“La spesa sanitaria, con una dotazione finanziaria pari a oltre 3 miliardi e 800 milioni di euro, risulta essere la voce più consistente del bilancio regionale. Riteniamo necessario che in queste somme vengano ricomprese anche tutte quelle spese sanitarie oggi in capo ai comuni”.
È una delle numerose richieste, già formalizzate nel parere consultivo alla manovra Finanziaria inviato alla III Commissione del Consiglio regionale lo scorso 30 dicembre e ribadite questa mattina da Paola Secci, presidente del Consiglio delle Autonomie Locali della Sardegna, intervenuta, insieme al Consiglio del Cal, alla riunione annuale congiunta con il Consiglio regionale che si è tenuta al palazzo via Roma, a Cagliari.
La questione sanitaria e la continuità territoriale: le parole del presidente CAL Sardegna
“La questione sanitaria riguarda in primo luogo i cittadini. Tuttavia, dobbiamo essere in grado di potenziarla e renderla più efficiente. Bisogna pensare anche ai turisti che arrivano nell’isola. Si potrebbero mutuare le buone pratiche che in altri Paesi si stanno rivelando vincenti. Il turismo sanitario nell’est europeo sta producendo un corposo indotto, in particolare in Moldavia e in Croazia, dove sono sorte cliniche specializzate nelle cure dentarie. Ma anche in Turchia; ad esempio Istanbul è la capitale di riferimento per il trapianto dei capelli. Lì ci sono numerose strutture ricettive di lusso per accogliere i turisti con una buona capacità di spesa”.
Un passaggio ha riguardato l’annoso problema della continuità territoriale da e per la Sardegna.
“Facilitare gli spostamenti è indispensabile per trasformare l’insularità. Sarebbe opportuno che gli assessori comunicassero. Questo, per strutturare una programmazione congiunta in grado di superare i limiti. Sono profondamente convinta – ha proseguito la referente Cal – che sia arrivato il tempo di iniziare tutti insieme a ragionare con visioni più ampie, accorpando argomenti strettamente connessi per programmare lo sviluppo della nostra isola e offrire maggiore respiro alle nostre imprese, costrette a barcamenarsi tra una burocrazia stringente, costi del lavoro troppo elevati, pochi sgravi fiscali e i rincari di materie prime ed energia divenuti insostenibili. Lo sviluppo turistico non può prescindere dalla valorizzazione delle nostre produzioni dell’agroalimentare. Proprio in questi giorni, il mondo delle campagne, ha fatto un appello alla politica per occuparsi della crisi del settore orticolo. In Sardegna stiamo rischiando di vedere scomparire la produzione principe insieme al pomodoro: il carciofo nelle diverse varietà.
La speranza per il futuro
È necessario promuovere e saper comunicare queste produzioni che hanno ottime proprietà organolettiche e salutari e creare progetti mirati in grado di mettere insieme tutti gli attori della filiera. I produttori, le imprese agricole e commerciali, la grande distribuzione e la rete nazionale di Italmercati. Mettiamo a frutto le competenze dei tecnici e degli agronomi delle agenzie regionali, facciamoli lavorare a questi progetti. Bisogna recuperare le eccedenze di prodotto e destinarle alla lavorazione e alla trasformazione come prodotti di quinta gamma.
E visto che non esiste un ricambio generazionale nel settore primario, pensiamo alla formazione dei nostri ragazzi che potranno diventare gli esperti dell’agricoltura cinque punto zero che utilizza l’intelligenza artificiale”.
La presidente del Cal Sardegna ha concluso con l’auspicio di una rapida approvazione della Finanziaria che possa essere da slancio per i vari settori produttivi, un punto di partenza per costruire insieme una Sardegna più coesa, più inclusiva, fautrice di sviluppo e di crescita per tutti, in modo da non trascurare nessuno, nemmeno le più piccole aree rurali”.