COI: Servizio civile, un drastico calo di domande
COI: Servizio civile, un drastico calo di domande, impossibile aumentare il rimborso, meglio puntare sul riconoscimento delle competenze dei partecipanti.
«Si prospetta una clamorosa debacle sul fronte del Servizio civile universale che, nonostante un bando mai così imponente come quello di quest’anno, registra un preoccupante e vistoso calo di domande».Lo sostiene Lucia Coi, presidente del Centro di servizio per il volontariato Sardegna.
Dati alla mano, parla di «una situazione non del tutto inaspettata, visto che da qualche tempo abbiamo avuto un significativo calo in questo senso.
Un problema che riguarda tutta l’Italia, dal Nord al Sud, e che ovviamente coinvolge anche la nostra regione.
I motivi sono tanti, e non necessariamente collegati tra di loro. In molti sostengono che bisognerebbe aumentare il rimborso mensile, che al momento è di 444,30 euro.
È vero, non è una grande cifra, ma per un ragazzo disoccupato non è da buttare via.
In ogni caso, non credo che sia una strada percorribile perché lo Stato non ha molte risorse finanziarie da investire su questo fronte.
Lo dimostra il fatto che, da alcuni anni a questa parte, i fondi sono sempre minori e non vi è certezza di poter far partire tutti i progetti.
A parte ciò, va detto che la molla per partecipare al Servizio civile non può essere quella economica.
Alla base di tutto c’è la condivisione di valori, il senso della Patria da difendere in modo diverso e alternativo a quello militare.
Per arrivare a questo, tante persone si sono battute e alcune di loro sono finite in galera per manifestare in difesa di questi principi».
Coi ha altre spiegazioni: «Questa generazione di giovani ha tante qualità ma mi sembra un po’ apatica, rispetto alle precedenti.
Un elemento che è stato reso ancor più evidente dalle restrizioni della pandemia, che hanno provocato isolamento e un calo preoccupante nelle relazioni sociali.
Non c’è soltanto la paura del contagio, ora ci si è quasi abituati a isolarsi e rifugiarsi nei social.
Credo che buona parte della colpa sia da attribuire a noi adulti, alle famiglie e alle istituzioni.
Bisogna dare ai giovani gli spazi e l’ascolto che meritano e di cui hanno bisogno.
E poi, credo che le realtà del Terzo settore debbano diventare più appetibili e al passo con i tempi».
Tra le soluzioni da adottare, Coi ne individua una.
«Se non si può sollevare il rimborso, si possono certamente aumentare i crediti per la certificazione delle competenze maturate nel corso del Servizio civile.
Parlo da presidente dell’Anpas Sardegna.
La nostra Associazione consente a molti di questi giovani di apprendere le modalità di compilazione di un curriculum vitae in formato europeo.
Altri fanno corsi di alfabetizzazione informatica.
Sono elementi base, è vero, ma una buona parte dei partecipanti ha una bassa scolarizzazione.
Ecco, queste competenze dovrebbero essere riconosciute nel momento di partecipare a un bando pubblico o di presentare una domanda di assunzione.
Parlare di valori è importante ma con i giovani, che sono molto pragmatici, bisogna poi adottare strumenti tangibili».
I volontari avviati al Servizio civile universale in Sardegna nell’anno 2021 sono stati in tutto 912, di cui 616 donne e 296 uomini. Nel 2020 erano stati complessivamente 779.