Paola Secci CAL: Da rivedere la battaglia per modificare la legge nazionale e valorizzare gli specializzandi dal primo anno
Paola Secci, presidente della commissione sanità CAL, incontra il presidente Mario Antonio Mudula della VI commissione del Consiglio Regionale.La sesta commissione Sanità e Politiche Sociali del Consiglio delle Autonomie Locali, presieduta da Mariano Cogotti, ha ricevuto l’on. Mario Antonio Mundula, omologo della VI commissione in Consiglio regionale, nella sede di Piazza Palazzo a Cagliari.
La presidente del Cal Paola Secci:
“La Sardegna è composta di comuni molto piccoli, medi e grandi ma la medicina territoriale non funziona. E’ incredibile che molti cittadini non conoscano il loro medico di base. Tutto il sistema è da rivedere, facciamo una battaglia per modificare la legge nazionale e per utilizzare al meglio gli specializzandi già a partire dal primo anno così come è accaduto durante il Covid. Mettiamoli nelle condizioni di lavorare nei nostri territori ed evitiamo di perdere le nostre giovani professionalità. In passato il medico di base e le guardie mediche esercitavano un ruolo importante ma oggi il numero non è congruo perché quelli andati in pensione non sono stati rimpiazzati”.
Tra i problemi storici ventennali della sanità sarda il numero chiuso alla facoltà di Medicina non ha permesso il turn over. “È necessario potenziare la medicina territoriale anche sotto il profilo della prevenzione – ha proposto Mariano Cogotti – accorpare le strutture eliminando reparti doppione e pensare anche alle numerose emergenze veterinarie, compresa la lotta al randagismo. Bisognerebbe destinare delle risorse per il mantenimento dei canili che oggi gravano pesantemente soprattutto nei piccoli comuni”.
Durante la mattinata di lavoro sono state prese in esame le criticità ventennali della sanità sarda.
Il presidente della Sesta commissione in Consiglio regionale Mario Antonio Mundula:
“Il covid ci ha fatto capire che la sanità territoriale da noi è inesistente. Ci siamo abituati ad una scarsa efficienza. La sanità di prossimità deve fare da filtro e impedire che il codice bianco o verde diventi rosso. Non c’è stata una programmazione in questi anni e la Quota 100, nell’ultimo periodo, ha mandato in pensione circa mille tra medici e operatori sanitari, senza un necessario ricambio.
Abbiamo perso anche le scuole di specializzazione perché la Sardegna non ha i numeri se paragonati alla dimensione nazionale. C’è poi il problema non trascurabile che le scuole per la medicina di base sono pagate circa la metà, per decisione del ministero.
Occorrerebbe attivare dei contratti differenziati per i medici già specializzati e rendere più appetibili le specializzazioni attualmente meno richieste – prosegue Mundula – riequilibrare le discrasie create tra i grandi hub e i piccoli e medi ospedali e invertire la tendenza attuale di concorsi usati come mobilità.
Stiamo ragionando con l’assessore Doria – ha anticipato il presidente della sesta commissione – per apporre un vincolo ai medici vincitori di concorso. Chi non accetta di svolgere il mandato in un certo luogo, slitterà in coda alla graduatoria come accade per gli insegnanti. Bisogna anche superare il tetto di spesa del 3% rendendo complementari il pubblico e il privato che non devono più essere in concorrenza.
Le distanze in Sardegna determinano situazioni difficili da governare e devo dare atto ai sindaci delle battaglie fatte e della responsabilità di cui si sono caricati durante il Covid”.
Si è discusso inoltre delle guardie mediche di cui alcuni piccoli centri sono totalmente sguarniti. “In paesi limitrofi si sta pensando di centralizzare le guardie mediche – ha concluso Mundula – e di tenerle aperte 24 ore su 24 con medici e infermieri”.
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