Sanità: dati inflazione drammaticamente stabili
Questione Sanità, Nursing Up De Palma: “I dati sull’inflazione, aggiornati a novembre 2022, si mantengono drammaticamente stabili”
Sanità: dati inflazione drammaticamente stabili. “Nonostante i piccoli passi in avanti fatti in termini di aumenti in busta paga, è evidente che gli sforzi compiuti finiscono con l’essere letteralmente dimezzati; la causa è l’aumento inesorabile del costo della vita. Non ci confortano affatto le dichiarazioni del Ministro Zangrillo. L’annuncio senza mezzi termini dell’impossibilità di individuare risorse per i rinnovi contrattuali relativi al triennio 2022-2024″.
ROMA 14 GENN 2023 – «I dati parlano chiaro. A causa del gravoso mutamento del costo della vita ancora in corso, l’aumento in busta paga di Aran per gli infermieri italiani e gli altri professionisti dalla salute è palesemente insufficiente.
Non può che essere questa la nostra spietata e inconfutabile analisi, esordisce Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up; analisi legata a quei piccoli e importanti passi in avanti portati a compimento dopo mesi di trattative. Ora, però, inevitabilmente, rischiano di essere depauperati da una inflazione che su base annua, si mantiene stabile. Livelli simili non si vedevano da marzo 1984 (quando fu del +11,9%).
Mentre i prezzi di alcune componenti rallentano, altri continuano ad accelerare in modo inesorabile, facendo lievitare, se pur di poco, i prezzi del “carrello della spesa”.
Dati allarmanti
Se l’indice generale dei prezzi al consumo è aumentato dell’11,8% su base annua, l’andamento è molto differente a seconda della categoria di beni considerata. I contributi maggiori all’aumento dell’indice dei prezzi riguardano abitazione, acqua, elettricità e combustibili (+6,211 punti percentuali); ma anche prodotti alimentari e bevande analcoliche (+2,495), e trasporti (+0,984).
Alla luce di questi dati poco confortanti, non possiamo che continuare nella nostra battaglia, continua De Palma, ripartendo esattamente da dove ci eravamo fermati; ovvero dalla considerazione che, nonostante i piccoli passi in avanti, la valorizzazione economica degli infermieri e degli altri professionisti della sanità è ancora ben lontana dall’essere stata raggiunta. Sopratutto se si tiene conto dell’ottica di una inflazione che stringe come un nodo alla gola, ogni giorno, le famiglie degli operatori sanitari.
Alcuni traguardi
Dall’altra parte, non possiamo comunque rinnegare il valore dell’essere riusciti a portare a compimento battaglie come la legge sull’indennità di specificità infermieristica; essa finalmente arriva nelle tasche dei colleghi grazie al contratto che abbiamo firmato. La consideriamo come una piccola grande nostra vittoria.
Oltre il 19% delle risorse complessive di questo contratto, circa 335 milioni di euro, sono racchiuse proprio in questa indennità di specificità infermieristica. Ne andiamo fieri perchè l’abbiamo ottenuta dopo quelle manifestazioni dove abbiamo fortemente lottato; anche quando altri sindacati rappresentativi hanno pensato bene di rimandare al mittente i nostri pubblici inviti a lottare uniti, e che ora bisogna che venga estesa a categorie come quella delle ostetriche, ingiustamente escluse.
Tuttavia è altrettanto vero che questo aumento, di fatto, copre circa la metà dell’inflazione. Va da sé che i dipendenti del pubblico impiego, e fra tutti gli infermieri, hanno visto diminuire il valore reale delle loro buste paga con un potere di acquisto sceso di oltre il 7%.
Inoltre, dice ancora De Palma, non ci confortano di certo le dichiarazioni del ministro della Pubblica Amministrazione, Zangrillo, sull’impossibilità di spostare risorse per i rinnovi contrattuali relativi al triennio 2022-2024. Tutto questo non fa ben sperare gli infermieri, né le altre figure del comparto sanità.
Le retribuzioni contrattuali medie annue dei dipendenti pubblici – tra il 2013 e settembre 2022 – sono cresciute del 6,7% a fronte di un aumento dei prezzi nello stesso periodo del 13,8%; mentre, nel privato (dirigenza esclusa) si è registrata una crescita dei salari dell’11,6%.
Rapporto Aran
Sono alcuni dei dati che emergono dal Rapporto sui rinnovi contrattuali nel pubblico impiego pubblicato dall’Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni (Aran), che offre un’analisi inconfutabile dei contenuti economici dei nuovi contratti, indicando gli incrementi retributivi riconosciuti per ciascun comparto.
Il rapporto Aran registra incrementi superiori al 4% per tutti i comparti (con minime variazioni tra di essi), a fronte di una crescita dei prezzi dell’IPCA-NEI, nel triennio 2019-2021, del 2% e di un IPCA complessivo del 2,4%.
Per quanto riguarda il comparto sanità, ad esempio, grazie all’indennità di specificità infermieristica, c’è stato un ulteriore 2,9% di incrementi.
Il problema però è che il valore reale delle buste paga degli infermieri è sceso inesorabilmente a causa dell’inflazione: guardando solo al 2022, si registra una perdita di potere d’acquisto consistente per tutti i comparti a causa dell’inflazione annua acquisita a settembre al 7,1% (con la media annua che a fine anno è salita all’8,1%).
A questo punto, conclude De Palma, non possiamo smettere di chiederci quale futuro attende gli infermieri e le altre professioni non mediche, ribadendo fortemente la nostra posizione, che da una parte ci vede pronti e disponibili al dialogo con il nuovo Governo, ma dall’altra non ci farà arretrare di un millimetro, finché non avremo ottenuto quell’aumento in busta paga che rimane il nostro obiettivo primario, alla luce di una inflazione che, lo ripetiamo, ha dimezzato letteralmente il valore dei traguardi ottenuti».