Affidò Mercedes a 18enne senza patente che poi si schiantò: tre anni di reclusione
Noleggiò e affidò una Mercedes “classe A” a un 18enne senza patente che poco dopo si schiantò contro un trattore; mettendo fine alla sua vita e a quella della ragazza in macchina con lui.
Affidò Mercedes a 18enne senza patente che poi si schiantò: tre anni di reclusione
Roberto Murru, 40enne di Selargius, ha patteggiato questa mattina 3 anni di reclusione per la morte di Steven Carbini e Angelica Angulo Gomez; avvenuta il 20 novembre 2020 a Villasor.
La madre della 17enne che quel giorno perse la vita si è affidata a Giesse Risarcimento Danni, gruppo specializzato nella tutela dei familiari delle vittime di incidenti stradali mortali, e si è costituita parte civile con i legali fiduciari di Giesse.
L’imputato, tramite il suo avvocato, ha chiesto inoltre di poter sostituire la pena con lavori di pubblica utilità (richiesta possibile grazie alle ultime novità introdotte dalla Legge Cartabia) e il giudice ha rinviato all’udienza del 7 giugno, in Tribunale a Cagliari, per decidere sull’istanza.
L’incidente avvenne alle 17.50 lungo la strada statale 196 da Villacidro a Villasor.
Dichiarazioni di Giuseppe Pilichi, responsabile della sede di Giesse Risarcimento Danni a Cagliari
“Una strada extraurbana secondaria con un limite di velocità di 50 chilometri orari – spiega Giuseppe Pilichi, responsabile della sede di Giesse Risarcimento Danni a Cagliari –.
Il ragazzo arrivò come un bolide, a 180 chilometri orari, si spostò leggermente verso sinistra in vista di un sorpasso e, accortosi di un’auto in arrivo dalla direzione opposta, cercò di rientrare nella sua corsia.
A quella velocità, però, non riuscì a evitare il mezzo agricolo davanti a lui: prima colpì il rimorchio, disintegrandolo, poi il trattore”.
La Mercedes girò su stessa un paio di volte e finì nella cunetta di sinistra. Inutili i soccorsi: i ragazzi morirono quasi all’istante per le gravi ferite riportate a seguito dello schianto.
“È una tragedia che lascia senza parole – conclude Pilichi, di Giesse –
Certo, il pubblico ministero ha parlato di chiara responsabilità in capo al 18enne che correva a folle velocità, addirittura 130 chilometri orari in più rispetto al limite consentito.
Tuttavia, non possiamo dimenticare che qualcuno gli diede la possibilità di farlo, consegnandogli un’auto che non avrebbe potuto guidare.
Accogliamo quindi con favore la condanna di questa mattina e attendiamo l’udienza di giugno per capire cosa deciderà il giudice sulla richiesta, presentata dal condannato, di sostituire la pena comminata con lavori di pubblica utilità:
pur essendo questi contemplati dalle modifiche introdotte con la Legge Cartabia, infatti, non renderebbero giustizia per quanto accaduto ad Angelica”.