Come emerso dal report “Università e Demografia. La sfida di lungo periodo degli atenei italiani” di Talents Venture, una delle maggiori minacce per il sistema universitario italiano è il declino demografico. Da fenomeno localizzato solamente nel Mezzogiorno, quest’ultimo attraverserà pian piano tutto il Paese, con effetti diretti sugli atenei di tutta Italia.
Dal declino demografico alla desertificazione universitaria
Secondo lo studio di Talents Venture, nelle regioni del Sud la popolazione con un’età compresa tra i 18 e i 21 anni si sta riducendo da tempo. Un calo irreversibile, che arriverà a toccare le 414 mila unità nel 2040, provocando numerosi danni a regioni come la Puglia, la Basilicata e soprattutto la Sardegna, che vedrà la sua popolazione ridursi del 34%.
Considerando che la fascia d’età interessata rappresenta il 90% degli immatricolati degli atenei, il declino demografico colpirà soprattutto l’università e di conseguenza il mondo del lavoro. Per questo motivo, sono numerosi gli atenei che si stanno muovendo attraverso operazioni di sistema e territoriali per trovare delle soluzioni per contrastare questo fenomeno.
Se, infatti, aumentano le politiche volte ad incrementare il numero di diplomati che dalle scuole superiori si iscrive all’università, aumentano anche gli sforzi degli atenei e dei territori per trattenere gli studenti nelle zone di residenza.
Grazie alla possibilità di abbattere costi di spostamenti, affitti e materiali didattici, l’università telematica è una delle iniziative più efficaci per il contrasto della desertificazione universitaria. Se ci si iscrive a un corso di laurea online, infatti, si potranno frequentare le lezioni da remoto, senza lasciare il proprio paese d’origine e non contribuendo quindi allo spopolamento.
Oltre a questa opzione, anche l’orientamento scolastico e professionale, l’aumento della flessibilità, i sostegni economici e psicologici per gli studenti sono soluzioni valide per combattere il fenomeno della desertificazione, trattenendo anche i giovani nella regione di appartenenza.
Pochi diplomi, poche lauree: la situazione dell’Italia
Secondo l’ultima rilevazione di Eurostat, la percentuale di laureati in Italia è nettamente inferiore a quella degli altri paesi dell’Unione Europea. Se infatti nel nostro Paese i 30-34enni in possesso di un titolo di studio terziario sono il 26,8%, la media dei laureati nel resto d’Europa è del 41,6%.
Ma per comprendere al meglio questa situazione è necessario fare un passo indietro, andando ad analizzare i dati relativi ai diplomati in Italia. Se il numero dei laureati è molto basso, è perché innanzitutto non tutti riescono a diplomarsi.
Secondo l’Istat, infatti, il 17% dei ventenni italiani non ha il diploma: una percentuale ancora molto alta, sebbene in calo negli ultimi dieci anni. Ad allarmare, però, sono soprattutto i dati dei giovani che alle scuole superiori non ci arrivano nemmeno: se 10,6 mila ragazzi tra i 20 e i 24 anni sono analfabeti, sono 15,8 mila quelli alfabetizzati senza aver mai finito le scuole elementari, e 23,3 mila quelli alfabetizzati senza aver portato a termine le scuole medie.
Sud Italia e isole sono le zone più colpite da questo fenomeno, con Ragusa, Sassari, Cagliari, Catania, Nuoro, Sud Sardegna e Oristano in cima alla classifica delle province con la percentuale più alta di non diplomati.