Ma cosa è successo al popolo del Myanmar all’inizio del 2021?
Myanmar: la democrazia violentata e ferita
31 Gennaio 2021: C’è un grande senso di attesa ed eccitazione in strada e nelle case, come la sensazione che quanto avevano vissuto negli ultimi cinque anni non fosse stato un sogno o un’illusione, ma VITA VERA.
Il giorno dopo, il nuovo governo si sarebbe insediato, il secondo governo eletto democraticamente nella storia moderna del Myanmar.
Tutti avevano fiducia nel fatto che non sarebbe più stato possibile un passo indietro e un ritorno alla dittatura.
Il gusto della libertà entra velocemente e profondamente dentro i pensieri, le emozioni, le relazioni di chi lo assapora;
diventa velocemente e profondamente il modo di costruire se stessi, di sognare e costruire il proprio futuro.
Il gusto della libertà diventa velocemente e profondamente il modo di innamorarsi, il modo di vivere e morire, il modo di lavorare: e’ un vocabolario nuovo, sono azioni nuove, sono emozioni nuove, sono pensieri nuovi.
1 Febbraio 2021
Si sono svegliati nel silenzio. Le comunicazioni interrotte: i collegamenti telefonici disattivati, internet inaccessibile, i canali televisivi oscurati.
Il gusto della libertà, tuttavia, aveva ancora il potere di far pensare ad un guasto tecnico: il gusto della libertà vive della fiducia, e c’era fiducia che non fosse successo niente.
Ma non è stato cosi!
Al senso di attesa ed eccitazione delle ore precedenti, ha fatto seguito una cascata di emozioni: sgomento, paura, rabbia, tristezza, incredulità.
Nelle prime ore del mattino, dai canali televisivi della Thailandia e canali di news internazionali, si cominciava ad ascoltare che la Signora ( Aung San Suu Kyi) era stata arrestata assieme al Presidente dell’Unione del Myanmar e ad altri membri del partito di maggioranza.
Cala un grande silenzio sul Myanmar: non c’è’ forza di parlare, non c’è’ forza per immaginare vecchi e nuovi scenari, non c’è più voglia di chiamare all’appello la rabbia di decenni di abusi e soprusi.
Non c’è’ più spazio per questo nel cuore.
Verso mezzogiorno per strada si vedono già i primi posti di blocco, i militari quei “fantasmi verdi” tornano nelle strade, nelle case, nelle vite delle persone.
Ci diciamo che durerà poco, che la comunità internazionale non potrà accettare questo stato di cose, ma dentro c’è pianto, c’è lutto, c’è una grande domanda che pesa sulla coscienza, ed é la domanda del perché: perché e’ successo ancora?
Perché la pace deve essere sempre così irraggiungibile? La pace, che e’ così bella, deve essere sempre criminalizzata, vista con sospetto, maltrattata e violentata?
Perché la libertà deve essere desiderata come un miraggio e mai gustata come il modo giusto di essere e di vivere nella storia.
Tra il 2 e il 3 Febbraio il Myanmar scende in strada: lo fa con gentilezza, con garbo. Il popolo del Myanmar scende in strada per dire che “la nazione e’ nostra”. Il popolo mostra il suo volto più bello e gentile: non urla, ma canta.
Ma….
il 28 Febbraio 2021 arriva l’ordine ai militari di sparare alle folle. Di mirare alla testa per non lasciare feriti.
E’ calato un grande silenzio sul Myanmar.
Parlatene anche voi, perché parlarne e’ un’opera di pace.
Tratto da un racconto di un amico che era presente.
Per l’anniversario del 2° anno del Golpe.
Mauro Sarasso