Collaggio è un progetto grafico recentissimo diffusosi rapidamente su Instagram. I luoghi simbolo di Bologna si mostrano in chiave goliardica, esprimendo senza inibizioni una versione piuttosto hardcore del vivere la città. I collaggi adornano prevalentemente i muri di studenti e baristi, barbieri e punkabbestia, ma si rivolgono proprio a tutti con l’iniziativa benefica Collaggio per chi sta Peggio, in collaborazione con l’associazione Sheep Italia. Incontriamo Nico in pieno centro, vicino alla finestrella di Via Piella, celeberrima per la veduta simil-veneziana sul Canale Reno.
***Com’è nato Collaggio?
- Nasco in una famiglia di stampatori. Negli anni ’30/’40 a Bologna il mio bisnonno stampava manifesti di pubblicità come bibite eccetera, ma anche propaganda fascista, perché se volevi mantenere l’attività a quei tempi funzionava così. In seguito mio nonno, che aveva raccolto nel museo Cantelli sia macchinari a caratteri mobili che manifesti d’epoca, ha iniziato a stampare riviste, tra cui un noto magazine tipo Playboy all’italiana. A 9 anni ricordo che mi intrufolavo, spiavo le figure nude sulle pagine e ritagliavo i giornali dalle stampe di scarto. Ho ereditato l’attività di famiglia, ma ora stampiamo per lo più etichette adesive. Ho iniziato ritagliando e incollando le foglioline per le etichette dei vini e anni dopo mi sono trovato ancora una volta a scontornare le immagini più disparate per i miei collaggi.
***Parliamo di Collaggio per Chi sta Peggio.
- Ho letto un articolo che indicava Bologna come la città italiana al primo posto per benessere e tenore di vita. Li per lì mi sono detto per forza!
Qua si vive a pane e mortazza, tortellini e ragù, non deve essere poi così male… Ma ripensandoci mi sono anche domandato se davvero tutte le persone che ci vivono stessero effettivamente così bene.
- Invece sono moltissime le persone in stato di fragilità, per questo motivo ho deciso di provare a fare la mia parte. Ho creato questo collage con l’intenzione di devolvere interamente il ricavato a Sheep Italia, che distribuisce coperte ai senzatetto di Bologna, Firenze e zone limitrofe. Ho cercato un’associazione che non fosse connessa a personaggi politici, con l’obbiettivo di vendere 100 copie in formato 30×30 a 20 euro l’una entro la fine di marzo. Chi acquisterà Collaggio per chi sta Peggio, richiedendo la copia attraverso direct sul mio IG, avrà il 50% di sconto sugli altri collaggi.
***Sono ritratti i senzatetto, ma anche elementi che sembrano fuori contesto.
- Nel collaggio c’è una coperta che esce dalle nuvole, un uomo in giacca e cravatta che è il nostro Duomo e una ragazza che mangia le patatine, ossia la persona comune che fa le sue cose disinteressata del fatto che fuori si muore letteralmente di freddo. Non glie ne sbatte niente, ma c’è anche lei. Collaggio non ha veli e include tutti.
***C’è una netta differenza tra quest’opera e le precedenti – specchio del reale spesso ai limiti del buongusto. Pensi che la minor irriverenza possa attrarre meno il tuo target-tipo? Cosa pensano invece i bolognesi doc dei tuoi collage?
- Abbiamo iniziato un po’ a rilento rispetto alle altre stampe proprio perché il tema è diverso dal solito, ma ho avuto anche richieste a scatola chiusa appena annunciata l’iniziativa e questo mi fa molto piacere. Io sono super bolognese, ho 33 anni e il mio pubblico è fatto prevalentemente di studenti in fascia d’età molto giovane. La fuorisede che ritraggo a più riprese in Piazza Santo Stefano si specchia ma non è veramente lì, la rivediamo in bianco e nero seduta a un tavolino per quell’idea classica di voler trovare qui l’amore, è anche nella nuotatrice e nel concetto di agonismo perché sente la competizione in questa città, vorrebbe fare bella figura, eccetera. C’è tutto un mondo. Detto questo, inizialmente alla mostra che ho fatto alla galleria Risalto venivano i regaz, poi ho iniziato a veder entrare persone come i mio padre, i mia madre e con loro facevo fatica a spiegare il senso e l’ispirazione, ma loro erano quelli che poi acquistavano di più, chiaramente orientandosi sui soggetti più moderati. Volevo raggiungere anche loro con questa la raccolta fondi.
***Generalmente smitizzi i luoghi simbolo di Bologna, quelli da cartolina, iconici. Tra mattoni medievali, luoghi d’arte e di religione abbatti il senso di reverenzialità. Hai ricevuto critiche?
- Beh i miei collaggi sono basati sulla mia impressione. Piazza Weirdy ha la siringa, l’occhio, la serpe, il veleno, l’eroina, è risaputamente il luogo di spaccio, ma ci sono ritratte anche le figure di passaggio che non vengono minimamente toccate da quello che accade. Poi ci sono i colli del santuario della Madonna di San Luca, ma era lì che ci si andava a fumare le cannette, per intenderci. La critica più pesante l’ho ricevuta su Cristo Mc Bacon e su Moana Pozzi in atteggiamento di fellatio con la Torre degli Asinelli.
- Siamo anche stati blasfemi a nostro modo, ne Il gran Tacchino c’è un vibratore nella porta del Duomo ma l’ispirazione è sempre assolutamente personale: Piazza Maggiore per me ha significato primi amori, primi limoni, quindi la scoperta della sessualità.
Il tema è spesso erotico perché mi sembra che Bologna sia bellissima proprio per questa carica che ha; c’è sempre un bacio, il rosso dei palazzi, la torre, l’arte, ma soprattutto il non prendersi mai troppo sul serio.
***In effetti oltre che di blasfemia ti hanno accusato di sessismo. Cosa rispondi?
- Posto che per me la Bibbia è Il Signore degli Anelli scritto molti anni prima, io concepisco la sessualità in modo libero e mi distrugge esser preso per sessista. Ne Il solito trantran una signora presa da una vecchissima rivista passa l’aspirapolvere mentre il marito beve un drink e in pratica non fa una mazza, ecco, quella rappresentazione lì sì era sessista e l’ho evidenziata a mio modo. Per il resto ci vuole molta più leggerezza! Perché la sessualità di tutti è libera, come io stesso sostengo, ma solo finché non viene rappresentata?
***In sostanza hai una passione per il lato godereccio della vita, una visione indipendente della società e non vuoi essere chiamato artista.
- Gli artisti che fanno i veri collage sono altri, con carta forbici e bisturi, io non sono un grafico ma faccio solo collage digitali. Non faccio arte, sono un mero stampatore che si diverte. Prendi Porta Pastiglione, è semplicemente una gag, uno scherzo. Il successo di questa cosa qua, se io fossi un artista, mi starebbe molto ma molto sul cazzo. Non ho preparazione, i collaggi sono fatti dell’emozione di quel momento e dopo non li ritocco, non si torna indietro dopo ogni passaggio proprio perché uso programmi gratuiti che non lo consentono, ma va benissimo così perché in quanto eterno indeciso per me questa è la soluzione ideale.
- In genere tentenno il giorno dopo, non so se pubblicare… A me Patafiocche ad esempio non piace, la trovo povera come composizione, ma voglio mantenermi spontaneo e quello che penso faccio! Ti faccio un esempio: sta per uscire un collaggio che si chiamerà Porta Brescarella perché per me Mascarella (terra di confine tra cultura e grandi bevute, sottoculture dure e pure e radical chic, ndr) è stata sempre il posto della bresca, l’ebbrezza.
***Prossimi appuntamenti?
- il 17 e 18 Febbraio sarò al Panorama Bar di Bologna con l’esposizione dei collaggi, spritzini offerti da me medesimo e il dj set di Dj Kairos.
***L’ultima domanda è sui tortellini, in particolare Castelfranco strikes back e la grande battaglia.
- Castelfranco, che ne è la patria, nel 1929 passò da Bologna a Modena. Ho iniziato a mettere i tortellini un po’ ovunque, poi qualche pagina IG di Modenesi ha iniziato a reclamare la paternità dei tortellini e nel divertimento di entrambe le parti è finita così, con i due duomi che si sparano dei laser nello Spazio, come in Guerre Stellari. Nell’iconografia della storia dell’arte, le chiese viste frontalmente mi sono sempre sembrate delle astronavi. Il tortellino che precipita chiamando mayday mi faceva ridere.
A cura di Tiziana Elena Fresi.