Villa Verde è pronta ad abbracciare la sua nuova chiesa
Il sindaco Marchi e l’arcivescovo Carboni: “Un momento forte per la comunità locale e la diocesi”
Domenica 30 aprile il rito di dedicazione della nuova parrocchia della Beata Vergine Assunta
Una chiesa, figlia del suo tempo.
Un edificio sacro, dove domina la luce e che guarda al futuro.
La comunità di Villa Verde è finalmente pronta a riappropriarsi della sua nuova chiesa parrocchiale.
Un’opera costruita ex novo, i lavori sono durati sette anni, rallentati anche dall’emergenza pandemia.
Un progetto della Diocesi di Ales-Terralba, finanziato con i fondi della Conferenza Episcopale Italiana, ma anche dall’amministrazione comunale di Villa Verde.
La cerimonia domenica 30 aprile
Domenica 30 aprile alle 17,30 si svolgerà la cerimonia della dedicazione della nuova chiesa della Beata Vergine Assunta.
Un momento importante per il piccolo paese, definito dal sindaco Sandro Marchi “una giornata di festa, ma soprattutto un appuntamento storico per la nostra piccola comunità, atteso da tanto tempo”.
Lo ha seguito il presidente del Consorzio Due Giare Lino Zedda: “Una festa per tutto il territorio. Condividiamo con soddisfazione questo importante risultato per la comunità di Villa Verde”.
La storia
La chiesa parrocchiale precedente, costruita fra il 1956 e il 1958, già nei decenni successivi aveva manifestato segni di importanti cedimenti e distacchi di intonaco.
Sino alla vera emergenza del luglio 2002: crollò una porzione di intonaco durante una funzione religiosa e l’amministrazione con un’ordinanza chiuse la parrocchia. Un restauro venne valutato in un primo momento, ma poi escluso.
I difetti strutturali risultavano troppo difficili da sanare.
Nel 2007 il consiglio comunale prese la decisione di ricostruire la nuova chiesa, demolendo la precedente.
Da qual momento iniziò un percorso per reperire le risorse necessarie per la realizzazione dell’opera attraverso la collaborazione tra la Diocesi di Ales-Terralba e il Comune di Villa Verde, con un protocollo d’intesa sottoscritto nel luglio 2011.
Nel 2015 arrivò il contributo della Cei di un milione e 141 mila euro a seguito della presentazione del progetto esecutivo presso l’Ufficio Nazionale Edilizia di Culto e nel gennaio 2016 l’approvazione del progetto esecutivo da parte dell’amministrazione comunale, che stanziò, a sua volta, 382 mila euro per l’opera.
Una nuova chiesa costata, dunque, poco più di un milione e mezzo di euro. Nella redazione del progetto sono stati coinvolti anche i cittadini grazie al laboratorio denominato “Ecclesia”, con tante riunioni e confronti pubblici.
La comunità ha dunque dato il suo contributo. Nel 2016 sono iniziati i lavori con la demolizione della vecchia chiesa. Sette anni di interventi, ma con lo stop di due anni imposto dall’emergenza “pandemia” anche nel territorio della Marmilla.
Il Sindaco
“A me è toccata la parte finale, il privilegio di chiudere il percorso e inaugurare l’opera, ma senza il lavoro di chi mi ha preceduto oggi non saremo qui”, ha sottolineato il sindaco Marchi,
“domenica sarà il momento ufficiale in cui i bàinesi entreranno nella loro nuova casa e chiaramente l’attesa ha creato una grande aspettativa.
Voglio ringraziare tutti quelli che hanno contribuito alla realizzazione dell’opera, per primo il nostro vescovo Monsignor Roberto Carboni e chi lo ha preceduto alla guida della diocesi Monsignor Giovanni Dettori, tutta la diocesi, il nostro parroco Padre Matteo e i predecessori don Ignazio Orrù, che ha seguito per tanti anni il corso dei lavori e prima di lui don Salvatore Pinna.
Ed ancora i colleghi sindaci, che hanno avviato e seguito questo percorso, Adolfo Giglio e Roberto Scema.
Un ringraziamento importante va anche al gruppo di lavoro che ha progettato l’opera, gli ingegneri Maurizio Manias e Franceschino Serra, l’architetto Silvia Mocci e il professor Carlo Atzeni, senza dimenticare gli artisti locali Gildo Atzori, che ha realizzato il Cristo e Luigi Taras la Via Crucis, oltre alle imprese di costruzione.
La Chiesa
Ora la nuova chiesa parrocchiale svetta, nuova e maestosa, nello stesso punto del paese che per oltre cinquant’anni, ha ospitato la vecchia parrocchia. Carlo Atzeni e Franceschino Serra hanno spiegato:
“Abbiamo costruito una chiesa molto essenziale, che si fonda su tre concetti chiave.
Il primo è generare con il grande muro la divisione molto netta fra lo spazio raccolto dell’aula e lo spazio aperto, che consente una connessione diretta col paesaggio, cosa che prima non era possibile. Abbiamo voluto fortemente questa connessione con il paesaggio circostante.
Il muro è il fulcro della costruzione, dove si concentrano tutti gli spazi sacri, dal battistero al tabernacolo, regola l’ingresso della luce, sostiene la copertura.
Il muro è la rappresentazione della solennità della fede, per questo è fatto di materiale locale, ma anche eterno.
Dopo muro e spazio aperto, il terzo concetto è il grande tetto. Quattro i materiali locali utilizzati:
la pietra, il legno come materiale del calore umano, che rende lo spazio accogliente, l’acciaio preossidato, che serve per introdurre elementi di innovazione contemporanea.
Il quarto materiale è quello intangibile, ovvero la luce, per segnare emozionalmente e in maniera scenografica lo spazio.
La luce viene utilizzata per rappresentare Dio, impalpabile, intangibile, che non ha una rappresentazione umana se non attraverso suo figlio, il Cristo.
Il nostro spazio sacro per questo doveva essere inondato dalla luce, quindi da Dio”. Il primo cittadino ha aggiunto:
“Quella che ci viene consegnata è una un’opera importante. Lo è, a maggior ragione, in un paese piccolo come il nostro, un’opera che andrà a caratterizzare l’architettura del nostro centro per molti decenni”.
Il sindaco ha sottolineato: “Io definisco la nuova chiesa figlia del suo tempo. Per alcuni si tratta di una chiesa moderna, ma è un’analisi troppo semplice e frettolosa, che non va a fondo.
Credo che si tratti di un’opera costruita nel presente ma guardando al futuro, come è giusto che sia per un’opera, che deve assolvere il suo compito per molto tempo. Una chiesa dove domina la luce, dal suo interno si intravede il paesaggio circostante, l’alba, domina il bianco e la pietra basaltica del Monte Arci.
La costruzione della nuova chiesa ha chiaramente portato un dibattito, trattandosi di un’opera così importante per la comunità, dibattito, che si è quasi sempre svolto in modo corretto e credo che con l’inaugurazione di domenica ogni dubbio possa essere fugato.
Da sindaco faccio un augurio a tutti nella certezza che la nuova chiesa sarà sempre un luogo aperto a tutti ma soprattutto alle persone che avranno bisogno di una parola di conforto e di una mano di aiuto”.
Il Vescovo
Padre Roberto Carboni, arcivescovo di Oristano e vescovo della diocesi di Ales-Terralba, ha affermato: “Domenica sarà un momento forte per la comunità ecclesiale di Villa Verde, ma per tutta la diocesi.
Come sempre, quando si costruisce una nuova chiesa ci sono diversi desideri ed aspettative. Ma quello che la Chiesa ci chiede è che i nuovi edifici religiosi siano situati nel contesto storico in cui viviamo perché la fede va espressa, vissuta e manifestata nella contemporaneità e nell’attualità.
Per questo la nuova chiesa di Villa Verde si presenta con un disegno certamente elegante, sobrio, dinamico e molto moderno, al quale i fedeli e gli abitanti pian piano si abitueranno. L’interno sarà il luogo della preghiera e dell’ascolto e questo mi pare sia stato ampiamente rispettato. Il punto focale di ogni chiesa rimangono l’altare, nel quale si celebra il sacrificio eucaristico e l’ambone, dal quale si ascolta la parola di Dio.
Ancora il fonte battesimale, che apre le porte della comunità ai battezzati, il luogo della riconciliazione e della custodia dell’eucarestia, il tabernacolo. Tutto questo è presente nella nuova chiesa, segni che rendono una chiesa familiare, pur nella sua modernità.
Ora tocca alla comunità fare propria questa casa di Dio e renderla accogliente. Una nuova chiesa è sempre segno di accoglienza e vitalità in ogni comunità, non bastano certo le mura, ma gli abitanti devono vivere una vita cristiana nelle loro case e nelle loro relazioni”.