In questi tempi di lavoro precario e senza speranza di posto fisso sono sempre di più i lavoratori che aprono una Partita IVA decidendo di intraprendere un percorso autonomo.
La procedura per aprirla è semplice e soprattutto gratuita.
Ci sono varie opzioni, anche online, che propongono una consulenza e guidano l’utente interessato passo passo al suo ottenimento.Ma partiamo da quella più basica, la partita IVA per un libero professionista. In questo caso la scelta da effettuare sarà tra due regimi: il forfettario e l’ordinario. Infine, c’è da gestire la contabilità dei contributi previdenziali, da versarsi in autonomia, tramite iscrizione al proprio Albo o cassa professionale. In mancanza di quest’ultimo, si procederà alla gestione separata INPS.
PARTITA IVA: COME APRIRLA, I COSTI INIZIALI
Se l’apertura della partita IVA è gratuita, i primi costi da mettere in conto per ottenerla sono quelli dovuti al professionista a cui è sempre consigliabile affidarsi. Sarà una guida importante per districarsi in tecnicismi burocratici quali la scelta del codice Ateco e il funzionamento della fatturazione elettronica.
Ma soprattutto, il commercialista, si occuperà del grosso del costo per chi apre una attività autonoma: il versamento di tasse e contributi previdenziali allo Stato Italiano.
TASSE: REGIME FORFETTARIO O ORDINARIO?
Ci sono due regimi tra cui scegliere per adempiere al pagamento delle imposte statali. La prima opzione è quella del regime forfettario che attualmente garantisce una tassazione più vantaggiosa. Quest’ultima è valida solo se i ricavi non superano i 65.000 euro lordi all’anno. La seconda opzione è il regime ordinario, più salato ma con alcuni vantaggi non trascurabili.
Il regime forfettario prevede un’aliquota:
- al 5% per i primi cinque anni, se non è mai stata svolta la stessa professione in precedenza;
- al 15% dal sesto anno in poi.
Queste percentuali si applicano sul reddito imponibile. Si deduce un quota forfettaria, che si ricava applicando la percentuale associata al proprio codice Ateco.
Per la Partita IVA ordinaria invece tale reddito si calcola sommando le fatture annuali e sottraendo, al totale lordo, le voci di spesa deducibili. Le tasse in questo caso risultano più salate poichè non esiste una aliquota unica. Si fa invece riferimento all’IRPEF 2022, secondo delle percentuali calcolate in base alla fascia di reddito:
Aliquota al 23% fino a 15.000 euro di reddito annuo;
al 25% da 15.000 a 28.000 euro di reddito annuo;
al 35% da 28.000 a 50.000 euro di reddito annuo;
In ultimo, al 43% per reddito annuo superiore a 50.000 euro.
I grandi vantaggi della partita IVA ordinaria sono due. È possibile superare i 65.000 euro di reddito e in aggiunta accedere a detrazioni fiscali sulla base delle spese sostenute l’anno prima.
CONTRIBUTI PREVIDENZIALI
Come risaputo, i liberi professionisti devono versarsi i contributi in autonomia. La cifra da pagare dipende dalla propria Cassa di appartenenza, una tra: professionisti con cassa, professionisti senza cassa, artigiani e commercianti.
1. Professionisti con cassa
Comprende le professioni che richiedono l’iscrizione ad un Albo o Ordine professionale, come per esempio: avvocati, giornalisti, psicologici. Ogni cassa avrà le proprie regole per il calcolo contribuenti.
2. Liberi professionisti senza cassa
Le professioni prive di Albo o Ordine (appunto senza cassa previdenziale) che dovranno iscriversi alla Gestione Separata INPS. Vi rientrano per esempio: i traduttori, i social media manager o web designer. Per loro, al reddito imponibile sarà applicata un’aliquota del 25,98% per l’anno fiscale precedente.
3. Artigiani e commercianti
Queste due categorie dovranno pagare due tipologie:
– i contributi minimi, obbligatori a prescindere dal fatturato, che corrispondono a 3.905,76 euro per gli artigiani o a 3.983,73 euro per i commercianti;
– i contributi variabili, a partire da un reddito minimo di 16.243 euro, che si calcolano applicando sulla parte eccedente una percentuale del 24% per gli artigiani o del 24,48% per i commercianti.
PARTITA IVA: APRIRLA PER CHI FA IMPRESA, L’ISCRIZIONE ALLA CCIAA
Nel caso si voglia fondare una impresa è necessario, oltre alla partita IVA, iscriversi alla Camera di Commercio (CCIAA).
Iscriversi alla CCIAA comporta principalmente il rientrare nel Registro delle Imprese, ossia l’anagrafe delle imprese. Una sorta di grande archivio contenente i dati principali delle stesse come la costituzione, gli amministratori e le sedi delle imprese. Attraverso questo archivio si possono scaricare i bilanci di tutte le imprese residenti in Italia.
In particolare, devono iscriversi al Registro presso la camera di commercio, coloro che svolgono una delle seguenti attività: Produzione di beni e servizi, Trasporto di cose o persone, Bancaria e assicurativa, Intermediazione nella circolazione dei beni, Agricola, secondo determinati volumi di affari.
L’iscrizione al Registro delle Imprese comporta dei costi fissi che variano tra i 250 e i 300 euro per la prima iscrizione e tra i 60 euro e i 110 euro ogni anno. Infine si deve mettere in conto il compenso al professionista, il costo dell’apertura della PEC (posta certificata) e quello per la firma digitale.
Registro Imprese: Sezione Ordinaria E Speciale
Il registro imprese si suddivide in due sezioni distinte: Ordinaria e Speciale.
Devono iscriversi nella sezione ordinaria: Imprenditori che esercitano un’attività destinata alla produzione di servizi e di ben; Attività bancaria o assicurativa;Società commerciali;Società cooperative, anche europee;Consorzi con attività esterna e le società consortili;Gruppi Europei di Interesse Economico (G.E.I.E.);Enti pubblici economici che hanno per oggetto esclusivo o principale un’attività commerciale;Aziende speciali o consorzi fra gli enti locali;Società estere con sedi secondarie in Italia.
Devono iscriversi nella sezione speciale: Imprenditori agricoli;Piccoli imprenditori;Imprese artigiane;Società semplici;Start up innovative;PMI innovative;Società tra avvocati e professionisti.
Gloria Cadeddu