“In Italia il 62% del patrimonio abitativo (il 92% del totale degli immobili) ed il 38% di quello destinato ad altri usi (che corrisponde al rimanente 8%) si trovano nelle classi energetiche più basse, F o G”, spiegano gli analisti di Silvi Costruzioni Edili.
Si tratta di un’azienda dal 1970 leader a Roma e nel Lazio nella progettazione, costruzione, ristrutturazione e manutenzione di fabbricati, includendo immobili sottoposti a tutela delle Belle Arti.
Quindi, nel nostro Paese 6 immobili su 10 sono obsoleti e potrebbero trarre un grande beneficio dalle ristrutturazioni.
“Eppure il tasso annuo di ristrutturazione profonda in Italia è di appena lo 0,9%, una percentuale che consente di ridurre i consumi in una forbice di valori compresi tra i 4,2 e i 5,8 TWh all’anno”, sottolinea Gianni Silvi, CEO di Silvi Costruzioni Edili.
Quindi, con l’attuale percentuale di ristrutturazione profonda, le “emissioni edilizie” si riducono in una forbice di valori compresi tra 0,85 e 1,17 MtonCO2.
A questi risultati si possono poi sommare le stime relative alle nuove costruzioni in fase progettuale o di realizzazione.
“Al 2030 gli edifici in classe energetica A saranno quasi il triplo rispetto ad oggi. Infatti, si passerà dal 5% al 14%. Perciò, ci sarà una riduzione dei consumi compresa tra il 6,5% e l’8,5% kWh/mq. Dunque, si passerà dagli attuali 611 TWh ad una forbice che andrà da 665 a 680”, puntualizza Silvia Silvi, General Manager della Silvi Costruzioni.
Tuttavia, i risparmi energetici e tagli di emissioni non sono sufficienti per raggiungere gli obiettivi europei di -55% emissioni a fine decennio.
Dunque, per raggiungere questo livello, il tasso di ristrutturazione profonda dovrebbe aumentare del 50%, passando dall’attuale 0,9% all’1,4%.
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