Coldiretti Sardegna: i sardi rispondono ai cibi sintetici
I prodotti locali e della tradizione sono i preferiti anche nelle feste pasquali. Intanto sono 53 i pericoli per la salute degli alimenti “a base cellulare”. FAO: Coldiretti, da allergie a cancro: i rischi del cibo sintetico
Coldiretti Sardegna. Il successo dei cibi sardi nelle tavole durante le festività pasquali hanno confermato ancora una volta quanto i prodotti genuini siano sempre i più apprezzati. Un trend che conferma, inoltre, quanto i cibi della tradizione isolana restino i favoriti dai sardi. Anche di fronte agli attacchi che stanno arrivando dai cibi sintetici. Proprio su questi Coldiretti su base nazionale aveva attivato una petizione insieme a Campagna Amica, World Farmers Markets Coalition, World Farmers Organization, Farm Europe e Filiera Italia, culminata con un disegno di legge del Governo italiano. Una mobilitazione che, ricorda Coldiretti nazionale “ha il merito di aver acceso i riflettori su un business in mano a pochi ricchi e influenti nel mondo; fino ad ora tenuto nascosto ma che può cambiare la vita delle persone e l’ambiente che ci circonda; con la positiva apertura di una discussione nel Paese e in Parlamento che rappresenta la casa della democrazia italiana”.
STUDIO
Dopo le risposte arrivate dai cittadini, anche dai tantissimi sardi firmatari della petizione, arrivano altri segnali che confermano l’allarme Coldiretti sui cibi sintetici. Dalle allergie ai tumori, sono 53 i pericoli potenziali per la salute di questi cibi prodotti in laboratorio e individuati nel primo rapporto Fao.
Oms sul “Cibo a base cellulare”, definizione considerata piu’ chiara rispetto al termine “coltivato” preferito invece dalle industrie produttrici; tuttavia, ritenuto essere fuorviante dalle due Autorità mondiali. È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sul Rapporto pubblicato dalla Fao e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità; essa, infatti, ritiene anche discutibile usare per questi prodotti i termini carne, pollo o pesce.
COLDIRETTI SARDEGNA
“Ci vogliono far mangiare prodotti creati in laboratorio dicendo che non inquinano e non creano problemi; ma sono sempre di più le evidenze scientifiche che pongono seri dubbi a riguardo. Sottolinea il presidente Coldiretti Sardegna, Battista Cualbu. Lo hanno capito già i tantissimi sardi che hanno siglato la petizione Coldiretti; e anche coloro che ha portato il Governo italiano a presentare il disegno di legge”. Anche per il direttore Coldiretti Sardegna, Luca Saba “il tentativo di lanciare su scala mondiale il cibo sintetico rischia di avere riflessi negativi sulla salute; inoltre, di sicuro danneggia fortemente la cultura del buon cibo e del nostro Made in Sardinia”.
CIBI
Insomma, da molte parti ci si scaglia contro alcuni cibi tradizionali locali, come il nostro “Casu marzu”; bandito dall’Ue. Dall’altra, emerge che “i pericoli potenziali interessano, invece, le quattro fasi della produzione di cibo a base cellulare. Ovvero: la selezione delle cellule, la produzione, la raccolta e la trasformazione.
In particolare – precisa la Coldiretti – i rischi secondo gli esperti consultati da Fao e Oms riguardano la trasmissione di malattie, le infezioni animali e la contaminazione microbica oltre alla necessità di una particolare attenzione sull’uso di componenti come fattori della crescita e ormoni usati nei bioreattori e su come queste molecole attive possono interferire con il metabolismo o essere associate allo sviluppo di alcuni tipi di cancro. Inoltre secondo il Rapporto Fao – Oms gli ingredienti aggiunti per migliorare le caratteristiche del prodotto possono essere causa di reazioni allergiche. Il documento di 134 pagine, evidenzia la necessità di garantire la sicurezza alimentare con l’identificazione dei pericoli potenziali nella catena di produzione per valutare ulteriormente i rischi associati, prima della diffusione commerciale su larga scala.
I PROCESSI
Il processo prevede l’uso di una o più sostanze in grado di fornire alle cellule segnali appropriati per sostenere la vitalità, la replicazione e la differenziazione delle cellule tra cui siero di origine animale; proteine e peptidi (generalmente ricombinanti), ormoni steroidei, acidi nucleici (ad esempio acido micro ribonucleico (rna) o mirna; rna messaggero o mrna) e piccole entità molecolari. Un potenziale problema di sicurezza alimentare secondo il Rapporto potrebbe verificarsi se una o più sostanze fossero presenti nel prodotto finale; a livelli sufficienti a causare un effetto negativo sulla salute del consumatore; questo in relazione alla loro modalità d’azione. Poiché in genere queste sostanze non sono state utilizzate finora nella produzione alimentare convenzionale e potrebbe essere dunque necessario generare dati a sostegno di una particolare valutazione della sicurezza.
Il documento evidenzia infine altri aspetti da approfondire come le questioni etiche, le considerazioni ambientali; ma anche la preferenza/accettazione dei consumatori, gli aspetti nutrizionali, i costi di produzione; i prezzi dei prodotti finali e i requisiti normativi come i meccanismi di approvazione e le regole di etichettatura. Si tratta infatti di processi produttivi molto piu’ simili a quelli dei farmaci ed in questo ambito – continua la Coldiretti – devono essere valutati.
FAO
Il paper della Fao e dell’Oms fa chiarezza sull’uso improprio del termine carne coltivata con il rischio oggettivo che i cittadini cadano in un inganno; poiché in realtà quella ottenuta in laboratorio non è carne e non è coltivata. Secondo l’enciclopedia Treccani per carne si intende “la parte muscolare del corpo dell’animale”; di conseguenza senza animale non c’è carne mentre il significato di coltivare è “curare un terreno, una pianta con il lavoro, la concimazione e gli altri mezzi opportuna renderli capaci di far frutto”.
Ma va anche evidenziato – continua la Coldiretti – il richiamo implicito al principio di precauzione per una nuova tecnica con enormi rischi potenziali di fronte ad una ricerca monopolizzata da pochi gruppi e grandi finanziatori. Secondo la Fao e l’Oms, infatti “attualmente esiste una quantità limitata di informazioni e di dati sugli aspetti della sicurezza alimentare degli alimenti a base di cellule per aiutare i regolatori a prendere decisioni informate”.