Ocse e Ocp: alla sanità italiana mancano soprattutto infermieri
Sanità, Nursing Up De Palma: «Alla Sanità Italiana mancano soprattutto infermieri, altro che medici. Dopo l’OCSE, lo conferma l’autorevole report dell’Osservatorio sui Conti Pubblici.
Signori miei, appare chiaro che oggi non è solo il Nursing Up che da due anni a questa parte rilancia i dati ufficiali dai quali risulta che i medici, in Italia, come numero, sono linea rispetto alla media dei paesi europei, mentre al contrario, la qualifica che si colloca ben al di sotto di tale media è quella degli infermieri.
«Mentre rimaniamo speranzosi, che la nuova Manovra Economica del Governo possa stanziare maggiori fondi per la sanità, prevedendo finalmente quel congruo aumento di stipendio che il nostro sindacato chiede da tempo, ecco questo nuovo ed autorevole report, che conferma il senso delle nostre battaglie e delle nostre inchieste in merito alla carenza di professionisti».
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
«Secondo lo studio dell’Osservatorio sui Conti Pubblici, il numero dei camici bianchi, in questo caso quelli specializzati, sarebbe addirittura superiore alla media di alcuni paesi europei, ma la classifica è capovolta se si guarda agli infermieri.
E per di più, sempre secondo questo report (cosa che abbiamo sempre sostenuto) la differenza economica tra le due categorie è tra le più alte d’Europa.
Ma è davvero così? Dal confronto della situazione tra i diversi Paesi europei, quello che emerge è un quadro molto articolato.
Andiamo con ordine. Innanzitutto, partiamo dal numero di lavoratori nella sanità. Nel 2019, stando ai dati Ocse, nei Paesi Ue avanzati, e quindi membri dell’organizzazione, in media gli addetti del settore erano pari a 49 ogni 1000 abitanti, con Danimarca, Paesi Bassi, Finlandia e Svezia che registrano i valori più elevati (rispettivamente 90, 86, 80 e 78). Francia e Regno Unito si collocano sopra la media di 10 unità. Valori più bassi si osservano invece nei Paesi mediterranei e dell’Est. La Grecia ha il più basso numero di unità di personale socio-sanitario (24 operatori ogni 1000 abitanti), seguita da Polonia, Slovacchia, Lettonia (26). Più vicini alla media europea sono invece Portogallo, Spagna e Italia (rispettivamente 39, 33 e 33).
Per quanto riguarda i singoli Paesi, la Germania ha il numero di infermieri più alto di tutta Ue (1.756 ogni 100 mila abitanti, rapporto 4 a 1), seguita da Finlandia (1.385) e Irlanda (1.341), contro una media europea di 996. Ben 17 paesi hanno registrato un numero di infermieri inferiore. In Italia ad esempio, il rapporto tra il numero di infermieri e medici è di circa 2 a 1: per arrivare ai livelli europei servirebbero in pratica 309 infermieri in più ogni 100mila abitanti.
Signori miei i dati sono questi, ed appare chiaro, leggendoli, che non è solo il Nursing Up che da due anni a questa parte ribadisce fermamente quanto risulta dalle rilevazioni ufficiali, e cioè che mancano molti più infermieri che medici.
Di fronte a questa ennesima autorevole indagine, siamo meravigliati di leggere ancora inspiegabili posizioni di chi sostiene, al di la dell’evidenza, che l’emergenza sanitaria nazionale sia legata principalmente alla carenza di camici bianchi.
Aggiornati al 2022, inoltre, i dati Ocse, supportati da quelli dell’Agenas, rivelano ancora senza mezzi termini che il rapporto infermieri-pazienti è decisamente più basso, in Italia, della maggior parte dei paesi europei, rispetto invece a quello dei medici-pazienti che è ben poco al di sotto della media del Vecchio Continente.
Quattro medici ogni mille abitanti, in fondo non ci sembra un dato tanto disastroso, rispetto per esempio ai 3,03 di Francia e Regno Unito.
A differenza di quanto accade invece per gli infermieri, passati dal drammatico 5,5 del 2021 ogni mille cittadini, al 6.2 dell’anno in corso.
Tutto questo rappresenta un gap enorme, all’apparenza incolmabile, rispetto ai 18 di Svizzera e Norvegia, agli 11 della Francia, i 13 della Germania e gli 8,2 del Regno Unito.
In poche parole già il report Ocse-Agenas conferma senza mezzi termini che il numero dei medici, ad oggi, sarebbe in sostanza “congruo”, o comunque in alcuni casi ben poco al di sotto anche della media, mentre quello degli infermieri risulta drammaticamente “insufficiente”.
Se di carenza si può parlare, nel mondo medico, è riferita ai medici di base, lo rivela ancora questo rapporto. In Italia, dal 2019 al 2021 il numero dei medici di medicina generale si è ridotto di 2.178 unità e quello dei Pediatri di libera scelta di 386 unità.
Appare chiaro che siamo di fronte a numeri rilevanti ma che non sono certo paragonabili a quelli che riguardano appunto la mancanza degli infermieri.
80mila, del resto, rimane oggi l’allarmante cifra della carenza infermieristica in Italia: un dato non grave ma drammatico, che senza un massiccio piano di assunzioni rischia di portare la voragine di professionisti ad una situazione irrisolvibile, con conseguenze a dir poco nefaste per la qualità delle prestazioni sanitarie offerte ai cittadini, soprattutto alla luce del nuovo e ulteriore fabbisogno di operatori sanitari, fuori e dentro le realtà ospedaliere, da parte di una collettività nazionale che tende inesorabilmente all’invecchiamento.
Si guardi in faccia alla realtà, conclude De Palma. “E si comprenda, finalmente, senza nascondersi, che la carenza infermieristica è una delle piaghe più gravi e irrisolte a cui porre rimedio del nostro sistema sanitario”.