Conferenza stampa Sardinnia Aresti a Cagliari
La Sardegna non è certa nuova all’occupazione del suo territorio da parte degli eserciti della NATO.Tuttavia a seguito dello scoppio del conflitto in Ucraina, l’attività di addestramento bellico sulla nostra isola si è notevolmente intensificata.
Conferenza stampa Sardinnia Aresti a Cagliari
Per questa primavera sono state pianificate tre esercitazioni:
e si può già osservare l’enorme arrivo di uomini e mezzi nelle nostre coste e nelle nostre strade, anche al di fuori delle aree occupate stabilmente dai militari; tanto che non è esagerato parlare di una vera e propria invasione.
Riteniamo che questa enorme mobilitazione dia conto di diverse tendenze in atto.
Gli investimenti bellici sono in costante aumento, nonostante la crisi energetica e il conseguente riverbero sul carovita.
Il binomio guerra-energia si ripercuote ulteriormente sulla Sardegna:
dal momento che i territori non occupati dalle esercitazioni militari sono destinati alle strutture di approvvigionamento energetico carbon-fossile ed eolico; per cui sono previsti notevoli ampliamenti negli anni a seguire.
Binomio guerra-energia
La classe politica sarda è tutt’altro che in disaccordo e non prova il minimo imbarazzo nell’augurarsi di “favorire la gestione armonica della presenza militare in Sardegna e lo sviluppo dei territori con attività di ricerca e innovazione”; come fece il presidente della regione Solinas nel 2019.
Anche i quadri militari dell’isola non sono da meno, dichiarando che l’aumento delle esercitazioni è “una straordinaria opportunità per il turismo e le lavanderie dell’isola”.
È notizia di pochi giorni fa che nessuna azienda sarda si è presentata per la gara d’appalto indetta dall’ufficio appalti della Brigata Sassari per il servizio lavanderia, probabilmente a causa della retribuzione non adeguata.
Questo fatto dimostra che la realtà non corrisponde a ciò che i vertici militari e alcuni politici raccontano:
l’imposizione di forme di economia come quella bellica, altamente inquinanti, generano pesanti ricadute quali spopolamento e malattie, producendo dall’altro canto solo pochissimi posti di lavoro e nessuna possibilità di sviluppo.
Per questo motivo Sardinnia Aresti, insieme a tante altre realtà, si batte contro la presenza militare sull’isola: il 28 aprile, giorno simbolo per la nostra autodeterminazione, saremo all’aeroporto di Decimomannu per lottare contro quest’idea di Sardegna, per ribadire che vogliamo vivere in un’isola diversa.