Italia dei Diritti abbandona Calenda ed il terzo polo alle regionali crolla.
Queste elezioni regionali hanno sancito un nuovo trionfo del centrodestra a scapito di un centrosinistra sempre più rabberciato che vede soltanto il PD tenere botta alla furia della coalizione di governo e miete vittime tra le altre forze politiche che si ostinano ancora a presentarsi al cospetto di un elettorato sempre più deluso e assente dalla politica italiana.Il movimento politico Italia dei Diritti presieduto dal noto giornalista romano Antonello De Pierro, è rimasto fuori ufficialmente da questa disputa elettorale per scelta e il responsabile nazionale per la Politica Interna Carlo Spinelli spiega i motivi per i quali il movimento è restato alla finestra decidendo di non schierarsi dopo aver abbandonato l’idea di allearsi con il terzo polo:”Sono cambiate tante cose dalle politiche del 2022 anche se a guardare i risultati scaturiti da queste regionali non sembra più di tanto; il centrodestra stravince, il centrosinistra continua a perdere ed il terzo polo non sfonda. La chiave di lettura però non è cosi semplice e superficiale perchè ciò che manca a queste consultazioni elettorali è proprio la base fondante della democrazia e cioè gli elettori. Uno su tre è andato a votare ( qualcosa di più in Lombardia ) e di fatto un cittadino su quattro ha dato mandato a Francesco Rocca di governare la regione Lazio ( più o meno lo stesso in Lombardia ). Mi soffermo maggiormente sul Lazio, continua Spinelli, perchè è la regione che ha cambiato coalizione di governo passando dal centrosinistra al centrodestra e voglio analizzare il flop del terzo polo presentatosi alleato al PD ed alla sinistra, scelta che non ha pagato penalizzato anche dal mancato appoggio del nostro movimento. Infatti se per le politiche di 5 mesi fa avevamo fatto una scelta precisa invitando i nostri elettori a votare per Azione, per queste regionali ci siamo guardati bene dal farlo non essendo più in sintonia con un terzo polo che non ha deluso solo noi ma anche chi per le politiche gli aveva dato fiducia. Innanzitutto – va avanti ancora l’esponente IdD – non ci è piaciuta la decisione contrastante di allearsi con il centrosinistra nel Lazio e concorrere in solitaria in Lombardia; è vero che nel Lazio Calenda aveva anticipato i tempi candidando D’Amato per la guida della regione spiazzando di fatto Letta che non poteva dire no a questa scelta che è convenuta comunque anche al Pd in quanto consci di una sconfitta e quindi alla ricerca di un personaggio da bruciare. Con questa scelta Calenda secondo me, si è smentito su quanto ha sempre affermato perchè non si può certo dire che questa coalizione si basasse su un programma di governo comune essendo composta anche da +Europa, Verdi e Sinistra Italiana apertamente contrari al termovalorizzatore di Santa Palomba tanto per dirne una. E che dire poi di D’Amato e della gestione della sanità laziale visto che nel quinquennio ne è stato l’assessore regionale; una scelta quindi che noi di Italia dei Diritti non potevamo certo condividere viste anche le nostre proteste e le nostre denunce di episodi di malasanità.
Se andiamo quindi a guardare i numeri il terzo polo ha ricevuto ben 150 mila consensi in meno rispetto a 5 mesi fa e tra questi ci sono anche quei voti che il nostro movimento gli aveva garantito a settembre 2022 e che allora avevano contribuito ad un buon risultato elettorale. Invece di criticare l’elettorato affermando che non sempre gli elettori hanno ragione ( come postato sui social dal leader di Azione ) Calenda dovrebbe riflettere e capire cosa non ha funzionato, se è giusto andare ancora a braccetto con Renzi in un’alleanza più di comodo che programmatica perché, parliamoci chiaro, questo patto è nato per convenienza.
A Calenda è convenuto perché per le politiche Azione è stata esentata dalla raccolta firme, a Renzi è convenuto perché da sola Italia Viva non avrebbe ottenuto il quorum per entrare in parlamento. Giochini politici che alla fine non pagano e che continuano ad allontanare gli elettori dalle urne. Adesso Calenda parla di un partito unico riformista di centro, al quale noi non siamo d’accordo, perché va bene la formazione di un centro forte ma ognuno al suo interno deve mantenere la propria identità l’importante è che si basi su fondamenta programmatiche solide e che dia risposte concrete ai cittadini e non nasca soltanto per garantire la poltrona ai soliti noti. Se si ragiona sui programmi e sulle problematiche che riguardano le famiglie italiane – conclude Spinelli – noi ci siamo, a prendere in giro gli italiani, diciamo no grazie”.