Sicurezza ed ospedali: il problema e la risposta del Ministro degli Interni
Aggressioni agli infermieri: 5mila casi all’anno. Queste le violenze ufficialmente denunciate, anche se stima un numero di 10/12mila casi l’anno. Pugni, calci, ecchimosi sul volto, minacce e offese.
Dai 10 ai 13 episodi al giorno, tra violenze fisiche e psicologiche, si consumano negli ospedali italiani.
Finalmente arriva, direttamente dal Ministro degli Interni, Matteo Piantedosi, la ferma volontà di arginare il triste fenomeno.
Le parole del Ministro: “C’è una ferma intenzione del nuovo Governo reinserire i presidi di pubblica sicurezza, a partire da quegli ospedali con bacino di utenza più elevato, a cominciare dal Lazio e dalla Campania”.
E’ necessario anche decongestionare i pronto soccorsi, ricostruendo da zero la sanità di prossimità. Così, si eviterebbe di caricare sugli infermieri il macigno di disservizi e lacune. Proprio queste lacune, nei casi peggiori, sfociano nella rabbia incontrollata dei pazienti e dei loro parenti, che addossano sugli operatori sanitari le responsabilità delle carenze e dei ritardi.
L’appello di De Palma sulla situazione ospedaliera
Tutto questo il nostro sindacato lo chiede a gran voce da ben 3 anni. C’è l’allarme violenze. E non dimentichiamo i rischi che corrono anche i colleghi che lavorano al di fuori degli ospedali, quando vengono chiamati a intervenire, con il 118, a casa dei pazienti.
Non abbiamo mai smesso di raccontare, dice ancora De Palma, quanto triste sia questo vortice di mala cultura, nel quale gli infermieri vengono impropriamente collocati come i cattivi della favola, da neutralizzare e combattere, come i responsabili unici e soli di una lunga attesa in un pronto soccorso o del mancato ricovero di un paziente costretto per giorni a dormire su un barella, o della morte improvvisa di un anziano.
Ma qui non ci sono favole da raccontare, qui c’è solo una drammatica realtà, dove uomini e donne, prima ancora che professionisti della sanità, si ritrovano costretti oggi a fuggire via, a decidere di cambiare vita, dopo la seconda, la terza aggressione nella loro carriera, dando le dimissioni dalla sanità pubblica e allargando così a macchia d’olio quella carenza di personale che mette in ginocchio il nostro sistema», chiosa De Palma.
«Se sarà realizzata, e se sarà estesa anche agli altri presidi ospedalieri come noi chiediamo da tempo, rappresenterà l’unico, vero deterrente a tutela dell’incolumità dei professionisti della sanità».