Codici: tuteleremo i consumatori nella maxi truffa del bio. Necessario rafforzare controlli e sistema di certificazione
Il giudizio dell’associazione Codici sull’indagine condotta dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere
Una maxi truffa, l’ennesima in un settore che continua a mostrare lacune preoccupanti. Questo il giudizio dell’associazione Codici sull’indagine condotta dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere. Protagonisti anche la Guardia di Finanza di Caserta e l’Ispettorato centrale repressione frodi del Mipaaf. L’indagine ha smascherato una frode milionaria sul commercio di prodotti spacciati per bio, ma che di bio non avevano nulla.
“Non è la prima in questo campo – sottolinea Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici – e, come avvenuto per altri casi analoghi, la nostra associazione è pronta a fare la sua parte per tutelare i consumatori. Un compito non facile, come dimostrano queste vicende. Nelle pubblicità e sugli scaffali di negozi e supermercati il biologico fa da padrone. Ma, purtroppo, non sempre questo termine è sinonimo di garanzia. Le truffe sono in agguato. Le insidie per i consumatori sono tante. Pensiamo anche al greenwashing. Per questo riteniamo che sia necessario alzare la guardia. Ma anche rafforzare i controlli per garantire prodotti certificati e sicuri. Soprattutto in un momento delicato come questo, segnato da una parte dai rincari che stanno mettendo in difficoltà tante famiglie e tante aziende. Dall’altra dalla promozione di un’alimentazione sostenibile e bio, che viene danneggiata da vicende come quella oggetto dell’indagine della Procura di Santa Maria Capua Vetere”.
I risultati dell’inchiesta
L’inchiesta ha portato all’iscrizione sul registro degli indagati di sette persone per i reati di associazione a delinquere finalizzata al falso ideologico e alla frode in commercio aggravata. Hanno infatti commercializzato ingenti quantitativi di prodotti agroalimentari falsamente dichiarati come biologici. Il periodo sotto accusa è ampio, si va dal 2016 al 2022, e le aziende coinvolte sono otto. Per quanto riguarda i prodotti, si tratta di mandorle e pomodoro certificati come biologici quando in realtà, stando a quanto scoperto dagli inquirenti, spesso erano contaminati con sostanze chimiche non ammesse in agricoltura biologica o, comunque, ottenute senza alcuna garanzia di origine e provenienza del prodotto e del processo produttivo. Le mandorle provenivano dall’estero, il pomodoro era ottenuto da agricoltura convenzionale.
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