stato condotto in maniera appropriata e che gli animali siano ancora coscienti. Tuttavia, i lavoratori, invece di ripetere la procedura per porre fine alle loro sofferenze, come previsto dalla legge, gettano gli animali in un secchio, condannandoli molto probabilmente a una lunga agonia.
Le immagini mostrano anche le problematiche cruciali del benessere dei polli, tra cui la scelta di utilizzare razze selezionate geneticamente per raggiungere il peso di macellazione in sole sei settimane, mentre nel 1950 ne impiegavano circa sedici. Un tasso di crescita che, se fosse applicato alle persone, porterebbe un neonato a raggiungere un peso di 300 kg all’età di due mesi e che causa agli animali un’elevata incidenza di problemi muscolari, scheletrici e cardiovascolari.
Inoltre, la densità di allevamento può arrivare anche a 20 animali per metro quadrato, una situazione che determina nei polli la riduzione dell’attività locomotoria e dell’espressione di diversi comportamenti tipici della specie, oltre a contribuire a un peggioramento generale delle condizioni ambientali come la qualità dell’aria che respirano gli animali. Un insieme di fattori che, insieme all’estrema selezione genetica, potrebbe concorrere a rendere gli animali più vulnerabili a infezioni e malattie.
Le immagini mostrano animali vivi costretti a vivere con la presenza di pulcini e polli morti e con animali agonizzanti, incapaci di muoversi a causa del corpo deformato o per disturbi di altri tipi, privi di penne e con bruciature sul petto a causa del contatto prolungato con la lettiera, resa bagnata e compatta dalle deiezioni assorbite e dall’alto numero di animali.
Di fronte a queste gravi criticità, le principali organizzazioni europee per la protezione degli animali hanno lanciato la campagna #LidlChickenScandal per chiedere all’azienda di aderire allo European Chicken Commitment (ECC), impegno che propone alle aziende di adottare una serie di criteri minimi di benessere animale, formulati per ridurre la sofferenza dei polli attraverso l’adozione di politiche aziendali che affrontano le principali criticità di allevamento.
Oltre 300 aziende in tutta Europa hanno già aderito all’ECC, tra queste anche Lidl Francia, ma nel resto d’Europa Lidl, leader della grande distribuzione presente in 31 Paesi nel mondo con oltre 11.550 punti vendita, non ha ancora preso nessuna decisione in merito.
“Le immagini documentate in alcuni allevamenti italiani appartenenti a un fornitore di Lidl mostrano che, a dispetto degli slogan pubblicitari, Lidl dovrebbe impegnarsi con urgenza a implementare standard più elevati per i polli allevati dai loro fornitori. Chiediamo quindi all’azienda di sottoscrivere l’ECC, poiché si tratta di uno dei pochi grandi supermercati europei che non ha ancora aderito a questa iniziativa, nonostante gli stessi consumatori chiedano con sempre più insistenza un sistema di allevamento più sostenibile e attento al benessere degli animali”, conclude Brenda Ferretti, Campaigns Manager di Essere Animali.
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