L’inchiesta sul cosiddetto “Qatargate” si allarga a macchia d’olio.
La presunta corruzione mirata a condizionare l’indipendenza delle istituzioni europee per sostenere l’immagine del paese arabo in vista dei mondiali di calcio scoperchia una situazione che, se confermata, rivelerebbe fatti di incredibile gravità.
Potrebbe infatti trattarsi del maggiore scandalo che coinvolge le istituzioni europee e che rischia di minarne seriamente la credibilità.
Il Qatar e i mondiali di calcio
Il Qatar, paese che attualmente ospita i mondiali di calcio, è impegnato da tempo in una notevole operazione di riposizionamento nella scena internazionale, mirante a guadagnare e accrescere la sua credibilità.
Questi tentativi di accreditamento nascondono, però, il mancato riconoscimento di diritti fondamentali nel paese.
La questione centrale ed attuale è quella relativa alla tutela dei diritti della popolazione e dei lavoratori:
numerose inchieste dimostrano come il Qatar, per prepararsi ad ospitare i mondiali di calcio, abbia sfruttato pesantemente migliaia di lavoratori stranieri, provenienti principalmente dall’Asia e dall’Africa, per la costruzione degli stadi e delle infrastrutture ospitanti.
Lavoratori schiavizzati e uccisi dalle disumane condizioni di lavoro cui erano sottoposti.
Il “Qatargate”
La magistratura belga ha aperto l’inchiesta su un’organizzazione criminale volta a influenzare le decisioni del Parlamento Europeo, decisioni favorevoli al Qatar e che si inseriscono nell’operazione di riposizionamento del paese nel mondo, in cambio di denaro e regali.
La prima persona coinvolta è Eva Kaili, deputata socialista greca e vicepresidente del Parlamento Europeo.
Nella sua abitazione sono state trovate borse piene di soldi (circa 600 mila euro) e l’accusa contro di lei è quella di partecipazione a organizzazioni criminali, riciclaggio e corruzione.
La giustizia belga ha convalidato il suo arresto insieme a quelli di:
Antonio Panzeri, ex europarlamentare Mdp (Movimento Democratico e Progressista) ed ex presidente della sottocommissione per i diritti umani al parlamento europeo;
Francesco Giorgi, compagno di Eva Kaili, Niccolò Figà-Talamanca e Luca Visentini.
Non si tratta solamente di politici che ruotano attorno alle istituzioni europee ma anche di assistenti e responsabili di ONG.
La posizione di Eva Kaili e degli altri indagati
Il Regolamento interno dell’Eurocamera prevede che, con la maggioranza dei 3/5 della Conferenza dei Presidenti di delegazione, si può proporre all’Assemblea plenaria di far decadere la vicepresidente dal ruolo in casi di “seri episodi di cattiva condotta”.
La richiesta è stata presentata dalla Conferenza dei Presidenti dell’Eurocamera che, stamattina, ha votato all’unanimità per la cessazione anticipata dall’incarico.
Il Parlamento europeo ha ratificato ed approvato la destituzione con la maggioranza di oltre due terzi (625 voti a favore).
Ciò che stupisce maggiormente, alla luce dei fatti, sono le dichiarazioni rese dalla stessa vicepresidente il 24 novembre scorso:
nel corso di un dibattito parlamentare in aula a Strasburgo è stata votata una risoluzione di censura contro il Qatar in difesa dei diritti civili in quel paese.
Eva Kaili, nel corso del dibattito, dichiarava:
“La Coppa del mondo in Qatar è la prova di come la diplomazia sportiva possa realizzare una trasformazione storica di un Paese con riforme che hanno ispirato il mondo arabo.
Il Qatar è all’avanguardia nei diritti dei lavoratori.
Ci hanno aiutato, sono negoziatori di pace”.
Dichiarazioni che hanno acceso i sospetti dei colleghi ma, evidentemente, anche della magistratura belga.
Tra i soggetti coinvolti nell’inchiesta aperta a Strasburgo, come detto sopra, sono citati Antonio Panzeri e Luca Visentini:
quest’ultimo è stato a capo, per ben undici anni, della Etuc, la confederazione dei sindacati europei, ed è di pochi giorni fa la sua elezione a segretario generale della International Trade Union Confederation, la confederazione mondiale dei lavoratori.
Inoltre, sia Panzeri che Visentini, sono connessi alla ONG “Fight Impunity” che si occupa proprio della tutela dei diritti umani.
Qatargate: a rischio la credibilità dell’Unione Europea
Sono tutti questi elementi che, se confermati, minano il buon nome e l’onore delle istituzioni europee.
La tutela dei diritti umani è il valore di cui l’Unione Europea si è sempre fatta principale portatrice;
e se la corruzione, si sa, non ha colore politico, perdere di credibilità su un tema così importante sarebbe un duro colpo per l’Unione Europea.
Risuonano le parole, di cui si è tanto discusso, del presidente della Fifa Gianni Infantino durante la conferenza stampa della vigilia dell’apertura dei mondiali:
“L’Europa non può dare lezioni al Qatar sui diritti umani.
Queste lezioni morali sono solo pura ipocrisia”.
Elena Elisa Campanella