Davide Bechis è una persona che è rinata grazie all’impianto cocleare. Diventato consigliere APIC Torino, prepara le persone che devono subire il suo stesso intervento chirurgico. Fa anche campagna di informazione nelle scuole ed è disponibile ad interviste. Questa che segue è la sua storia.
La storia di Davide Bechis
Davide è nato udente, ma a 7 anni, a seguito di un’infezione virale, diventa sordo.
“La sera prima ci sentivo benissimo”, ci racconta.
Puoi dirci quello che ricordi del momento in cui hai capito di essere diventato sordo?
“Tutto inizia con la parotite, gli orecchioni. Ero stato male, avevo la febbre, dolore e tutti i sintomi classici di quell’infezione. Sono andato a letto e mi sono addormentato. Ci sentivo benissimo. Quando mi sono svegliato, la prima cosa che ho fatto è stata chiamare mia madre, perchè quando un bambino non sta bene non vuole andare a scuola.” – mi dice, sorridendo.
“Io chiamavo, ma pensavo che non mi uscisse la voce, perchè non mi sentivo. Pensavo di essere diventato afono, un effetto del mal di gola. Sono scoppiato a piangere e mio fratello, che dormiva in stanza con me, diceva che stavo urlando. A quel punto ho capito che qualcosa non andava”.
Cos’è successo, dopo?
“Beh, è cominciata la mia storia da sordo. Mi fu detto che la mia sordità era totale, non correggibile, neanche con gli attuali apparecchi acustici.”
Hai continuato il tuo percorso scolastico?
“Sì, nella stessa scuola e classe. Per la mia insegnante è stata anche una sfida, era il 1974 ed era tutto nuovo, tutto agli albori.”
Com’eri in classe?
“Più arrabbiato, ma anche in casa. Rompevo i vinili perchè non potevo ascoltarli. Mi sono iscritto a pallanuoto e lo sport per me è stato fondamentale. Sono rinato.”
Quando è cambiata, di nuovo, la tua vita?
“La mia vita è cambiata, per la seconda volta, quando ho messo il primo impianto cocleare.”
Impianto cocleare: cos’è, come funziona
Davide, l’impianto cocleare è diverso dalle protesi esterne. Qual è la differenza? Come funzionano?
“La protesi esterna serve quando le cellule ciliate, cioè quelle che servono a stimolare il nervo acustico, funzionano ancora, anche se molto poco. In quel caso, si applica questa protesi all’esterno dell’orecchio e la sua funzione è quella di amplificare il suono.”
E l’impianto cocleare?
“L’impianto cocleare serve quando c’è una sordità profonda, quando nulla è più funzionante. Solo quel punto, si procede chirurgicamente, inserendo un fascio di elettrodi all’interno della coclea (la parte dell’orecchio che comunica con il cervello, che traduce gli stimoli acustici in suono, ndt). La coclea viene quindi stimolata da questi elettrodi, che comunicano con l’esterno attraverso una parte esterna, su cui c’è un microfono.” (vedi foto)
Funziona subito, appena l’hai impiantato?
“L’impianto va attivato. Cioè, va messa in comunicazione la parte esterna (il microfono, i suoni che ti arrivano dall’esterno) con quella interna (quella che deve elaborare questi segnali e li deve trasformare in suoni). Ci sono diverse scuole di pensiero. Alcuni lo attivano direttamente durante l’intervento, altri tendono ad aspettare dieci giorni.” (vedi foto)
Com’è stata la tua esperienza?
“Molto sgradevole. Il mio primo impianto l’ho messo a 28 anni, quindi ho passato 21 anni in cui mi immaginavo dei suoni, anche perchè sono nato udente e conservavo la mia memoria. O almeno, credevo fosse così. Dopo l’attivazione, infatti, mi sono reso conto che mi arrivavano tantissime informazioni… E per me erano tutte uguali. Distinguere un trapano da un martello era impossibile, ad esempio. E poi, non riuscivo ad isolare i suoni. Traffico, gente che parlava, arrivava tutto insieme.”
Cosa hai fatto, quindi?
“Riabilitazione uditiva. Ho dovuto imparare a distinguere la profondità dei suoni. Ho dovuto re-imparare a parlare e pronunciare le parole, perchè finalmente mi sentivo. La logopedia è stata importantissima. Dopo un anno di lavoro, sono riuscito a parlare al telefono. Un’emozione grandissima.”
Un’ultima domanda: l’impianto cocleare è regolabile?
“Sì. Ad esempio, in un ambiente chiuso come una stanza con una persona, uso la regolazione con il microfono direzionale, quindi devo stare attento costantemente alla persona che parla, per captarne il suono e quindi riceverlo. Quella più comoda è la regolazione omnidirezionale: apro il microfono al massimo e capto tutto quello che può succedere nella stanza. “
Puoi vedere l’intervista completa, in formato video, qui. Troverai alcuni ricordi di Davide, il suo rapporto con lo sport, come è tornato a sentire musica e molto altro.
SARA VANNI