Sanità – De Palma parla a proposito di Nursing Up
Sanità – De Palma parla a proposito di Nursing Up: «Aggressioni operatori sanitari, siamo di fronte a un evidente fenomeno di mal costume che dilaga. Chiediamo subito l’apertura di una indagine parlamentare».
Non è certo sufficiente che i ripristinati presidi di pubblica sicurezza devono occuparsi da soli anche di 20 pazienti nelle aree triage. Sanità – De Palma, ecco le nuove:E’ in questi momenti, che si registra la preoccupante congestione dei pronti soccorsi, e di fronte a ritardi, disservizi, lunghi tempi di attesa, si scatena l’inferno».
«Uno scenario desolante, figlio di un drammatico e dilagante fenomeno di mal costume sociale, che si ripete troppo spesso.
Con l’unica differenza, sostanziale, però, che qui siamo di fronte ad una realtà quotidiana, e non certo alla finzione, dove si consumano, quotidianamente, aggressioni verbali.
Partiamo dagli ultimi episodi alla ribalta della cronaca, per poi raccontare, alla collettività, i contenuti del nostro nuovo report».
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
«Quanto accaduto, qualche giorno fa, all’Umberto I di Roma ci lascia a dir poco attoniti.
Una infermiera del reparto di pediatria è stata addirittura aggredita in un parcheggio, da parte dei genitori di un bambino ricoverato.
E mentre ci chiediamo fino a che punto si può spingere l’ingiustificata furia cieca di un un gruppo di cittadini, oltre tutto genitori, che arrivano al punto di picchiare una donna.
Cosa sta accadendo di preciso?
Soprattutto stiamo cercando di approfondire, e le nostre indagini sono naturalmente ancora in corso, quali siano le diverse problematiche degli ospedali del Lazio.
Ci chiediamo, innanzitutto, se davvero qualcosa di concreto è cambiato, o almeno se sta cominciando a cambiare.
La nostra indagine, sollecita riflessioni che oggi sono prima di tutto frutto di testimonianze e racconti.
E naturalmente, lo ripetiamo, stiamo approfondendo, doverosamente, ogni singola questione, non lasciando nulla di intentato. Ecco i punti chiave del nostro lavoro .
1. Siamo di fronte ad un aberrante fenomeno, lo ripetiamo, di drammatico mal costume sociale, che non può essere giustificato dai ritardi e dalle lunghe attese nei pronto soccorsi.
La sanità italiana, è pur vero, attraversa un momento delicatissimo.
Cittadini e operatori sanitari pagano a caro prezzo anni di austerity e di immobilismo negli investimenti, quelli indispensabili, di cui un Paese civile ha bisogno con continuità.
Ma è stato come mettere una fragile toppa di stoffa sul cratere di un vulcano attivo.
Tutto questo, però, non giustifica affatto quanto accade ogni giorno.
Le lacune strutturali del sistema non possono e non devono ricadere sulle nostre teste come continui macigni lanciati dall’alto.
L’esasperazione dei pazienti e dei loro parenti ha toccato livelli davvero preoccupanti.
I professionisti della sanità, vengono da troppo tempo identificati come la causa scatenante dei disservizi.
2. Le aggressioni al personale sanitario, questo deve apparire in modo indiscutibile agli occhi della collettività, non rappresentano ormai più un’eccezione.
3. Ci risulta, da nostre indagini accurate, che la maggior parte dei presidi di pubblica sicurezza, siano attivi “solo” dalle 8 alle 20 e per giunta dal lunedì al venerdì.
Durante gli orari notturni, i poliziotti verrebbero sostituiti da vigilantes.
Tutto questo potrebbe alla fine non bastare.
Ci sono inoltre ospedali immensi, come l’Umberto I, come il San Camillo-Forlanini, dove un reparto dista anche mezz’ora a piedi da un altro.
4. Vanno individuati dei protocolli specifici: i poliziotti dovrebbero ad esempio muoversi in modo costante all’interno del presidio ospedaliero.
Nursing Up, chiede l’immediata apertura di una accurata indagine parlamentare, con analisi approfondite, supportate da ispezioni dettagliate.
Queste, finalizzate ad analizzare lo stato dell’arte del fenomeno, e che facciano da impulso verso le Regioni, per la produzione di modelli organizzativi di contrasto ad hoc.
Insomma, si parli con gli infermieri e con gli altri operatori sanitari che ogni giorno lavorano negli ospedali italiani, si raccolgano le loro testimonianze.
Le Regioni, dal canto loro, coordinandosi anche con il Ministero degli Interni, assumano la responsabilità di mobilitare i propri tecnici.
L’incolumità dei professionisti della sanità, uomini e donne, madri e padri, rappresenta una priorità ed una precisa responsabilità dei datori di lavoro.
E soprattutto si mettano in atto, finalmente, interventi mirati per arginare i fenomeni delle aggressioni.