Pesca a strascico sottocosta: peschereccio interecettato e sanzionato dalla Guardia Costiera di Olbia
Nella giornata odierna i militari del 15° Centro Controllo Area Pesca della Guardia Costiera di Olbia hanno intercettato una unità da pesca intenta a effettuare pesca a strascico a meno di un miglio dalla costa a Nord Est di Punta Timone (Isola di Tavolara).La Guardia Costiera ha elevato al Comandante dell’Unità un verbale amministrativo di 2.000,00 euro. Nonché sequestrata la rete da pesca e rigettato in mare il pescato, ancora vitale. Inoltre, come ulteriore sanzione accessoria gli hanno applicato sei punti sulla licenza per infrazione grave. Sanzione che comporta, all’eventuale raggiungimento di 18 punti, la sospensione della licenza stessa.
Proseguirà anche nei prossimi giorni l’attività di controllo, posta in essere dai militari della Direzione Marittima di Olbia, nell’ambito territoriale di competenza della Sardegna Settentrionale, che già nelle scorse settimane ha portato al sequestro di ingenti quantitativi di ricci di mare pescati senza le previste autorizzazioni, al fine di garantire il rispetto della normativa sulla filiera di questa attività, a tutela della salute dei consumatori finali e della salvaguardia della fauna marina.
La pesca a strascico
La tecnica a strascico è un tipo di pesca praticata generalmente da una parte di una o più barche attraverso la gittata in mare di reti di maglia più o meno grande, che vengono fatte adagiare sul fondale, per poi venir trascinate lungo una distanza stabilita.
I limiti e le autorizzazioni della pesca a strascico
Un primo ordine di limiti attiene alle reti da pesca utilizzabili in via principale per la pratica. Devono rispettare una misura minima non inferiore ai 40 mm. Inoltre, si aggiunge la disciplina delle parti accessorie quali le maglie della cd fodera di rinforzo in relazione al sacco (la parte terminale della rete) e filo ritorto anche soggette a limitazioni in quanto a spessore, grandezza etc.
Un secondo ordine di imposizioni per la pesca a strascico è il divieto di praticarla sotto-costa. Precisamente entro 3 miglia nautiche e comunque in profondità non inferiore a 50 metri.
Tali divieti sono da coordinarsi con due ulteriori limiti consistenti in un periodo dell’anno nel quale è fatto assoluto divieto di pesca nelle aree costiere protette nazionali o regionali stabilite dal Ministero per l’ambiente.
Oltre a ciò, vanno ricordati, infine, per quanto attiene alle modalità, i limiti al tipo di pescato e alle sue misure contenute a livello comunitario, che viene costantemente aggiornato.
Il secondo gruppo di limitazioni concerne le autorizzazioni necessarie per praticarla.
La pesca a strascico, infatti, se professionale è soggetta a specifica licenza. Chiunque voglia praticarla deve richiederla al Ministero per le politiche agricole, alimentari e forestali con indicazione di tutte le caratteristiche dell’imbarcazione. È stato istituto a livello europeo il cd. fleet register in cui sono riportate tutte le barche professionali con le relative specifiche e autorizzazioni.
Invece, chi esercita la pesca a strascico a livello ricreativo o sportivo deve comunicarlo al Ministero. Infatti, deve compilare un apposito modulo previsto da un decreto del 2010.
Trattandosi, tuttavia, di una modalità di pesca volta alla massimizzazione del profitto in relazione ad una grande quantità di rete e di pescato, la svolgono quasi solamente i pescherecci attrezzati e professionali.
Tale tipo di pesca è potenzialmente molto dannoso per la flora e la fauna ittica. Inoltre, è anche inquinante e di forte impatto ambientale, come riportato recentemente sulla stampa nazionale.
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