«Impariamo da chi cura chi sta male», oggi la “XXXI Giornata mondiale del malato.
Ieri pomeriggio la celebrazione della messa officiata dal vescovo Antonello Mura nella chiesa di San Giuseppe di Tortolì. Oggi la visita del cappellano del N.S della Mercede, Virgilio Mura, ai pazienti dell’ospedale.Lanusei 11 febbraio 2023 – «Impariamo da chi cura chi sta male, lo sguardo di Gesù si posa su chi si occupa dei bisognosi». È questo il messaggio che il vescovo Antonello Mura ha voluto mandare durante la celebrazione della “XXXI Giornata mondiale del malato”. Il vescovo della diocesi di Lanusei ha officiato la santa messa nel pomeriggio di ieri, in una chiesa della parrocchia di San Giuseppe a Tortolì gremita di fedeli e malati, alcuni accompagnati dai volontari dell’Unitalsi diocesana. Nella giornata odierna, l’assistente religioso del N.S della Mercede, don Virgilio Mura, passerà per i reparti dell’ospedale di Lanusei per dare conforto ai malati e recitare, con chi volesse, la “Pregierà del malato”.
Nella sua omelia, il vescovo ha messo l’accento sull’importanza dell’assistenza al malato.
Ha richiamato il brano del Vangelo della “Guarigione del paralitico di Cafarnao”, quando gli amici del malato portarono davanti a Gesù il paralitico, che poi venne curato. «Questo passaggio mi fa pensare a quanto le parrocchie, le associazioni e la stessa Diocesi debbano prendere come esempio gli amici del paralitico – osserva il vescovo – Gesù vede nei loro gesti la cura, l’amore, la tenerezza, la compassione. Anche il Papa nel suo messaggio – continua Antonello Mura – parla di vicinanza, compassione, solidarietà: questo è lo sguardo che può migliorare le nostre comunità. “Camminare insieme” – spiega ancora il vescovo – significa tante volte camminare con persone che hanno fragilità».
Il vescovo Mura, inoltre, ha voluto sottolineare l’importanza della sanità pubblica. “Oggi ricordiamo anche quanto sia importante l’accesso alle cure e al diritto alla salute di tutti noi.”
Quando abbiamo bisogno di cure è fondamentale trovare anche nella sanità pubblica attenzione e tenerezza, se non quelle dettate dal cuore, almeno dalla professionalità. È giusto chiederlo e ricordarlo. E’ giusto pretenderlo proprio perché non dobbiamo rischiare di trovarci soli o emarginati.