CeDAC /La Grande Danza: da giovedì 13 aprile nell’Isola “Le Quattro Stagioni” di COB / Compagnia Opus Ballet
venerdì 14 aprile – ore 21 – Teatro Civico – Alghero
sabato 15 aprile – ore 21 – Teatro Comunale – San Gavino Monreale
domenica 16 aprile – ore 21 – Teatro Centrale – Carbonia
Sotto i riflettori i danzatori di COB / Compagnia Opus Ballet – Giuliana Bonaffini, Aura Calarco, Emiliano Candiago, Ginevra Gioli, Gaia Mondini, Riccardo Papa e Frederic Zoungla – interpretano la rigorosa e insieme fantasiosa partitura gestuale, dove il mutare della temperatura e della luce e il variare delle stagioni trovano una corrispondenza con le differenti fasi dell’esistenza, dalla tenerezza e dolcezza dell’infanzia allo splendore della giovinezza, poi l’equilibrio ma anche gli ultimi fuochi della maturità e infine la saggezza della vecchiaia, impreziosita dai ricordi. Le potenti suggestioni della musica di Antonio Vivaldi, con pagine dense di rimandi all’ambiente agropastorale, tra echi dei boschi e della campagna, voci d’uccelli e fruscii del vento, antichi riti e feste, si riverberano sulle sequenze danzate, dettando metriche e accenti, in un sapiente alternarsi di situazioni quasi intimistiche, soavi e struggenti e altre più movimentate, come un improvviso temporale estivo e l’incalzare di una caccia.
«Coreografare il passo del tempo e il mutare delle stagioni, della natura e della vita dell’uomo, proprio ora che stiamo riemergendo con fatica e cautela dalla pandemia, ha un sapore insieme presago e propiziatorio» – scrive la critica di danza Silvia Poletti –. «Presago perché, inconsapevolmente, la scelta di creare un nuovo spettacolo di danza su Le Quattro Stagioni di Antonio Vivaldi è stata fatta dall’autrice Aurelie Mounier qualche mese prima dell’improvviso lockdown mondiale, ma già in esso serpeggia, come si vedrà, un sottile senso di disagio e inquietudine. Propiziatorio, però, anche del desiderio di riappropriarci della bellezza, della vitalità, dell’emozione – espresse dalla fusione tra musica e danza, celebrate finalmente dal vivo grazie all’ariosa danza di COB Compagnia Opus Ballet».
“Le Quattro Stagioni” di Aurelie Mounier per COB / Compagnia Opus Ballet trae spunto dalla serie dei quattro famosi concerti di Antonio Vivaldi, paragonabile a «un grande polittico rinascimentale» ma anche a «una vera e propria immensa sceneggiatura cinematografica», come si legge nelle note di presentazione: «gli elementi che la compongono concorrono a farci meditare, nella loro narrazione, sul rapporto tra la natura, l’uomo e il tempo. Prendono così forma nel nostro pensiero le piante, gli animali, il vento, i sassi… e nella straordinaria sequenza vivaldiana gli uccelli, l’acqua, i pastori, le danze, il caldo, il freddo… le quattro stagioni».
Un’affascinante rappresentazione della natura, «che si manifesta nelle varie forme, dorme e si risveglia, muore e rinasce come la fenice, come un respiro in quattro tempi pari a un metronomo». Sul filo delle note, attraverso l’arte del maestro veneziano, scaturisce quindi una riflessione filosofica sulla caducità dell’esistenza e insieme sul suo perpetuarsi, e sul rapporto con l’ambiente: «La natura serve all’uomo per vivere ed egli si adatta ai vari cicli per giungere fino alla vecchiaia e alla morte come nell’Età dell’uomo di Cranach. L’uomo vive la sua vita parallela alla natura in continuo movimento, così come gli strumenti musicali ci accompagnano in questo viaggio nell’anima: Vivaldi invita ad avere il massimo rispetto ed equilibrio nei confronti della natura, perché, come ben sappiamo, l’uomo può anche distruggerla e danneggiarla».
La creazione di Aurelie Mounier, come la musica di Vivaldi, pone il risalto lo scorrere delle ore e dei minuti, come dei secoli e dei millenni: «Il tempo determina non solo il ciclo continuo della natura ma anche la durata della vita dell’uomo che comunque sempre sorprende» – ancora dalla presentazione –. «Così tutti gli elementi naturali vivono di una loro unicità come gli strumenti musicali. In questo panorama svetta l’albero come elemento di massima importanza, così come l’albero “genealogico” lo è per la vita dell’uomo».
E per concludere: «In questo viaggio “armonico” Antonio Vivaldi ci accompagna nelle radici del suo tempo attraverso la “natura” che dette a lui immensa notorietà confermandolo come espressione genuina e rappresentativa della civiltà musicale veneziana, così come Pietro Longhi lo fu per pittura».