Disturbi specifici dell’apprendimento: quanti tipi ne esistono e quanti italiani ne soffrono
L’intervista a Antonella Trentin, vicepresidente dell’Associazione Italiana Dislessia (AID)I Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) sono disturbi del neuro-sviluppo legati alla capacità di leggere, di scrivere e di calcolare. Solitamente questi DSA si manifestano con l’inizio della scolarizzazione e capita che queste persone trovino difficoltà all’università e nel mondo del lavoro. Questo perché possiedono un diverso funzionamento del cervello, che, per svolgere compiti come quello della letto-scrittura, necessitano di tempi più lunghi e di strumenti adeguati. Interris.it ha intervistato Antonella Trentin, vicepresidente dell’Associazione Italiana Dislessia (AID).
Sig.ra Trentin, che tipo di disturbi possono avere le persone con DSA?
“Esistono quattro tipi di disturbi che nel complesso riguardano 3 milioni di italiani. Il primo è la dislessia che si manifesta con una difficoltà nella lettura fluente di un testo in termini di velocità e di correttezza; poi c’è la disortografia, che consiste nella difficoltà di scrivere in modo corretto; la disgrafia che riguarda la componente motoria della scrittura, per cui scrivere risulta poco veloce e la scrittura è spesso incomprensibile; infine la discalculia, un disturbo che si traduce nella difficoltà di fare calcoli veloci a mente e nelle operazioni aritmetiche”.
Quali sono le difficoltà di un ragazzo con DSA che si iscrive all’università?
“Fino alla maturità questi ragazzi possono contare su un piano didattico personalizzato (Pdp) che prevede degli strumenti compensativi e delle misure dispensative essenziali per conseguire il successo scolastico. All’università invece gli strumenti vengono concessi a discrezione dei singoli docenti. Noi di AID abbiamo lanciato su change.org una petizione che ad oggi ha già raccolto 83 mila firme e con la quale chiediamo una legge che salvaguardi il diritto allo studio degli studenti universitari con DSA. Questo perché usare gli strumenti non è un privilegio, ma la condizione essenziale per consentire a questi ragazzi di avere le stesse chance di riuscita dei compagni”.
Che cosa accade invece quando le persone con disturbi specifici dell’apprendimento iniziano a lavorare?
“Da sempre il mondo del lavoro è stato privo di diritti per gli adulti con DSA, che in molti casi non sanno neppure di avere questa caratteristica. Oggi però, grazie alla legge 25/2022, approvata il marzo scorso, è stato stabilito il diritto per una persona con DSA di usare degli strumenti compensativi e di avere accomodamenti ragionevoli che riducano al minimo la fatica dovuta al disturbo e che consentano di far emergere i propri talenti. Questo vale anche per i colloqui di selezione del personale anche se emerge che molte persone con DSA non dichiarano la propria caratteristica per paura di essere scartati. In realtà molti di questi lavoratori hanno acquisito notevoli punti di forza, come la capacità di risolvere i problemi, la resilienza e una creatività non banale”.
Il problema sembra essere socio-culturale…
“In gran parte è vero. Ancora oggi molti ignorano cosa sia per esempio la dislessia. Non si è ancora capito che un dislessico non ha qualcosa in meno degli altri, ma ha un cervello che funziona in maniera differente e segue strade diverse per raggiungere gli stessi obbiettivi. Le persone con DSA possono avere grandi doti, ma senza i giusti strumenti rischiano di fare un’immensa e inutile fatica”.