Prosa: “Agnese e l’altra” (da “La madre” di Grazia Deledda) domani ( venerdì 3 febbraio h 20.30 a Nuoro
Omaggio a Grazia Deledda con “Agnese e l’altra” il nuovo fortunato spettacolo del Bocheteatro, liberamente tratto dal romanzo “La madre”, con drammaturgia, scenografie e regia di Giovanni Carroni in cartellone DOMANI (venerdì 3 febbraio) alle 20.30 al Teatro Bocheteatro di Nuoroper la Stagione 2022-2023 de La Grande Prosa e Danza organizzata dal CeDAC/ Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna;
con il patrocinio e il sostegno del MiC / Ministero della Cultura, della Regione Autonoma della Sardegna e del Comune di Nuoro e con il contributo della Fondazione di Sardegna.
“Agnese e l’altra”: domani venerdì 3 febbraio a Nuoro
La pièce affronta il tema delicato e complesso sul piano teologico e storico del celibato dei preti in seno alla Chiesa cattolica, da un punto di vista squisitamente umano:
attraverso la vicenda di don Paolo, un giovane sacerdote diviso tra l’amore terreno e l’amore divino, un dilemma che mette in crisi la sua vocazione religiosa e coinvolge la sfera degli affetti;
in primo luogo il rapporto con la madre che, rimasta vedova, ha riversato su di lui tutte le sue cure e le sue attenzioni, ma anche le sue speranze e le sue ambizioni;
ma anche con Agnese, la donna che turba i suoi sogni e con cui vorrebbe condividere ogni giorno della vita.
Sotto i riflettori Monica Corimbi nel ruolo di Maria Maddalena la madre, austera e votata al sacrificio, certa che il figlio saprà difendersi e lottare contro le tentazioni;
accanto a Noemi Medas, che interpreta Agnese, una creatura appassionata, decisa a difendere strenuamente quella liaison così “scandalosa” agli occhi del paese,
«poiché a un amore così forte e profondo non si deve rinunciare… “e si può radicare comunque nel nome del Signore”» –
come ricorda Giovanni Carroni nella presentazione – e Andrea Carroni nei panni del protagonista, dilaniato dai suoi stessi dubbi,
«come in balia di un vento feroce, protagonista sonoro della vicenda (così come nel romanzo), che lo “spinge e respinge” verso la sua amata».
Focus su due figure femminili
Focus su due figure femminili che incarnano rispettivamente le due forme d’amore:
quello “spirituale” della madre e quello “sensuale” che nasce dall’attrazione e dal desiderio, nelle cui opposte correnti è immerso fino a esserne travolto don Paolo;
in un orizzonte simbolico dove colei che ha dato la vita rappresenta la rinuncia ai piaceri terreni in attesa di una più alta e eterna felicità;
e la agognata e ipotetica “sposa” il completamento carnale (e spirituale) dell’esistenza;
la possibilità di sperimentare le gioie del matrimonio nella dimensione umana.
Nella mise en scène firmata da Giovanni Carroni la prospettiva appare come ribaltata, fin dal titolo, e diventa centrale Agnese, una
«donna matura e determinata, che non vuole assolutamente rinunciare a questo amore e sfida con forza sia la madre di Paolo e le paure di quest’ultimo, sia la mentalità chiusa dell’intera comunità» –
spiega Giovanni Carroni -.
E conclude:
«Ancora una volta dunque, come nella maggior parte delle opere della scrittrice nuorese, una donna protagonista.
Donne speciali che rivelano una Grazia Deledda femminista ante litteram…».
Lo spettacolo
“Agnese e l’altra” è uno spettacolo visionario e coinvolgente:
in cui le azioni e i rapporti di potere di questo singolare “triangolo” si traducono in segni e geometrie di una “grammatica” di corpi in movimento;
con una rigorosa partitura fisica che scandisce e mette in risalto le parole e i pensieri dei personaggi, le tensioni sotterranee, le dinamiche familiari e i fragili equilibri che governano le relazioni umane.
Il racconto dell’amore tra Paolo e Agnese segue traiettorie lineari tra l’attrazione irresistibile e il tentativo (vano) dell’uomo di negare e respingere l’evidenza per sottrarsi alla necessità di una decisione necessariamente dolorosa;
ovvero la scelta tra l’obbedienza alla volontà materna e la sua profonda e lucida, perfino amara consapevolezza della verità.
Una vocazione incerta e prematura, forse sincera, scaturita dalla sua natura docile e amorevole ma frutto anche delle pressioni e delle influenze esercitate dall’ambiente, viene ora messa severamente in discussione;
vanificando quasi il significato di un’intera esistenza votata alla preghiera e alla dedizione verso gli altri e verso il suo Dio.
Il legame con la madre
La domanda cruciale però riguarda il legame con la madre che ha proiettato su di lui tutte le proprie aspettative, plasmandone il carattere, educandolo al bene, ricevendone in cambio affetto e rispetto;
ma incapace ora di accettare quel mutamento imprevisto e radicale, di comprendere la scelta del figlio, il quale, divenuto adulto e conscio di non poter più corrispondere all’ideale vorrebbe rinunciare ai voti per affrontare pienamente la sua vita da uomo.
Una delusione terribile, causa di un dolore cocente per Maria Maddalena, ma anche per la comunità dei fedeli, ormai abituati a considerare al di sopra delle terrene debolezze e inclinazioni quel giovane santo, ora mutatosi in “indegno” pastore di anime:
la passione proibita di Paolo e Agnese, consumata in segreto, in incontri e amplessi clandestini, se conosciuta sarebbe cagione di vergogna e scandalo, ma ancor più turberebbe le coscienze dei benpensanti la rinuncia all’abito talare, la volontà di tornare allo stato laicale per iniziare una nuova esistenza accanto alla donna amata.
Infatti per la coppia non vi sarebbe altra soluzione che la partenza, o forse meglio la fuga, da quei luoghi per ritrovare la serenità e la pace interiore altrove, tra genti sconosciute e ignare di quel tormentato passato, per costruire una nuova famiglia.
“La madre” di Grazia Deledda
Nel romanzo la scrittrice nuorese Premio Nobel inventa una soluzione “naturale”, seppure drammatica, all’impasse:
“La madre” di Grazia Deledda è un’opera che appare ancora oggi di una modernità sconcertante;
per la capacità di descrivere il conflitto ma anche i dilemmi interiori dei personaggi, di disegnarne (anzi “scolpirne”) il carattere:
di mostrarne le fragilità ma anche la durezza, tracciando sullo sfondo un interessante affresco della società.
Nella sua versione, in chiave contemporanea, il regista Giovanni Carroni, pur accogliendo l’analisi “antropologica” del testo letterario, dove la “consacrazione” di un figlio assume una doppia valenza sulla terra come di fronte all’eternità, si concede uno spiraglio di luce;
con la speranza che l’amore trionfi vincendo ostacoli e pregiudizi;
confidando nel coraggio e nella potenza rigeneratrice delle donne, capaci di cambiare il mondo, in un finale aperto che guarda già al futuro.
Prossimi appuntamenti
“La buona educazione” di Mariano Dammacco
La Stagione de La Grande Prosa e Danza a Nuoro prosegue con una riflessione sul patrimonio di idee e saperi da tramandare – sabato 25 febbraio alle 20.30 – con
“La buona educazione” di Mariano Dammacco:
che firma anche drammaturgia e regia, con Serena Balivo (Premio Ubu 2017 come nuova attrice o performer), una pièce originale incentrata sulla responsabilità di assicurare la crescita armoniosa di un bambino (produzione Piccola Compagnia Dammacco – Teatro di Dioniso).
«Una donna deve prendersi cura di un giovane essere umano, ultimo erede della sua stirpe» –
spiega Dammacco –.
«Deve ospitarlo nella sua vita, nella sua casa, nella sua mente, deve educarlo, progettare il suo futuro, deve contribuire all’edificazione di un giovane Uomo».
“La buona educazione” – testo vincitore dell’Italian And American Playwrights Project 2020/22 – mette l’accento su alcuni interrogativi fondamentali, sulle modalità dell’apprendimento;
e soprattutto sui contenuti, per indagare, attraverso il rapporto tra una zia e un nipote, sui modelli pedagogici e soprattutto su che cosa significhi essere “umani”.
“Astor / Un secolo di Tango” del Balletto di Roma
Il fascino e la sensualità del popolare ballo argentino – mercoledì 8 marzo alle 20.30 – con
“Astor / Un secolo di Tango” del Balletto di Roma,
con coreografie di Valerio Longo e regia di Carlos Branca:
che firmano un ammaliante racconto per quadri ispirato alla figura e alla musica del grande compositore, tra gli artefici del Nuevo Tango.
Sotto i riflettori i danzatori del Balletto di Roma sulle note di Astor Piazzolla e dei brani originali di Luca Salvadori (suoi anche gli arrangiamenti), interpretati da Mario Stefano Pietrodarchi al bandoneón e alla fisarmonica, per un intrigante “concerto di danza” che
«rievoca i sentimenti degli odierni viaggiatori del mondo, l’umanità intera, andando oltre la purezza tecnica e rituale del tango, per rafforzarne energie, desideri e palpitazioni tutte contemporanee» –
si legge nella presentazione –.
«Un concerto da cui fioriscono corpi capaci di esprimere l’audacia di un respiro mancato e quella di un abbraccio negato:
primo atto d’amore dopo una violenza che tutto ha spazzato via, tranne la voglia di stringersi e ritrovarsi».
La Stagione 2022-2023 de La Grande Prosa e Danza
La Stagione 2022-2023 de La Grande Prosa e Danza al Teatro Bocheteatro di Nuoro è organizzata dal CeDAC/ Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna con il patrocinio e il sostegno del MiC / Ministero della Cultura, dell’Assessorato della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport;
della Regione Autonoma della Sardegna, dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Nuoro;
e con il contributo della Fondazione di Sardegna e il supporto di Sardinia Ferries, che ospita sulle sue navi artisti e compagnie in viaggio per e dalla Sardegna.
Info e prezzi
abbonamento a 6 spettacoli:
intero 65 euro – ridotto 55 euro
biglietti:
intero 20 euro – ridotto 15 euro
biglietti per “Agnese e l’altra”
intero 10 euro – ridotto 7 euro
info e prenotazioni: Bocheteatro – via Trieste n. 48, Nuoro – tel. 0784.203060 – cell. 338.7529106 – e-mail: [email protected] – www.bocheteatro.com – www.cedacsardegna.it