Colonie Penali Agricole Sardegna
Colonie Penali Agricole Sardegna: indispensabili tavoli tecnici per rilancio e futuro – Le tre Colonie Penali della Sardegna hanno necessità di una “ristrutturazione”.
Non solo architettonico-logistica ma anche giuridico-gestionale-regolamentare solo così possono svolgere appieno il ruolo di recupero sociale per i detenuti offrendo formazione e lavoro di qualità nell’ambito di produzioni agro-alimentari e turistiche.E’ in sintesi quanto emerso nel corso dell’incontro-dibattito “Colonie Penali in Sardegna: quale futuro?”, svoltosi a Oristano per iniziativa della Camera Penale della città di Eleonora e l’associazione “Socialismo Diritti Riforme”.
L’obiettivo di un rilancio non può prescindere dall’avvio di tavoli tecnici interistituzionali con diverse figure professionali, magistrati, amministratori locali e regionali per delineare un percorso da presentare al Ministero della Giustizia e al Parlamento.
Dopo l’introduzione della Presidente della Camera Penale Rosaria Manconi è stato avviato il dibattito coordinato da Maria Grazia Caligaris, fondatrice di SDR, con l’impegno di un nuovo approfondimento.
A sottolineare gli aspetti problematici e quelli del rilancio è stato il Direttore della Casa di Reclusione di Isili e Vice Provveditore Marco Porcu.
E’ necessario – ha detto – creare un sistema che sia appetibile per il detenuto, con regole di vita diverse, garantite con un apposito regolamento.
Salvaguardare la sicurezza e la qualità della vita di chi sconta la pena ma promuovere società a gestione pubblico-privata per gestire in maniera imprenditoriale nuove opportunità per sviluppare le eventuali aziende agricole, agro-turistiche e turistico-ambientali-archeologiche.
Una struttura efficiente non può essere condizionata da un regolamento la cui adozione risale al 1920.
Né possiamo dimenticare che nelle colonie agricole il lavoro penitenziario deve essere finalizzato al trattamento come strumento riabilitativo.
Occorre quindi trovare un punto di sintesi.
Sugli aspetti legati al territorio sono intervenuti i Sindaci.
In particolare il primo cittadino di Isili Luca Pilia ha ricordato che per la cittadina del Sarcidano la Colonia Penale ha avuto, soprattutto nel passato, un positivo ruolo, con esperienze e collaborazioni significative con la Direzione della Casa di Reclusione.
Diversa la situazione per Is Arenas che come ha ricordato il Vice Sindaco Simone Murtas, dista 30 chilometri dal Comune di Arbus, ricordando la necessità di una maggiore collaborazione tra le amministrazioni.
Più difficile la situazione per Mamone-Onanì che la Sindaca Clara Michelangeli ha definito “drammatica”.
Il Comune, che tra l’altro rivendica la restituzione di 700 ettari abbandonati dal Ministero, è chiamato a intervenire quando ci sono problemi di carattere sanitario o di gestione di emergenze ambientali.
Il degrado di un’ampia parte di territorio preoccupa l’amministrazione locale, soprattutto per il rischio incendi che comprometterebbe la vita delle aziende agricole limitrofe, e la mancanza di continuità nella direzione della Colonia che impedisce una fattiva collaborazione.
Totale disponibilità per una collaborazione interistituzionale per trovare le migliori soluzioni da parte dei Presidenti dell’ANCI Emiliano Deiana e del Consiglio Autonomie Locali Paola Secci.
Proposte e problematiche attuali e necessità di soluzioni sono state evidenziate dai rappresentanti della Polizia Penitenziaria.
In particolare Edoardo Leonardo, segretario generale aggiunto della Cisl FS Penitenziaria ha posto l’accento sulla necessità di promuovere un rilancio delle Colonie Penali.
Attivando diversi canali a partire dal personale, dai mezzi e con l’attivazione di produzioni aziendali per renderle un luogo ideale per il recupero dei detenuti.
Fabrizio Piu segretario del Sinappe di Oristano ha messo l’accento invece sulla permanenza nella Colonia Penale di Isili di 25 internati e sull’assenza di un presidio sanitario psichiatrico.
Ha quindi sollecitato un intervento da parte dell’assessorato della Sanità.
Per Paolo Mocci, Garante dei Detenuti del Comune di Oristano, le Colonie Penali, come sono attualmente, non avranno un futuro perché la Sardegna è destinata a ospitare quasi esclusivamente detenuti in Alta Sicurezza, quindi nelle carceri chiuse.
Economicamente – ha osservato – non è vantaggioso ristrutturare le Colonie Penali sarebbe invece opportuno dare vita alle Case Lavoro che sembrano rispondere meglio ai bisogni locali.
Il Direttore della Confagricoltura di Oristano Roberto Serra ha ricordato che il tema delle Colonie Penali è stato affrontato alcuni anni fa.
Tuttavia abbiamo incontrato difficoltà per i limiti organizzativi e regolamentari.
Occorre quindi aumentare le collaborazioni con i Comuni e le aziende.
La consigliera regionale Laura Caddeo ha messo l’accento sulla necessità di affrontare le problematiche.
Dobbiamo cambiare – ha sottolineato – il modo di considerare lo stato detentivo e utilizzare figure professionale capaci di sostenere chi si trova in difficoltà.
Penso che sia necessario però anche creare un rapporto stretto con le comunità e con la società.
Da qualche ora non più Capo del Dipartimento, Carlo Renoldi ha sottolineato che il carcere è parte del territorio. Sanità, lavoro formazione professionale, scuola sono di competenza delle Regioni.
E’ importante ricordare che il lavoro penitenziario è un elemento fondamentale del trattamento rieducativo teso alla risocializzazione.
Oggi negli Istituti su 56mila detenuti, 15/16 mila lavorano per l’amministrazione, e svolgono attività domestiche scarsamente professionalizzanti pagante in maniera modesta.
Solo 2.500 persone lavorano alle dipendenze di privati che fruiscono di una detassazione grazie alla legge Smuraglia.
L’amministrazione mette a disposizione luoghi e professionalità educativa e sicurezza fa entrare in carcere l’impresa privata.
C’è un problema di personale e di detenuti a cui abbiamo pensato di porre rimedio con interventi mirati.