Al via gli Stati generali della notte, una serie di iniziative che porteranno a co-progettare il Piano della Notte di Bologna.
Comune di Bologna e Fondazione per l’Innovazione Urbana proseguono il percorso impostato sul dialogo, lo scambio di esperienze internazionali e la condivisione di momenti esperienziali notturni, mirando alla costruzione partecipata di una strategia che affronti la gestione della vita notturna della città considerandone i molteplici aspetti – culturale, sociale, economico, di vivibilità e sicurezza – bilanciando interessi e diritti.Gli incontri in programma sono introdotti da Emily Clancy, vicesindaca di Bologna con delega all’economia della notte. Tra i molti spunti di riflessione, tavolo di confronto l’esperienza europea impostata da Mirik Milan – fondatore del Movimento Sindaci della Notte e Night Mayor di Amsterdam dal 2012 al 2018.
Sindaci della Notte ed Impronta Creativa
“Insieme alle istituzioni, ho avviato un piano di ripresa della vita notturna post Covid basato su un progetto di ricerca comprendente uno studio sull’impronta creativa (Creative Footprint CFP) e sulla governance notturna, il primo documento pubblicato su rivista specializzata – introduce Milan, che prosegue -, noi lavoriamo sulla protezione degli interessi di chi lavora in città, vogliamo farne un luogo di intrattenimento, informazione e socializzazione, con un riscontro in termini di sicurezza.
La sfida è aumentare la consapevolezza della vita notturna favorendone qualità e innovazione, ma anche creare una città creativa e sostenibile che offra ai giovani prospettive future in grado di trattenerli. Diventa così fondamentale migliorare le condizioni del lavoro notturno sia in fatto di retribuzione che di integrazione e in definitiva favorire l’emersione di una nuova generazione di attivisti che erediti il nostro compito”.
Managerialità e Mediazione
“Questo lavoro si fonda su tre pilastri: la comunità creativa, lo spazio per la creatività con operatori dell’intrattenimento (club, cinema, teatri) e infine i decisori politici che definiscono gli ambiti in cui operare. Il primo passo è basato sulla collaborazione e sul far sentire la propria voce, domandandosi chi manca al tavolo del confronto. In passato c’erano da un lato i residenti e dall’altro i lavoratori della notte a confrontarsi tra loro, in modo spesso inefficace. Il mio ruolo consisteva proprio nel colmare il divario tra le associazioni della città e le amministrazioni – di fatto un manager mediatore.
Attualmente esistono circa 80 sindaci della notte. Generalmente sono privi di poteri diretti, così nonostante nel mio caso il referente fosse il Sindaco era fondamentale mantenere un feedback costante con tutti gli attori politici coinvolti, per poter esercitare un’influenza volta a presentare queste realtà e proporre soluzioni. Per far ciò bisogna smettere di partire dalle emozioni e concentrarsi sui fatti, misurare quello che abbiamo davanti a noi in modo obbiettivo è essenziale”.
La Strategy
“I dati risultanti dallo studio che abbiamo condotto sono diventati la base su cui organizzare la governance per le attività della notte, abbiamo infatti esaminato varie comunità per capire quali direzioni intraprendere.
Città come Berlino, Milano, Stoccolma, Sidney e Montreal condividono la stessa visione. Queste ricerche possono essere applicate come modelli ad altre realtà, anche di proporzioni minori, spesso configurate con centri storici o appositi distretti in cui si concentrano le attività della notte e dell’intrattenimento – ma abbiamo scoperto che per rendere le attività più vivibili e sostenibili non è necessario che queste si addensino in un unico posto.
Alle città che mi chiedono consiglio chiarisco che grandi arene e multinazionali non sono necessariamente la chiave del successo, occorre piuttosto agire in modo capillare partendo dalle piccole e medie imprese, perché non sempre i grandi eventi portano ad aggregazione cittadina, che è il nostro scopo ultimo.
Inoltre ci sono fattori che contribuiscono a sostenere la creatività dei luoghi, come la prossimità delle linee di trasporto e l’apertura di nuove opportunità abitative a costi contenuti.
A fronte di questi dati ci siamo chiesti come intervenire sul tessuto sociale a abbiamo guardato a zone industriali dismesse per capire come diffondere maggiormente le attività culturali e di svago in quelle aree”.
Una Città Viva 24h
“Tendere a una città che viva 24 ore al giorno non implica necessariamente che ci si debba ubriacare tutto il giorno, tutt’altro, la questione va approcciata in un’ottica di multidisciplinarità ed efficienza, ovvero destinando spazi alla musica e ai bar così come agli uffici. Non si tratta di dare il via libera a qualsiasi attività in modo indiscriminato, ma guardare ai vari elementi che determinano quali siano le location più appropriate per ciascuna offerta.
Le gare indette dall’amministrazione di Amsterdam per l’apertura dei locali 24 ore al giorno vincolavano a un preciso codice; oltre al rispetto di opportune norme di sicurezza, i richiedenti dovevano dimostrare l’impatto sociale aggregativo della loro proposta e avere un output culturale – non solo economico”.
“Non è vero che la vita notturna è fatta solo di sfrenatezze. Un aspetto molto importante nella mia organizzazione è essere curatori, il ruolo della città dovrebbe essere quello di operatore culturale più che di controllore, perché ricordiamoci che i fruitori non si presteranno al lancio di bottiglie se avranno appena assistito a un grande spettacolo di Opera all’aperto, lo faranno invece se l’alternativa sarà poco stimolante”.
Misure Pratiche per Traguardi Realistici
“Abbiamo facilitato la mobilità in entrata e uscita tramite l’impostazione di una flessibilità negli orari di apertura e chiusura; questo fa sì che ci sia un turnover di persone e che non si creino congestioni nel numero di presenze in contemporanea.
Figure professionali ad hoc sono presenti dalle 21 di sera alle 6 del mattino per dirigere e indirizzare il flusso dei taxi e vigilare pronte ad avvisare le forze dell’ordine in caso di criticità.
Abbiamo creato un sistema web di collegamento diretto tra i cittadini e i vigili, il che ha rivoluzionato la comunicazione e la gestione delle segnalazioni da parte dei residenti, che possono così denunciare gli eventi antisociali in tempo reale.
Tutte misure che ci hanno fatto registrare un calo significativo per questo tipo di incidenti: meno 20% di eventi legati al tasso alcolico e meno 28% di rumore.
Un risultato importante, su feedback di oltre 100 persone, è l’istituzione del nostro Manifesto della Vita Notturna, che rappresenta l’impegno di tutti nel creare una nightlife meglio organizzata e più resiliente (consultabile sul sito Nighttime.org)”.
Il 19 aprile saranno presentati i risultati delle ricerche del focus group curato dal sociologo Riccardo Prandini e dal ricercatore Matteo Cataldi, comprensivo di interviste su un campione rappresentativo della popolazione – tra cui gestori di locali, comitati di residenti, studenti e altri operatori di servizi notturni – e un questionario compilato su base volontaria da circa 5.000 persone che ha raccolto bisogni, priorità e aspettative di chi vive, lavora e attraversa la città di notte e di tutti coloro che vi abitano.
Il 4 maggio si avvierà il lavoro di co-progettazione sulla strategia, il piano d’azione e lo strumento di governance per una città che viva la notte in modo consapevole e sfaccettato.
A Cura di Tiziana Elena Fresi.