L’appello di OIC alla Regione:
agire subito su formazione dei dipendenti della PA e sulle dotazioni organiche e tecniche per evitare blocchi in questo periodo cruciale per la nostra economia.
Nuovo Codice Appalti: Sardegna a rischio rallentamenti
Ottenere risultati tempestivi e con il miglior rapporto qualità prezzo per i cittadini; dare fiducia all’azione legittima e trasparente dell’amministrazione.
Sono questi i cardini del riformato Codice degli appalti, licenziato con il decreto legislativo approvato nei giorni scorsi dal Consiglio dei Ministri.
Un provvedimento che mette al centro, nelle intenzioni del Governo, la lotta agli sprechi e alla burocrazia attraverso la digitalizzazione delle procedure;
ma che rischia di non tener conto delle differenti realtà presenti a livello locale e regionale.
Specialmente in Sardegna nonostante il livello di professionalità interne all’amministrazione sia spesso alto,
negli uffici mancano i numeri e le risorse per affrontare un balzo in avanti a livello digitale e un cambiamento radicale delle procedure.
Ordine degli Ingegneri della provincia di Cagliari
“L’introduzione del principio di risultato, di quello della fiducia nell’azione legittima di funzionari e operatori economici, l’idea della centralità della digitalizzazione sono disposizioni importanti e condivise –
afferma il vice presidente vicario dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di Cagliari, Walter Quarto, dirigente di una amministrazione pubblica –.
Siamo ancora in una fase di analisi del provvedimento licenziato dal Consiglio dei Ministri, ma appare chiaro che aspirare a tali traguardi richieda, specialmente in una regione come la Sardegna:
una modifica profonda dell’attuale struttura organizzativa della P.A., l’adeguamento delle piante organiche, uno sforzo nella formazione continua dei funzionari e nell’incremento della dotazione strumentale.
In una parola significa investire nella macchina amministrativa a tutti i livelli e in particolare nelle professionalità al suo interno”.
Principali novità introdotte
Tra le novità principali introdotte nel nuovo testo, analizzato da OIC in particolare grazie al contributo della commissione Pubblica Amministrazione, ci sono:
- la contrazione delle fasi progettuali, che da tre diventano due;
- la modifica delle attività e dei compiti del responsabile unico del procedimento, che diventa responsabile unico del progetto e la cui figura viene rivista in funzione della suddetta riduzione delle fasi;
- l’avvio delle procedure amministrative contestuale all’inizio della fase progettuale, con la riduzione dei tempi per rilasciare i pareri di competenza da 45 a 30 giorni per il Consiglio superiore dei LL. PP. e da 60 a 45 per la Conferenza dei servizi;
- modifiche nel sistema di programmazione per le opere strategiche, con il coinvolgimento diretto delle regioni;
- la reintroduzione dell’appalto integrato.
Alcune dichiarazioni
“L’impianto della riforma non dispiace nel suo complesso, ma individuiamo alcune criticità non solo sul versante dell’amministrazione, ma anche su quello del lavoro dei professionisti tecnici –
spiega il presidente di OIC Federico Miscali –.
Da sempre rivendichiamo un ruolo centrale per il progetto, ma tale funzione cardine sarebbe fortemente limitata in caso di eccessivo ricorso agli strumenti dell’accordo quadro e dell’appalto integrato.
Poi c’è da tener presente che la contrazione delle fasi della progettazione avrà come esito un ricalcolo delle spese tecniche per i professionisti, ma ancora non è chiaro come tale ricalcolo sarà effettuato”.
In questa fase interlocutoria è fondamentale comprendere la portata delle nuove norme e il loro impatto sulla nostra realtà regionale, in modo da non rischiare un rallentamento dell’apparato degli appalti pubblici in questo momento cruciale per la nostra economia.
“Tra i progetti Pnrr e le risorse in arrivo dall’Europa non c’è tempo da perdere.
Come sempre ci mettiamo a disposizione dell’amministrazione con le nostre strutture e le commissioni tecniche.
Abbiamo poi deciso di organizzazione una serie di incontri, seminari e dibattiti, non soltanto per cercare di dare risposte alle numerose richieste che provengono dagli iscritti, siano essi liberi professioni e dipendenti della P.A, ma soprattutto –
conclude Miscali –
per approfondire il tema e poter dare un contributo fattivo nella fase attuativa a livello locale e regionale”.