La drammatica vicenda di Roma, dove un problema condominiale è degenerato in una strage, ha riacceso i riflettori sulla convivenza condominiale e sulle assemblee negli edifici.
È noto che le questioni relative alle circa dodici milioni di abitazioni in condominio, insieme alla previdenza, occupano la quota più rilevante di tutti i procedimenti civili: sono circa due milioni su un totale di quasi 3,5 milioni. Ogni anno se ne accendono circa 500mila. In rapporto alla popolazione, sono circa 32 ogni mille abitanti: la Campania è la regione dove il rapporto è più elevato, superando quota 34; appena dietro Abruzzo, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Marche, Lazio, Sicilia e Liguria. I meno litigiosi gli abitanti del Trentino-Aldo Adige.
Diverse organizzazioni riportano le classifiche dei motivi dei litigi. In testa ci sarebbero gli odori molesti, in particolare quelli generati dai cibi etnici; poi i problemi relativi agli spazi comuni, spesso utilizzati per uso personale; quindi i rumori. Ma anche i panni stesi, l’innaffiatura delle piante, lo sbattimento delle tovaglie, i mozziconi di sigaretta, l’incapacità di mettersi d’accordo sulla manutenzione, in particolare sulle infiltrazioni. Ad accentuare le liti la presenza di animali, che la riforma del condominio (legge 220 dell’11 dicembre 2012) ha reso lecita anche in caso di divieto nei regolamenti condominiali.
L’aspetto più preoccupante? I problemi di convivenza sono crescenti. Tra i lasciti del Covid, i più a livello psicologico, c’è l’aumento vertiginoso della litigiosità, confermato da una nota associazione condominiale di Roma Boccea.
E non capita quindi di rado, come nel caso della borgata Fidene a Roma, che i litigi degenerino. Le cronache degli ultimi anni riportano omicidi per i fumi di un barbecue (ad esempio a Palermo), colluttazioni per rapporti ormai logori, incendi di abitazioni per vendette condominiali.
L’assemblea condominiale è il luogo dove la rabbia sopita spesso esplode. Ecco perché le esperienze effettuate online, in particolare a causa della pandemia, hanno trovato tanti favori. Certo, una lite rimane tale: ma le persone hanno scoperto un meccanismo efficace che favorisce un intervento alla volta, limitando le risse verbali ed impedendo quelle fisiche. Inoltre, mentre si ascolta, è possibile oscurare e fare altro. Oppure collegarsi dal luogo di lavoro, limitando le alzate di voce. Ecco perché sempre più persone vorrebbero promuovere le assemblee su Zoom anche al di fuori dell’emergenza Covid.
Cosa dice la legge
“L’art. 63 del decreto legge 104 del 2020 ha previsto la partecipazione all’assemblea in modalità di videoconferenza, ma previo il consenso di tutti i condomini – spiega Domenico Mamone, presidente dell’Unsic, sindacato datoriale che, attraverso l’Enuip e la Naca, promuove anche corsi per amministratori di condominio. “Occorre incoraggiare l’assemblea online, rendendola attuabile con semplici maggioranze. Anche su questo lavoreremo nei prossimi incontri con le istituzioni. Del resto ormai siamo tutti digitalizzati e non si comprende perché non facilitare una modalità che favorisce il confronto, con una modalità diversa, tra persone che s’incontrano in un edificio quasi tutti i giorni”.
L’Unsic ha lanciato anche una petizione a supporto della proposta di passare dall’unanimità alla maggioranza semplice per assemblee online: https://chng.it/YHWsH8P4.