Di Giacomo (S.PP.) – Boss evaso da Nuoro ha goduto di sostegno dall’esterno ed è
ancora nell’isola
Prima di fare la cosa più semplice – scaricare ogni responsabilità sul personale penitenziario– si faccia quella più difficile ma non impossibile: si indaghi sull’appoggio che il pericoloso
boss della mala garganica evaso dal carcere di Badu ‘e Carros ha sicuramente ricevuto
dall’esterno. Così il segretario generale S.PP. – Sindacato Polizia Penitenziaria – Aldo Di
Giacomo che aggiunge: con il passare del tempo emergono elementi e particolari che messi
insieme confermano il fondamentale sostegno ottenuto dalla criminalità locale sarda con la
quale non è complicato ritenere abbia comunicato.
Il continuo ritrovamento di telefonini,micro-telefonini che nelle carceri di alta sicurezza non è un mistero per nessuno. Per questo, possiamo ritenere che l’evaso possa essere senz’altro nell’isola, in una delle tradizionali zone impervie di montagna utilizzate dal banditismo sardo per i suoi covi.
La vicenda – continua Di Giacomo – riprova il salto di qualità della criminalità organizzata che rafforza le alleanze potendo contare sui “buchi neri” del sistema penitenziario, primi fra tutti carenza di personale e strumenti inadeguati e sulla fiducia che lo Stato continua a
concedere a boss e criminali pericolosi. L’eccessiva agibilità di cui il boss pugliese ha potuto
godere in carcere è fuori di ogni dubbio il segno più evidente di cedimento dello Stato
perché senza di essa non avrebbe potuto ideare e realizzare il piano di evasione. È semplice
adesso, dopo la fuga, come accade sempre in questi casi, rafforzare la vigilanza, ma senza
interventi strutturali il carcere di Nuoro purtroppo non sarà l’unico ad alta sicurezza ad
“aprire le porte” all’evasione di pericolosi detenuti.
Dalla politica ci aspettiamo – continua il segretario del sindacato di polizia penitenziaria –
che smetta di litigare sul 41 bis e si occupi dell’emergenza carcere in tutti i suoi aspetti. Lo
Stato purtroppo in queste condizioni non riesce a garantire la sicurezza dei cittadini
scaricando ogni responsabilità sul personale penitenziario che non ce la fa più a
fronteggiare l’emergenza determinata dalla carenza di organico, turni massacranti, strumenti e mezzi inadeguati.
Di Giacomo continua:
In questo clima i nostri politici continuano a dissertare sul 41 bis e sui diritti dei detenuti al carcere duro. Per noi sindacato invece questa evasione, come i continui crimini commessi da detenuti in permesso premio (al primo semestre 2022 sono stati 10.111 i permessi premio concessi a detenuti), dovrebbe segnare uno spartiacque sul 41 bis e mettere fine definitivamente al clima di buonismo che si sta diffondendo a partire dal “caso Cospito” contro il 41 bis e che trova terreno fertile in ambienti dell’Unione Europea e nelle campagne sui diritti dei detenuti a regime duro. È ora di finirla con il buonismo e di dare ascolto al sindacato del personale penitenziario.
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