Le ragioni della mobilitazione sono legate alle scelte aziendali che in Sardegna mettono a rischio 300 posti di lavoro.
“Con la creazione di due aziende, una di rete e una dei servizi e con la partecipazione di un fondo di investimento privato nella prima, verranno a mancare tutte le sinergie che un’azienda unica garantisce; hanno spiegato i segretari regionali Alessandro Randaccio (Slc Cgil), Omar Marras (Fistel Cisl) e Marianna Stara (Uilcom Uil); ovvero un unico fatturato, un più corretto equilibrio dei costi così come la possibilità delle riconversioni professionali per far fronte alle esigenze di un settore in continua evoluzione come quello delle Telecomunicazioni”.
Secondo le categorie “se il progetto aziendale andasse in porto questo determinerebbe diversi esuberi nelle due singole aziende, che non sarebbero in grado, da sole, di fra fronte alla sempre crescente richiesta di investimenti tecnologici”.
Lo sciopero del 4 maggio e le preoccupazioni dei sindacati sul futuro di WindTre si inseriscono nel più ampio contesto di crisi; che coinvolge il settore delle Telecomunicazioni, in bilico tra gli effetti della concorrenza e la necessità di ingenti investimenti. Una situazione di cui a far le spese rischiano d’essere migliaia di lavoratori e famiglie.
Sul fronte regionale le categorie hanno chiesto un incontro alla presidenza del Consiglio regionale; e su quello nazionale attendono la convocazione di un tavolo al ministero del Made in Italy.
“La protesta non si fermerà sino a quando non avremo risposte concrete” hanno detto Randaccio, Marras e Stara.
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