A detta della Presidente non si prospetta dunque un cambio di programma nell’agenda bellica. «Il governo italiano è al fianco dell’Ucraina fino alla vittoria» tuona durante il suo discorso, al fianco del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Giorgia Meloni non ha mancato di connotare le sue affermazioni con rimandi ideologici: l’ «amor di patria», di «senso di comunità»; il «sacrificio che il popolo ucraino sta compiendo per il bene dell’Europa». Accende gli animi di Kiev paragonando la situazione attuale con l’Ottocento italiano. Insomma un tentativo di risvegliare lo spirito interventista che ci ha già portato in guerra il secolo scorso.
Si potrebbe pensare che il contesto di guerra attuale abbia rimandi con la sua passata storia politica.
Durante la conferenza solo quattro giornalisti hanno potuto interrogare i due leader con domande già concordate. La metà di queste relative alle spinte opposte presenti all’interno della maggioranza italiana. In particolar modo le ultime dichiarazioni di Silvio Berlusconi, e le precedenti posizioni del leader della Lega Matteo Salvini.
La stoccata a Berlusconi
Una giornalista italiana ha domandato al Presidente ucraino se fosse spaventato dalle ultime dichiarazioni di Silvio Berlusconi, in vista di un possibile dietro font italiano all’appoggio della causa ucraina. Zelensky a quel punto non si è lasciato sfuggire l’occasione per controbattere alla stoccata del Cavaliere. «Berlusconi non ha mai subito un bombardamento alla propria abitazione, non è stato costretto a fuggire nella notte, non si è dovuto preoccupare di cosa dare da mangiare ai suoi figli grazie all’amore della Russia».
Il silenzio da parte della Presidente italiana dice tanto. Ma soprattutto sottolinea la non coesione di pensiero all’interno dello stesso Governo che vedrebbe le recenti dichiarazioni di Berlusconi come una spina nel fianco.
Silenzio sui due giornalisti bloccati a Kiev
Una triste coltre invece per la situazione dei due giornalisti bloccati a Kiev Alfredo Bosco e Andrea Sceresini. Carlo Bartoli, presidente dell’Ordine dei Giornalisti, si è espresso qualche giorno fa a riguardo. «Auspichiamo un’azione forte del governo italiano per garantire ai colleghi la possibilità di lavorare e soprattutto per evitare loro i possibili rischi cui potrebbero essere sottoposti. Una situazione che non ci fa stare tranquilli», queste le sue parole, purtroppo rimaste inascoltate.
Le accuse da parte dei servizi segreti sono ancora sconosciute. Per quale motivo i due giornalisti non possono operare dunque? Perchè la Presidente non si è espressa a riguardo? Proprio l’Ucraina, prima dell’invasione russa gareggiava con Mosca per tasso di repressione dell’informazione, occupando il 101° posto nella classifica mondiale sul tasso di tutela dell’informazione. Non dimentichiamo inoltre la tragica uccisione nel 2014 ad opera dell’esercito ucraino (come recita la sentenza della magistratura) del fotoreporter Andrea Rocchelli, impegnato a documentare la guerra del Donbass. Informare l’opinione pubblica sembra dunque diventato un atto criminale.
In un momento delicato come questo non cambia la posizione dell’Italia nella scacchiera globale. Nè sono cambiate le posizioni atlantiste dall’ultimo governo nonostante le critiche che ha sempre rivolto Giorgia Meloni in campagna elettorale. E mentre la pace si allontana il Bel Paese segue il copione scritto per lui, noncurante dell’opinione pubblica, pronto al dietro font non appena le cose si metteranno male.
Qui il video della conferenza
Umberto Zedda