Come sottolinea Antonello Fiore, geologo e Presidente Nazionale della SIGEA, il crollo rimanda a quello del 22 Febbraio 2021 che interessò Camogli, in Liguria.
Gaetano Sammartino (Presidente di SIGEA Campania/Molise) continua: “Gli elementi a rischio sono molti. Le case difficilmente possono resistere a un fiume in piena o ad una frana. Si deve agire soprattutto attraverso quella manutenzione del territorio di cui tante volte abbiamo sottolineato l’importanza”.
Il crollo del cimitero di Sant’Agata dei Goti
Il 19 Gennaio è crollata una parte del cimitero di Sant’Agata dei Goti, in provincia di Benevento. Bare e urne sono cadute nel torrente sottostante.
“Nel caso Sant’Agata dei Goti, qualcuno si è affrettato ad addossare la responsabilità al torrente sottostante e alle forti piogge. Una descrizione abbastanza veritiera, se non fosse che la nostra arroganza ci ha portato a costruire ovunque senza prima fare una pianificazione attenta delle caratteristiche geologiche, geomorfologiche e idrauliche”.
Affermare ciò è quindi un atto di de-responsabilizzazione, a detta di Antonello Fiore, Presidente Nazionale SIGEA.
Regole cimiteriali ed edificabilità
Le regole delle aree cimiteriali sono chiare da molti anni: “I campi destinati all’inumazione, all’aperto e al coperto, devono essere ubicati in suolo idoneo per struttura geologica e mineralogica, per proprietà meccaniche e fisiche e per il livello della falda idrica”.
Se non cambia nulla saremo costretti a rincorrere emergenza dopo emergenza, commemorazione dopo commemorazione. Questo episodio è un altro duro colpo alla politica. 217 anni di regole disattese, finché non si verifica la prossima frana, alluvione o terremoto.
E sul crollo è intervenuto anche il Presidente di Sigea Campania – Molise.
“Quell’ala del cimitero franata insiste in un’area di pertinenza fluviale. Anche se il più delle volte il fiume non è in piena, non è il posto migliore per ubicare un’area urbanistica, tantopiù cimiteriale”.
Il territorio della Regione Campania è per la maggior parte fragile e suscettibile a franare. Tale fragilità risulta poi favorita dalla assoluta incuria dell’uomo, che oramai ha abbandonato il territorio non curandosene minimamente. Pertanto, il cambiamento climatico che è in atto non può fare altro che favorire questo stato di cose.